Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Gli spezzano una gamba

Fonte: L'Unione Sarda
5 gennaio 2012

MARINA. Il venditore di rose colpito in piazzetta Savoia, ignoto il colpevole

Ambulante del Bangladesh aggredito nella notte

«Stia fermo lì, non si può alzare: ha la gamba rotta e la ferita è completamente aperta». Islam Animur, 32 anni originario del Bangladesh, ha una gamba spezzata all'altezza del ginocchio, ma ieri pomeriggio avrebbe tanto voluto regalare una delle sue rose all'infermiera dell'ospedale Marino che, con dolcezza, gli ha fatto capire che dovrà restare a lungo inchiodato a letto.
LA VICENDA Martedì notte è finito nel reparto Ortopedia, al terzo piano, perché - stando al suo racconto - un balordo, forse ubriaco, gli ha frantumato le ossa della gamba con un unico calcio, assestato in senso contrario al movimento del ginocchio. «Erano le 22», ha raccontato il giovane, in un italiano ancora poco chiaro nonostante viva a Cagliari da tre anni, «ero in piazzetta Savoia e un signore mi ha chiamato. Quando mi sono avvicinato mi ha preso le rose e le ha buttate in terra, poi me le ha calpestate». I ricordi sono nitidi: «Quando gli ho chiesto perché l'avesse fatto», prosegue, «mi ha dato un calcio alla gamba e sono caduto». Soccorso da alcuni connazionali, il ferito è stato portato al Pronto soccorso e curato, mentre il presunto aggressore sarebbe stato messo in fuga da altri venditori di rose, davanti ai locali di Marina.
A questo punto della storia, comincia un giallo: poco dopo, era quasi mezzanotte, alla centrale operativa del 118 è arrivata una richiesta di intervento dal rione Castello, nei pressi della Torre dell'Elefante, per soccorrere una persona che pareva essere stata picchiata da alcuni pachistani. Arrivate l'ambulanza e anche una pattuglia di carabinieri, l'uomo (poi identificato) avrebbe però rifiutato le cure dei sanitari.
LE INDAGINI Ora spetterà agli investigatori il compito di capire se i due episodi siano collegati. Nel frattempo, ieri mattina, i medici del Marino hanno preparato il resoconto da inviare in Procura, dopo il racconto del giovane. Dovrà essere operato e restare ricoverato per almeno una decina di giorni. All'ora di pranzo è andato a trovarlo Salvatore Bandinu, presidente dell'associazione “Il Raglio”, che ha segnalato l'accaduto: «Per parecchio tempo non potrà vendere le sue rose e mantenere la famiglia», sottolinea, «per questo cercheremo di raccogliere fondi per aiutarlo, chiedendo anche l'aiuto del Comune».
Bloccato nel letto dell'ospedale, ieri Islam Animur era dolorante e ancora sotto shock. «Qui mi hanno sempre trattato bene», ha balbettato, accennando un sorriso, «Cagliari è una bella città». Ora spetterà alla Procura, una volta ricevuta la nota dell'ospedale, il compito di ricostruire la vicenda. La prognosi supera i 30 giorni, vista l'entità della frattura: dunque, le lesioni sono gravi.
Francesco Pinna

 

La comunità arrivata dalla metropoli Dacca e dal Pakistan
Quel rito serale dei fiori

L'esercito dei venditori di rose conta in città quattrocento immigrati, provenienti in prevalenza da Bangladesh e Pakistan. I numeri ufficiali, quelli elaborati dall'ufficio statistico comunale, indicano una presenza di 222 bangladesi e 154 pakistani, in prevalenza uomini.
Rispettivamente sono la sesta e la settima comunità internazionale, dopo quella filippina, ucraina, cinese, romena e senegalese. Entrando nel dettaglio, per quanto riguarda gli immigrati dal Bangladesh, il Comune segnala 185 uomini e 37 donne, mentre dal Pakistan sono arrivati in città 132 uomini e 22 donne. In Sardegna, invece, il rapporto è invertito con i pakistani che superano i bangladesi: 695 contro 446.
Molti in città sono impegnati giornalmente nella vendita ambulante di rose tra bar e ristoranti, soprattutto alla sera, anche se non è raro trovarne qualcuno che ha deciso di aprire un'attività commerciale stabile, soprattutto alimentare e rivolta prevalentemente ai connazionali. Ma i numeri sono solamente orientativi, anche perché esiste un sommerso che sfugge alla Questura e, dunque, anche all'anagrafe del Comune. Alcuni, infatti, pur vivendo in città ormai da anni non hanno ancora ottenuto il permesso di soggiorno, mentre altri - dopo essere arrivati con permessi turistici - sono riusciti a regolarizzarsi, ma vivono negli altri centri dell'area metropolitana. Sono due comunità ritenute abbastanza tranquille dalle forze dell'ordine: difficilmente nei registri di polizia e carabinieri capita di trovare denunce o arresti di cittadini provenienti dalle due nazioni asiatiche. In passato, però, è capitato soprattutto nel quartiere Marina che si creassero delle tensioni tra pakistani e alcune bande di ragazzi cagliaritani. Qualche litigio sfociato in rissa, ma poi la situazione è tornata alla normalità.
Fr. Pi.

 

L'opinione
Marina
non diventi
un birrificio
per ubriaconi
di Francesco Abate
Per un secondo abbiamo tutti temuto, molto. E poi, egoisticamente, abbiamo tirato un sospiro di sollievo, perché in terra, con una gamba rotta, non c'era finito Rosario Bellixeddu Mera che con i suoi modi buffi e gentili ha conquistato il cuore di chiunque l'abbia visto con il suo mazzo di rose trottare ridendo e bofonchiando. «Oggi poco amore, unu casinu». Sarebbe stato troppo crudele.
Poi, ritrovata la ragione, è montata la rabbia. La rabbia che un venditore di rose fosse finito in un letto d'ospedale. La collera che tutto questo sia accaduto in un quartiere, la Marina, che per anni ha lottato per togliersi di dosso una brutta fama. Che sia accaduto in quella piazzetta Savoia che è il luogo simbolo della rinascita, prima culturale e poi politica, della città.
Fa male prendere atto che l'esperimento Marina stia prendendo una piega che non è quella che avevano in mente le associazioni culturali nell'eleggerlo, 10 anni fa, epicentro di un nuovo sentimento. Quella voglia di riprendersi attraverso la voce della cultura i quartieri semi abbandonati e non solo attraverso la ristrutturazione degli edifici. Né era la visione che avevano i commercianti, i ristoratori e gestori di caffé e pub che, in tempi non sospetti, hanno investito su un'idea e contribuito alla rinascita.
Se una via distorta è stata presa è perché ci sono responsabilità specifiche: la vita notturna del quartiere deve seguire regole precise. Marina non può diventare uno spaccio di birra a basso costo che attira solo lupi famelici e ubriachi. Né un ghetto dove si lucra facendo dormire dieci venditori di rose in una stanza.