Rassegna Stampa

Sardegna 24

Assalto alle mense dei poveri: oltre seicento pasti al giorno

Fonte: Sardegna 24
23 gennaio 2012

 

In crescita il numero degli assistiti alla Caritas viale Fra’ Ignazio e dalle suore del Buon Pastore in via San Benedetto: ci sono pensionati, giovani soli, madri e padri di famiglia. Il giovedì decine di persone in fila per la distribuzione dei viveri Cinquecento pasti al giorno tra colazioni, pranzi e cene. A tanto arriva il dato sull’attività della mensa Caritas di viale Fra Ignazio.Unnumero che dal 2005, anno di costituzione della mensa, è cresciuto in maniera esponenziale: nel 2006 i pasti offerti giornalmente erano 220, poi si è passati a 300, e negli ultimi tempi a 487 con oltre 120mila pasti distribuiti nel corso del 2011.

Povertà, emarginazione sociale, perdita di lavoro, redditi e pensioni insufficienti a cui si aggiungono disabilità e problemi di salute, sono gli “ingredienti” di una miscela che non esplode ma che, silenziosamente, porta sempre più persone a ingrossare le fila delle mense dei poveri cittadine. Anche le suore del Buon Pastore, che hanno la loro piccola mensa, la Monsignor Angioni, tra via San Benedetto e via Verdi raccontano di un numero di assistiti in continua crescita: «Siamo passate da 80 – 90 pranzi al giorno a 120 –130, con punte di oltre 140». Per questo, anche qui, sono stati introdotti nuovi turni per la distribuzione dei pasti: «Ne facciamo tremastiamo per arrivare al quarto». Il funzionamento di questo servizio è possibile grazie all’impegno delle religiose e alla buona volontà di una associazione di volontari laici, tutti ex professionisti, riuniti 12 anni fa grazie al docente universitario Lucio Pintu. Anche qui la storia si ripete: «Arrivano pensionati che a mala pena riescono a pagare l’affitto, giovani soli, padri e madri di famiglia – aggiunge una religiosa –il giovedì, quando, a partire dalle 8,30 distribuiamo i viveri del Banco alimentare si formano file di decine e decine di persone». Decine di persone e decine di storie: come quella dell’uomoche assiste da anni i genitori disabili e ogni giorno arriva in via Verdi in silenzio, mangia, e raccoglie in una busta il cibo per i familiari.

Le mense da sole non bastano a capire il muto disagio della città. Gli operatori del Centro comunale di solidarietà Giovanni Paolo II sono quelli che si fanno carico immediato di chi è in assoluta emergenza: senzatetto, uomini e donne che non mangiano da giorni ma anche famiglie, anziani e disabili, alcolisti, tossicodipendenti, sfrattati. Molti vengono ospitati nell’attiguo centro di prima accoglienza, altri indirizzati ai servizi territoriali, ma mai lasciati soli. I servizi offerti nella struttura di viale Fra Ignazio costituiscono un buon esempio di lavoro in rete: sono diverse le organizzazioni e le associazioni di volontari che si coordinano insieme: c’è un poliambulatorio, il centro di ascolto Caritas, lo sportello prevenzione usura, quello di consulenza legale. E ancora: il centro l’Aquilone che si occupa di dipendenze, lo spazio autogestito Donne al traguardo, riservatissimo, per le vittime della tratta e i loro bambini, lo spazio per i familiari dei detenuti di Buoncammino che arrivano da lontano.

Le Vincenziane gestiscono un’area dedicata all’igiene di chi vive per strada. Nell’edificio possono essere accolte (anche di notte) un centinaio di persone alla volta. «La cosa che colpisce è numero sempre più alto di persone che si rivolgono a noi perché hanno perso il lavoro, spiegano gli operatori, i pensionati in difficoltà, i separati che non ce la fanno ad arrivare a fine mese ». Per capire come le cose stanno cambiando (in peggio) basta pensare un altro sportello attivo in città, quello del prestito della speranza, dal 2009 al 2011 ha effettuato 280 accoglienze e ascolti, 180 solo lo scorso anno. Mentre il centro diocesano di assistenza di via Po (mille famiglie a carico) nel 2010 ha fornito viveri e beni di prima necessità per un valore di oltre duecentoventimila euro. Carla Etzo