Rassegna Stampa

Sardegna 24

Cagliari amica degli immigrati: la scommessa del Comune

Fonte: Sardegna 24
16 gennaio 2012

Cagliari amica degli immigrati: la scommessa del Comune

Il 3 di gennaio Animur Islam è stato pestato in piazza Savoia.Unattacco di violenza gratuita che glihaprocuratouna grave frattura alla gamba, ha riempito le pagine dei giornali e fatto nascere riflessioni e dibattiti. Queste aggressioni possono purtroppo colpire chiunque, ma i particolari che sono emersi hanno caratterizzato la stessa come un chiaro atto di violenza contro uno straniero. È importante, come cittadino e come amministratore, provare a fare una riflessione sulla presenza degli immigrati nella nostra città. L’Assessore ai Servizi Sociali Susanna Orrù e la Commissione consiliare competente presieduta da Fabrizio Rodin, si sono interessati da subito alle problematiche degli stranieri e altri consiglieri si sono occupati del tema (ben organizzata da Sel, emerito del lavoro di Sebastiano Dessì, l’assemblea pubblica di giovedì scorso per discutere della creazione di una Consulta degli immigrati). Cagliari ha un basso numero di cittadini stranieri residenti: nel 2010 erano5.593, il 3,6%della popolazione totale (oggi 6.000 scarsi, diciamo il4%quando la media italiana è circa il doppio). Vengono da Filippine, Ucraina, Cina, Romania, Senegal, Bangladesh, Pakistan (queste, in ordine decrescente, le comunità piùnumerose). Anche se lo studio dei dati conferma che Cagliari è una delle città dove la presenza straniera rimane fra le più basse, c’è sempre qualcuno pronto ogni momento a cavalcare l’onda della psicosi degli stranieri. Fanno lavori in casa, accudiscono gli anziani, avviano attività imprenditoriali, eseguono lavori pesanti e si, magari dopo una giornata di lavoro poi vanno nei locali, ma per provare a vendere delle rose. Il 35% del totale degli stranieri abita tra Villanova, Marina e Stampace, condividendo spesso condizioni di vita al limite. Per essere più chiari: gli immigrati puliscono i nostri vecchi, lavano i nostri pavimenti, tirano su muri, scaricano casse, provano a fare impresa e poi, dopo aver consumato un po’ di suole, vanno a dormire in tuguri che noi stessi gli abbiamo affittato.Qualcuno potrebbe obiettare che anche tanti “cagliaritani doc” vivono così.È vero. E infatti le persone, gli esseri umani, sono tutti uguali; il problema è che il signor Animur è stato picchiato perché bengalese. Allora è necessario cominciare a fare attenzione a non sottovalutare nulla; la battuta sarcastica, il fastidio che viene manifestato verso il “diverso”, la sopportazione di una violenza verbale gratuita e superflua. Come amministratori bisogna lavorare affinché nessuno usi dei pretesti per ingiustificabili rigurgiti razzisti (continuare il percorso di integrazione, pensare magari alla creazione di centri di mediazione culturale in alcuni quartieri). La varietà delle comunità, il loro numero complessivamente esiguo, la loro presenza in quartieri che si stavano spopolando, possono e devono essere un elemento in più per Cagliari. Comecittadinidovremmoforse fare tutti uno sforzo in più per capire che queste comunità straniere non sono venute da noi con l’obiettivo di delinquere; che i violenti e i delinquenti ci sono (come in tutti i gruppi sociali) ma che l’obiettivo finale di una scommessa così grande come l’emigrazione, ancor più verso unpaese straniero, è il raggiungimento di una vita migliore e più serena.