Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Via libera per i dieci quesiti regionali: sardi chiamati alle urne in primavera nIn primavera

Fonte: Sardegna Quotidiano
10 febbraio 2012

numeri

10 È il numero dei quesiti referendari che i sardi potranno votare in primavera.

200 Sono gli amministratori locali, sindaci, assessori e consiglieri comunali che hanno aderito al comitato promotore dei referendum.

30 I dieci quesiti sono stati firmati ciascuno da circa trentamila cittadini sardi.

I TEMI Gli elettori decidono se cancellare le Province, per le primarie, sulla Costituente e l’azzeramento delle poltrone

REFERENDUM

 

i sardi potranno andare al voto per cercare di cambiare la Sardegna. L’Ufficio regionale per il referendum ha terminato l’analisi dei dieci quesiti referendari regionali con un esito che esalta il Movimento referendario sardo: tutti ammessi. Lo ha annunciato ieri in tarda serata il presidente della Regione, Ugo Cappellacci: «In tempi brevissimi adotterò il decreto per l'indizione dei referendum », ha dichiarato il governatore. Secondo la legge la consultazione potrà svolgersi in una domenica compresa tra il 1 aprile e il 10 giugno 2012. Nel loro complesso i dieci quesiti mirano a cambiare radicalmente il sistema politico e istituzionale della Sardegna, puntando su alcuni elementi cardine: abolizione delle Province, riduzione a 50 del numero dei consiglieri regionali e anche dei loro stipendi, l’abolizione del sottogoverno degli Enti regionali, l’introduzione delle elezioni primarie obbligatorie per scegliere il candidato alla presidenza della Regione e l’Assemblea Costituente per la riscrittura dello Statuto Sardo. Insomma con dieci passaggi il Movimento referendario sardo si propone di mettere in atto una rivoluzione pacifica e democratica per rimodernare radicalmente gli apparati amministrativi regionali.

LE REAZIONI I dieci quesiti referendari sono stati promossi dal Movimento referendario sardo, formato da un comitato di oltre duecento fra sindaci, assessori e consiglieri comunali della Sardegna. Per la presentazione dei quesiti il comitato ha raccolte le firme di circa trentamila cittadini, e ora i promotori possono brindare al successo: «È una grande giornata per la Sardegna e i sardi», commenta il leader dei Riformatori sardi, Massimo Fantola, storicamente in prima linea quando si parla di referendum. «I sardi hanno ora la possibilità di mettere in moto una grande processo di cambiamento. Un cambiamento che può arrivare grazie ai referendum», continua Fantola. «In primavera la Sardegna si dividerà in un vero bipolarismo, da una parte coloro che vogliono una politica e una Sardegna moderna, vicina ai cittadini ed efficiente, dall’altra quelli che vogliono difendere lo status quo», spiega. «Noi chiaramente speriamo, ci aspettiamo che i sardi sappiano scegliere la linea del cambiamento». Entusiastiche le dichiarazioni di Pierpaolo Vargiu, consigliere regionale dei Riformatori sardi, impegnatissimo fino all’ultimo nella raccolta delle firme: «Credo che sia davvero una straordinaria vittoria: non solo per le centinaia di sindaci e di amministratori locali che in poco più di venti giorni hanno raccolto le decine di migliaia di firme necessarie, ma più ancora per tutta la "gente normale", per "i sardi di tutti i giorni" che hanno ora in mano un formidabile strumento di democrazia con cui fare sentire forte la propria voce e andare oltre le lamentele sterili che alla fine non cambiano niente».

I 10 QUESITI Cinque dei dieci quesiti proposti ai cittadini sardi sono dedicati all’a b olizione delle Province: di questi quattro sono referendum abrogativi, per le quattro leggi regionali che devono essere abrogate per cancellare le nuove Province regionali (Olbia- Tempio, Ogliastra, Medio Campidano e Carbonia-Iglesias); uno e coninfo sultivo, per dichiarare la volontà popolare di abolire anche le quattro Province storiche (Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari). Referendum abrogativo anche per la legge regionale che determina indennità e status dei consiglieri regionali, in modo da applicare un nuovo status agli onorevoli di via Roma, senza privilegi e più in linea con la situazione attuale. Nella stessa ottica rientra il referendum consultivo per la riduzione del numero dei consiglieri regionali da 80 a 50. Referendum consultivo anche per l’abrogazione dei consigli di amministrazione degli enti regionali, ritenuti da più parti solo una sistemazione di consolazione, ben retribuita, per le cosiddette “seconde file” della politica, per coloro che non riuscendo a essere eletti riescono comunque e guadagnare una posizione di rilievo grazie alle loro capacità ma spesso anche alla loro appartenenza politica. Ha carattere consultivo anche il quesito che chiede l’elezione diretta del Presidente della Regione, previa scelta delle candidature tramite le "elezioni primarie", mettendo quindi nelle mani degli elettori il grande potere di evitare le candidature decise nelle stanze dei bottoni. L’ultimo quesito è ugualmente consultivo, e chiede che lo Statuto sardo sia riscritto da un’Assemblea costituente eletta dal popolo. Vincenzo Garofalo