Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Sono stanco, ma non mollerò»

Fonte: L'Unione Sarda
9 gennaio 2012

Il presidente e i terreni di Elmas: il Cagliari ha chiesto una proroga al Credito sportivo
 

Cellino a tutto campo: stadio necessario, altrimenti chiudiamo
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di Enrico Pilia

Presidente Cellino, è pentito di aver pensato a un nuovo stadio?
«Sono ostaggio di questa vicenda. Cerco di fare di tutto per trovare entusiasmo, ogni notte vado a letto distrutto. Questa situazione non cambia, è diventata un incubo. Non si prova il minimo piacere a seguire calciatori, vivere i ritiri, lavorare per 365 giorni all'anno, 24 ore al giorno, sempre sotto pressione».
Dipinge la sua vita come un inferno, non è esattamente così.
«Non c'è mai pace, non si vede la fine di un progetto. E poi gli anni cominciano a sentirsi. Non ne ho più 34, come quando comprai la società».
La battaglia, ormai legale, con la Sogaer nasce dal progetto Karalis Arena o c'è dell'altro?
«Una storia infinita, sicuramente sono andato a toccare qualche interesse forte, sconosciuto, in un ambito che non conoscevo. Ho cercato per anni di fare uno stadio a Cagliari, non si può fare calcio senza uno stadio proprio. Ho trovato sempre e solo ostacoli».
Davvero impossibile arrivare a un accordo? Sogaer avrebbe anche 5 milioni di euro da parte...
«Sogaer si trasforma in Enac, poi torna Sogaer a seconda delle situazioni. Un imprenditore privato, proprietario dell'aeroporto, avrebbe un atteggiamento più responsabile. Non è pensabile spendere per ingegneri e avvocati per alimentare un conflitto. La mia controparte è fatta di amministratori pro tempore, che hanno poco interesse a comporre la vicenda. Ecco perché secondo me si poteva evitare la strada legale. Ho sempre avviato cause per difendermi dai loro attacchi».
Era rischioso acquistare un terreno vicino all'aeroporto.
«Non ho fatto un colpo di testa, ho comprato da un privato perché c'era il presupposto per fare uno stadio. Qualcuno deve dirmi dove devo realizzarlo, nessuno me lo ha mai detto. Il Cagliari deve chiudere? Ne prendo atto. Ma fino alla fine devo fare l'interesse della mia società».
Con il sindaco Massimo Zedda ci sono ottimi rapporti, ma da via Roma vi è appena arrivato un bollettino da quasi due milioni.
«Assurdo. Il contenzioso è vecchissimo, Zedda non c'entra. Appena acquistai la società, cercai con l'amministrazione di allora di chiudere il contenzioso sugli arretrati, decidendo di quantificarli. La vertenza, mai risolta, è rimasta in piedi, noi non ci siamo mai difesi perché è una causa che non conoscevamo. Alla fine si è andati a sentenza e ci siamo ovviamente appellati. Nessuno ci ha mai avvertito, anche se il clima - continuo a dirlo - mi pare quello di una aggressione».
Oggi lei è pessimista o fiducioso sulla realizzazione di un impianto sportivo vicino all'aeroporto?
«Come presidente lo devo essere. Ho lavorato dodici anni per realizzare lo stadio a Cagliari, la legge mi obbligava a individuare un Comune limitrofo e confinante. Ho cercato le aree, le ho acquistate vicine a quelle scelte sebbene più care e lontane dall'aeroporto, ho verificato le cubature sempre rapportandomi con i tecnici della Sogaer. Eventualmente avremmo lasciato una porzione alla società dell'aeroporto, che nei nostri confronti ha sempre conservato un atteggiamento di supremazia territoriale. Il comune di Elmas, invece, è sempre stato felice di identificarsi con la scelta del Cagliari, con un sindaco intelligente e leale. Oggi posso dirlo: se non avessi preso l'impegno con il comune di Elmas, avrei mandato tutti al diavolo da tempo. Ho fatto anche un voto a Santa Caterina, mi sentirei un traditore se me ne andassi».
Argomento fondi: oggi scade la possibilità di accedere al credito sportivo. Qual è la sua sensazione?
«Abbiamo chiesto una proroga, altri due mesi di tempo. Spero che ce li concedano. E che bastino».
Messaggio alla città: Cellino lascia o rilancia?
«Non lascio. Ho un voto e un impegno con i tifosi. Anche se sono stanco, resto e faccio gli interessi della mia società e dei tifosi del Cagliari».