Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Il paesaggio non può essere materia prima»

Fonte: La Nuova Sardegna
5 dicembre 2011

 
Il dibattito conclusivo al convegno organizzato dal Consiglio superiore della magistratura




CAGLIARI. Quando Alberto Scanu, il presidente dell’Assoindustriali, ha parlato del paesaggio come «materia prima» per creare sviluppo il dibattito ha rischiato di accendersi: lo scrittore Giorgio Todde si è alzato, ha chiesto di intervenire e l’ha fatto, in pochi secondi. Il tempo di dire «mai mi sarei aspettato di sentir chiamare il paesaggio materia prima, è un termine che mi offende». C’è stato un applauso, ma in fondo la rapida e civile schermaglia tra i mondi dell’impresa e della cultura è servita a marcare la differenza tra chi - per dirla con l’urbanista Edoardo Salzano - vuole «valorizzare il paesaggio come merce» e chi vorrebbe solo «disvelarne il valore». Per il resto la seconda giornata di «Finestre sul paesaggio» - l’incontro organizzato dal Consiglio superiore della magistratura con l’ottimo lavoro di Daniele Caria e Carlo Renoldi - è andato avanti sul filo delle analisi giuridiche, accomunate dal desiderio di salvare dalla deriva cementizia quanto resta del territorio. Così Maria Paola Morittu di Italia Nostra ha rifatto in pillole la storia di Tuvixeddu, denunciando gli assalti prossimi venturi e le interpretazioni parziali dell’ormai celebre sentenza del Consiglio di Stato, quella che applicando il piano paesaggistico ha vincolato l’area e bloccato i piani immobiliari. Ha vincolato per tutelare, malgrado l’idea di porre regole illustrata da Scanu sia diversa da quella di Italia Nostra: «Tutelare - ha spiegato il rappresentante degli industriali - non significa blindare». Scanu è per una revisione del Ppr, come il governatore Ugo Cappellacci. Mentre l’esigenza di una legge urbanistica moderna è stata condivisa dal presidente degli architetti Tullio Angius «per dare corpo al Ppr interpretandone la volontà». Il rischio, richiamato da Carlo Dore di Italia Nostra, è che il Ppr venga modificato «in peggio». I dati indicano questa direzione: come si dovrebbe interpretare l’aumento delle volumetrie costiere?
Per Gianluca Cocco, segretario dell’Ordine degli ingegneri, sarebbe ora di «smettere di edificare dove non è possibile farlo». Ma per realizzare l’obbiettivo servirebbe una «burocrazia tecnica efficiente». Come dire personale in grado di affrontare procedure di autorizzazione e valutazioni d’impatto ambientale con competenza e rapidità. Per dare quella «certezza delle regole» di cui ha parlato anche ieri Salzano, limitare i nuovi inutili metri cubi. (m.l)