Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

LA FESTA “Carrasecare ” maschere e riti della tradizione

Fonte: Sardegna Quotidiano
7 febbraio 2012

 

CARNEVALE La Sardegna si trasforma: dalle processioni solenni del cuore della Barbagia alla spettacolare corsa della Sartiglia a Oristano fino alle sfilate dei carri allegorici di Tempio e Bosa

di Francesca Cardia

I fuochi di Sant’Antonio hanno acceso la festa. Ora è il momento di indossare la maschera, il momento della metamorfosi, della trasformazione. Nessuna gioia, nessuna sfilata scanzonata. I toni sono cupi, lontani i suoni della festa. Il Carnevale in Sardegna è unico al mondo. Distante dalle cascate di coriandoli e stelle filanti, dalle sfarzose maschere veneziane, dal rumoroso e sfacciato spettacolo brasiliano. I toni sono cupi, persino severi, le maschere non servono a coprire il volto, ma a cancellarlo, in una trasfigurazione dall’uomo all’animale che richiama antichi riti che si perdono nella notte dei tempi.

Le maschere sottolineano il momento in cui la comunità allontanare da sè il male: rappresentano quasi sempre personaggi che ricordano il rapporto fra mondo umano e animale e inscenano la simbolica lotta dell'uomo contro la natura e la forza magica. L’Isola si trasforma nel corso un evento che in ogni centro assume contorni e toni differenti, fino a toccare momenti suggestivi con sos Mammuthones e sos Issohadores di Mamoiada, sos Boes e sos Merdules di Ottana, sos Thurpos e s’Erittaju di Orotelli, s’Urtzu e sos Buttudos di Fonni, protagonisti dei Carnevali barbaricini o il sacrificio de S'Urthu e la danza dei Mamutzones a Samugheo.

E ancora tradizione e maestria, con l'antica tradizione della corsa dei cavalli, come la giostra de sa Sartiglia di Oristano, il carnevale equestre di Macomer o sa Carrela 'e nanti di Santu Lussurgiu. O le sfilate dei carri allegorici nel trasgressivo Carnevale di Tempio Pausania o in quello dai tratti fortemente simbolici di Bosa. «Il carnevale che sopravvive all’interno dell’Isola si presenta con tratti assai arcaici. É un carnevale tragico e luttuoso, basato sul concetto di morte e rinascita, teso alla richiesta della pioggia e alla commemorazione di Dioniso, dio della vegetazione e dell’estasi, che ogni anno muore e rinasce nel ciclo naturale dell’eterno ritorno», spiega la studiosa di tradizioni popolari Dolores Turchi nei suoi scritti. «La parola carrasecare (carre de secare), con la quale si designa il carnevale sardo, etimologicamente significa carne viva da smembrare. I seguaci di Dioniso laceravano capretti e torelli vivi per ricordare la morte del dio che era stato sbranato dai titani. I carnevali tradizionali rappresentano tutti questo rito. Le arcaiche maschere dell’interno della Sardegna mimano la passione e la morte di Dioniso Mainoles, il cui nome si è corrotto in Maimone, nome che viene dato genericamente a tutte le maschere». I festeggiamenti si concentrano soprattutto tra il giovedì e il martedì grasso, tra il 16 e il 21 febbraio. A Bosa si parte giovedì con “su Laldaggiolu”, sabato a Ollollai e Oniferi con la pentolaccia a cavallo, giovedì 16 febbraio a Tempio, a Lula l’uscita delle maschere tradizionali è fissata per il 18, la processione di Mamuthones e Issohadores a Mamoiada si terrà dal 19 al 21 febbraio. La corsa della stella a Oristano si terrà il 19 e 21 febbraio, come sempre l’ultima domenica e martedì di Carnevale. Lontano dai riti quasi magici dei paesi dell’interno è il Carnevale cagliaritano, che trascinato dall’inarrestabile ritmo della ratantina si conclude col rogo di re Cancioffali martedì grasso. «Identità e passione, tradizione e fascino, forza e mistero, sono i segni che contraddistinguono il Carnevale della Sardegna, anzi i Carnevali sardi, perché ogni comunità isolana celebra secondo i suoi codici, le sue vocazioni e le sue particolarità una festa che affonda le radici sino nell’età nuragica», spiega l’assessore regionale al Turismo Luigi Crisponi.

«Le maschere de ‘sos Karrasecares ’ riscoprono e ripercorrono momenti di vita agropastorale, legati al clima e all’ambiente, scene affascinanti e misteriose che durante la festa rivivono in una stordente euforia. Il cuore pulsante del Carnevale sprigionerà intense suggestioni in tante comunità con le maschere tradizionali (‘Mascheras de su connottu’) o coi carri allegorici (‘Carra - segares alligros’) o nelle celebrazioni che sono interpretazione di un elemento fondamentale del mondo agropastorale, cioè il cavallo (‘su Carrasegare a caddu’). In tutte le località gli ospiti, sardi e i turisti giunti per l’occasione, potranno assaporare le prelibatezze dei paesi coinvolti ». Un momento di condivisione delle tradizioni popolari dalla forte attrattiva turistica. I dati li snocciola ancora Crisponi «L’edizione 2011 de “su Karrasecare” è stata da record: 350 mila presenze che hanno animato piazze e vie della Sardegna con ritorni economici importanti per le imprese del comparto turistico, strutture ricettive, alberghi, bed&breakfast, bar, ristoranti e piccole attività commerciali che vendono prodotti tipici sardi. Ci auguriamo quest’anno di ripetere lo stesso successo di pubblico».