Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Poetto, arenile sconosciuto

Fonte: La Nuova Sardegna
27 gennaio 2012

Mai studiati gli effetti del ripascimento, serve un monitoraggio sull’evoluzione della spiaggia



De Muro: «Il clima cambia i tempi delle mareggiate»




ALESSANDRA SALLEMI

CAGLIARI. Poetto punto e a capo. La spiaggia si assottiglia, a novembre una mareggiata ha cancellato per qualche giorno l’arenile, il ripascimento è di nuovo un argomento per le assemblee civiche. Ha cominciato la Provincia, mentre il Comune lavora al piano del litorale.
Che forma ha preso la spiaggia, come lavora il moto ondoso, qual è l’assetto delle correnti, cosa è necessario fare: dal ripascimento in poi nessuno ha messo sotto controllo l’arenile. Dice Sandro De Muro, docente di Difesa delle coste e Geologia generale e marina all’università di Cagliari, coautore del «Manuale per la gestione delle spiagge» e fra gli autori del decalogo per le buone pratiche nell’uso delle spiagge sarde: «La mia è la posizione prudente dello studioso, dopo lo sversamento della sabbia sono cambiate molte cose, ma nessuno le ha più studiate sistematicamente e quindi non ci sono dati sui quali avviare una progettazione. Bisogna investire in una rete di misurazioni periodiche e questo per una ragione precisa: la spiaggia è in continuo movimento, non è un pezzo di costa stabile, è soggetta a forze straordinarie, si modifica continuamente e ha bisogno di spazio, la spiaggia è mare, non terraferma, e il mare la rioccupa periodicamente. A novembre le aree dei chioschi appena rimossi erano sott’acqua, e questo non è un’anomalia, vuol dire che i chioschi si trovavano su spazi che normalmente si allagano». De Muro spiega che è necessario accettare un’idea: «Qualsiasi opera su una spiaggia è un’opera in acqua». La segnalazione che arriva dagli studiosi ha molto peso per il futuro: «Il mare tenderà sempre di più a salire anche se in tempi lunghi per effetto del riscaldamento globale un fatto certo e a brevissima distanza è invece l’instabilità climatica e quindi eventi estremi anche in periodi non consueti: in altre parole potremmo trovarci con le mareggiate di novembre anche in pieno agosto». Secondo gli studiosi è da questa condizione accertata che bisogna partire quando si pensa di intervenire sul Poetto. Nella prefazione del «Manuale» appena uscito Antonio Brambati, ordinario di Sedimentologia all’università di Trieste, considerato un’autorità sul tema della conservazione dei litorali, avverte che, secondo lui, «chi deve decidere sull’uso e la gestione delle spiagge deve avere come obbiettivo principe di spostare le attività produttive al di fuori del sistema spiaggia». La fotografia di novembre del Poetto spiega il perché: chi investe lì deve sapere che il rischio di mareggiate è almeno annuale col relativo costo dovuto ai danni provocati. De Muro: «Al Poetto certamente bisogna muoversi verso un alleggerimento delle strutture. E mentre si studia si può subito fare qualcosa mettendo in atto le buone pratiche, partendo da quella minima che è la pulizia manuale e mai quella meccanica. Sarebbe inoltre necessario considerare il Poetto nel suo insieme visto che si tratta di un’entità naturale unica e quindi fare la pulizia nello stesso modo a Quartu e a Cagliari. La pulizia andrebbe fatta a mano tutto l’anno e non con le ruspe solo d’estate: dopo una mareggiata c’è tanto materiale da rimuovere che arriva dal mare, togliendolo subito si evita di dover fare poi una pulizia drastica. Inoltre, in autunno, tutto ciò che si trova attorno ai chioschi (sedie, attrezzature, recinzioni) andrebbe rimosso perché le mareggiate trascinano via molte cose e le distribuiscono sull’arenile. E ci vorrebbe anche una cartellonistica per informare sui meccanismi di funzionamento della spiaggia, come previsto nel decalogo delle spiagge italiane».
Infine sul Pul, il piano di utilizzo del litorale: «E’ un passo avanti perché tenta di riordinare un sistema, l’importante è che non si commetta di nuovo l’errore di considerare la spiaggia un’entità stabile. E siccome siamo in grado di dire che è già cambiato il calendario degli eventi estremi, bisogna tenere conto anche di questo».