Rassegna Stampa

Sardegna 24

“Sardegna infelix”, in tv va in onda la crisi

Fonte: Sardegna 24
24 gennaio 2012

 

 Brontolo su Rai 3 ha dedicato una puntata ai problemi dell’Isola. Assente Cappellacci

di ANDREA TRAMONTE a.tramonte@sardegna24.net

CAGLIARI. Prima stoccata di Oliviero Beha nei confronti di Cappellacci. «Sondaggio. Se sapete ilnomedel governatore della Sardegna illuminate il casco col colore azzurro, se lo ignorate invece rosso». I caschi dei ragazzi che hannovotato in studio erano tutti rossi, meno uno. E Beha,unpo’ sornione:«miriservo di risolvere il quesito durante la trasmissione». Quesito risoltodopouna mezzoretta: «si chiama Cappellacci eh, almeno quando uscite dallo studio lo sapete, siamo stati utili a rendere pubblica un'informazione che era tenuta sotto traccia». E questa era la seconda stoccata. Ce ne sarebbe pureuna terza, politicamente più significativa, quando Beha ha ricordato la frase del Governatore “Il problema della Sardegna siamo noi sardi”, e ha parlato della campagnaistituzionale contro il Ppr pubblicata a pagamento su alcuni quotidiani sardi.

Era prevedibile che l’annuncio polemico del presidente della Regione di non partecipare alla puntata di Brontolo andata in onda ieri su Rai 3 (motivo? la battuta di Paolo Villaggio sui pastori che fanno sesso con le pecore e il tentativo di minimizzare da parte di Beha, almeno secondo il giudizio di Cappellacci) avrebbe provocato una risposta del conduttore del programma. Garbata nella forma ma abbastanza piccata nella sostanza. A dire il vero c’era già stato un piccolo antipasto nel suo blog, dove il giornalista ha definito Cappellacci “disertore” e hacommentato in modo velenoso la decisione del governatore di non partecipare alla puntata: «sarà stato consigliato di non “esporsi”: si sa, l’informazione può avere effetti allarmanti su organismi non abituati». Il programma è stato un’occasione importante per portare all’attenzione dell’audience nazionale alcuni degli argomenti di quella che è stata definita in trasmissione la “Sardegna infelix”, colpita duramente, e in modo più duro rispetto al resto d’Italia, da una crisi industriale e occupazionale senza precedenti.

Il giornalista ha ribadito nuovamente le sue scuse per la battuta del comico ligure, ma poi - liquidata velocemente la questione - si è parlato di cose ben più serie. Fa un certo effetto vedere in sequenza alcune delle immagini emblematiche della crisi: il dramma Alcoa e quello della Vinyls di Porto Torres, i minatori del Sulcis e i veleni di Furtei, il futuro incerto de La Maddalena dopo l’addio degli americani, le immagini del pastore Ovidio Marras in lotta a Tuerredda, per chiudere poi con una polemica sui costi del Consiglio regionale. In studio sono intervenuti il senatore del Pd Luigi Zanda, il giornalista Giorgio Meletti, autore del libro “Nel paese dei Moratti. Sarroch-Italia. Una storia ordinaria di capitalismo coloniale”, il giornalista Mario Sechi, il segretario della Federazione nazionale dellastampa Franco Siddi e Daniela Cau, miss Sardegna 2011. In collegamento Michele Azzu, del blog L’Isola dei cassintegrati, e il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, che ha provato ad articolare una riflessione sul problema principale che affligge l’Isola. «Il primo problema è quello del lavoro che manca, il lavoro precario, e quello che rischia di perdersi come nel caso dell'Alcoa», ha detto Zedda. «Si tratta di un problema che colpisce e che influenzerà anche la provincia di Cagliari. Stiamo parlando di mille lavoratori e di un indotto che interessa almeno cinquemila persone». La soluzione non è semplice, ma «bisognaimporre all’Alcoa di rispettare gli accordi sottoscritti e premere sul Governo perché si apra untavolo sulla questione dell’industria in Sardegna.

Mentre si lavora a un’idea di sviluppo alternativo per l’Isola non sipuò dire, nel frattempo, ai lavoratori di andare a casa. Occorre trattenere le industrie, che peraltro lasciano disastri ambientali e noi sardi dobbiamo pagare pure per le bonifiche». A questo proposito Melettiha evocato il tema del capitalismo coloniale che ha subito la Sardegna, «con industrie pagate dallo stato che ora battono in ritirata. All’Alcoa hanno fatto una quantità di profitti tale per cui ora possono chiudere la fabbrica senza perderci niente. Il problema adesso sarebbe discutere cosa faranno Sardegna e Sulcis nei prossimi dieci anni». Ma per un’operazione del genere ci vorrebbe una classe dirigente all’altezza del compito. «Oggi invece si discute di aprireuna televisione regionale a un milione di euro l'anno che non si capisce quale beneficio in più porterebbe », ha detto Franco Siddi, «e non si fanno le cose concrete che servono»