Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Un lavoro o mi lascio morire»

Fonte: L'Unione Sarda
23 settembre 2008

Sit in di 30 disoccupati davanti al Municipio. L'assessore: nessuno ha assunto come noi 

Precario storico si incatena e inizia lo sciopero di fame e sete

Beffati da una norma nazionale decine di precari. Ognuno ha ottime ragioni per ottenere un lavoro stabile. Che forse non arriverà mai.
In Municipio Enrico Bernardi lo conoscono bene. A febbraio si è sporto dalla balaustra della tribuna del pubblico dell'aula consiliare ed ha minacciato di buttarsi giù. Altre due volte, nei due mesi successivi, si è messo a cavalcioni su una finestra dalla Sala del matrimoni, stessa minaccia. L'ultima volta lo hanno denunciato per procurato allarme e interruzione di pubblico servizio.
Ieri mattina si è incatenato al portone di Palazzo Bacaredda ed ha iniziato lo sciopero della fame e della sete. La ragione è sempre la stessa: «Non me ne vado da qui finché non mi assumono. Se non lo faranno mi raccoglierano col cucchiaino, morirò qui».
Cinquantasei anni, sposato, un figlio, è precario da 25 anni. Dall'83 lavora per due-tre mesi all'anno (eccezionalmente per nove mesi di seguito) nei cantieri regionali di lavoro: giardiniere, piastrellista e via elencando. Quando non lavora si arrangia: muratore, trasportatore, scaricatore. L'ultimo stipendio l'ha ritirato il 10 marzo. Sperava, con la Finanziaria 2007, di rientrare tra i precari stabilizzabili. Invece no. Perché la legge stabilisce che può vincere un contratto a tempo indeterminato alla lotteria del precariato chi ha lavorato per 36 mesi di seguito entro gennaio 2008. E lui di mesi ne ha fatti molti di più, ma non consecutivi.
Come Marco Casula, 47 anni, ex guardia giurata al Comune. Ex autista all'Algida, ex guardia giurata privata, dice di aver lavorato per 35 mesi e 29 giorni consecutivi. «Non rientro per un giorno». Come Sergio Gervasi, 59 anni, 5 figli (uno disabile), precario dal '78. «Mi seu zacchendi de su famini», spiega. Come Pierpaolo Aresu, 42 anni, giardiniere e operaio. «Fino all'anno scorso per essere stabilizzati contava il totale dei mesi, anche se non erano consecutivi, ora ci beffano così». Come Betti Belfiori, precaria dal 2000, un marito invalido. «Il Papa ha chiesto ai politici di pensare ai precari, Floris ha promesso che lo avrebbe fatto. Invece niente».
Ieri mattina erano in 40 a manifestare sotto i portici davanti al Municipio, attorno a Bernardi. Un rapido contatto col sindaco, di passaggio, un altro con Giuseppe Farris, assessore al Personale. Che non ha mai illuso nessuno, ed ha detto le uniche cose che poteva dire.
E cioè: «Che il Comune, come indicato dalla Finanziaria 2007, ha stabilizzato 107 precari, 105 dei quali non prodotti dal Comune (solo due di loro avevano avuto contratti con l'amministrazione) ma ex disoccupati dei cantieri di lavoro regionali, tanto che a fine 2007 l'amministrazione non aveva più alcuni precario; che entro questa settimana sarà pubblicato un altro bando e, con fondi comunali, sarà assunto chi ha i requisiti di legge; che nessun altro Comune ha avuto tanto riguardo per i precari tanto da assumerne numerosi, e con risorse proprie, nonostante fosse facoltativo». (f. ma.)

23/09/2008