Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La politica abbatta i muri del ghetto

Fonte: L'Unione Sarda
8 febbraio 2012

Un pezzo di città dimenticato
 

Matteo Vercelli
«A Sant'Elia i politici si vedono solo per le elezioni. Poi spariscono e ricompaiono improvvisamente dopo cinque anni». Un coro unanime. Quasi una litania. La si può ascoltare tra i palazzi color cemento, tra le basse case del villaggio dei pescatori e passeggiando nel mercatino domenicale davanti all'ex Lazzaretto. Passano i decenni, giunte e consigli comunali si susseguono, la squadra di calcio del quartiere vola dalla terza categoria alla serie D. Ma l'obbrobrio urbanistico resta lì, immobile. Così come la politica, paralizzata quando si tratta di affrontare la grana Sant'Elia.
Gli enormi parallelepipedi grigi degli anni '70 sono l'immagine sbiadita del quartiere. Come se fossero pensati per far attecchire e crescere la microcriminalità. Ballatoi, anfratti, angoli bui, garage, vie di fuga sicure: luoghi ideali dove allestire i market dello spaccio. Bunker difficili da violare per le forze dell'ordine. È la cartolina brutta di un rione ostaggio di un «muro di Berlino». La costruzione dello stadio, quasi fosse un “cuscinetto”, ha creato un ulteriore stacco netto con il resto della città.
Sant'Elia uguale ghetto. È il risultato di un addizione diabolica con addendi l'urbanistica scellerata, il menefreghismo politico, il degrado sociale e la delinquenza dilagante. Chi vive da queste parti, gli onesti lavoratori, grande maggioranza nel quartiere, è stanco di lanciare grida di dolore. I progetti di riqualificazione si sprecano, ma restano sulla carta. I proclami, in campagna elettorale, sono ammirevoli. Senza distinzione di colore politico finiscono nel dimenticatoio, come in un film dal finale scontato. E con disarmante puntualità vengono rispolverati dopo cinque anni. Toc, toc, c'è qualcuno che ha davvero a cuore il futuro di Sant'Elia?