Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Soru: «Nuovo ricorso e trattative col privato»

Fonte: La Nuova Sardegna
22 settembre 2008

DOMENICA, 21 SETTEMBRE 2008

Pagina 1 - Cagliari 



L’annuncio al convegno di Italia Nostra su Tuvixeddu Todde, Bartoloni e Berdini: «Necropoli unica al mondo»



«All’imprenditore offriremo altre aree dove costruire»



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CAGLIARI. La battaglia di Tuvixeddu è ancora lontana dalla conclusione: domani o al più tardi dopodomani la Regione presenterà ricorso al Consiglio di Stato contro l’ordinanza con la quale il Tar ha annullato lo stop ai lavori imposto dalla giunta Soru in base alla legge 45. E’ stato Renato Soru ad annunciarlo fra gli applausi nell’aula nobile di palazzo Viceregio, al convegno su ‘Quale tutela’ organizzato da Italia Nostra sul tema scottante e attualissimo della necropoli punica assediata dal cemento: «Andiamo avanti nella speranza che almeno un giudice non si fermi agli aspetti formali - ha spiegato il governatore - e venga incontro agli interessi di tutti i cittadini, di chi vorrebbe godere appieno di questa ricchezza inestimabile che viene dal passato». La via giudiziaria non precluderà quella dell’accordo: «Offriremo all’impresa altre aree, perchè possa esercitarsi a sviluppare la città altrove». Ricostruiti i passaggi tecnici di una controversia diventata ormai infinita («non sempre gli avvocati ci azzeccano e non sempre i tribunali la pensano allo stesso modo, per questo è molto difficile governare») Soru si è augurato che «tutti rinsaviscano» e che «si possa arrivare a un accordo». Sottolineando che iniziative come quella di Italia Nostra «possono essere più preziose di tanti avvocati» perchè «portano nella vertenza il peso dell’opinione pubblica, che rende difficile anche per un imprenditore privato andare avanti contro tutti». Intanto però Soru ha voluto rimarcare il successo ottenuto sull’impresa Cocco: «E’ un successo piccolo, ma dove stava nascendo un edificio ora ci sarà una piazza».
In un’aula affollatissima, presenti fra gli altri l’intellettuale e scrittore Antonio Romagnino, gli assessori regionali Maria Antonietta Mongiu e Gianvalerio Sanna, ambientalisti e cittadini sensibili al problema della difesa dei colli punici, è stato lo scrittore Giorgio Todde ad aprire i lavori con una sequenza di immagini commentate efficace e soprattutto chiara più di qualsiasi lavoro scientifico. Preceduto da alcune frasi recitate da Maria Loi, che hanno messo l’accento sulla differenza fra «verità del processo e verità delle cose» con un rimando ironico alla «polvere giudiziaria e al vischio del ragionamento giuridico» Todde ha raccontato la storia di Tuvixeddu partendo dall’immagine aerea scattata dagli americani nel 1942 per preparare il bombardamento di Cagliari fino ad arrivare alla alla sparizione delle 431 tombe puniche che si trovavano davanti a quanto resta del villino Serra («una leggenda metropolitana» ha replicato fra i fischi Donatella Mureddu della Sovrintendenza archeologica) per mettere a confronto la realtà attuale dell’area con l’incredibile attività di distruzione andata avanti nel corso dei decenni, nell’indifferenza assoluta delle autorità statali. Dal parco urbano «in stile assiro-babilonese» sul quale indaga la magistratura penale all’orrore «con bolli e timbri, tutto in regola» dell’edificazione selvaggia che lo circonda.
A guardare la prima fotografia della Sardegna scattata da Edouard Delessert nel 1854 per immortalare l’allora isolatissima grotta della Vipera e le riprese aeree di oggi («la poltiglia che chiamiamo città») si resta allibiti. Ma purtroppo, ha ricordato Todde «noi somigliamo ai luoghi in cui nasciamo» ed è difficile non provare vergogna davanti alla devastazione compiuta negli anni, non certo per colpa degli attuali costruttori. Forse neppure dei giudici, malgrado Carlo Dore, legale di Italia Nostra, abbia osservato come le sentenze non abbiamo tenuto conto dei valori ambientali e paesaggistici in gioco.
Donatella Mureddu ha cercato con una cronistoria ancorata ai documenti di chiamare fuori dalle responsabilità la stratificazione di soprintendenze archeologiche dagli anni Cinquanta ad oggi: «Noi ci occupiamo di tutela archeologica, nient’altro». Eppure il docente di urbanistica a Roma Paolo Berdini ha ricordato come nella capitale, grazie a un’intuizione di Antonio Cederna, sia stato possibile salvare le meraviglie storico-culturali dell’Appia antica dalle mire edificatorie della famiglia Torlonia, proprietaria di quasi tutta l’area, facendone un parco inviolabile: «Tuvixeddu non è la via Appia - ha detto Berdini - ma posso assicurarvi che si tratta di una cosa unica al mondo». Anche perchè - come ha spiegato il docente di archeologica Piero Bartoloni - le altre grandi necropoli fenicio-puniche sono andate praticamente distrutte: da Cartagine, scomparsa sotto ville e edifici d’abitazione tunisine, fino alla stessa Tharros. Tuvixeddu invece pur nel «degrado incivile» - come ha detto Todde - in cui è stata lasciata, ha miracolosamente raggiunto gli anni Duemila e soltanto adesso rischia di perdersi, oscurata da una nuova schiera di palazzi «tutti in regola con le autorizzazioni» e difesi dalla giustizia amministrativa, ma fortemente invisi a quella parte della città che prova ancora a rifugiarsi nella bellezza.
Esiste ancora la speranza di salvare la necropoli e il suo paesaggio? Se per Berdini «non c’è in Italia alcuna legge che tuteli il diritto a edificare, perchè lo Stato ha l’assoluto diritto a tutelare i propri beni» e per Soru la doppia via giustizia-concertazione resta ancora apertissima, Giorgio Todde ha scelto di chiudere l’amara sequenza di immagini con quella di un florido bambino che spalanca gli occhi stupefatto: «Rappresenta i nostri discendenti - ha spiegato - quando si vedranno Tuvixeddu così come è sarà ridotta». Il pubblico ha riso, ma in fondo c’era davvero ben poco da ridere.