L'opinione
di Michele Ruffi
Per conservare il carteggio tra il Cagliari, il comune di Elmas, Enac, Regione ed enti vari non basterebbe una libreria capace. Fra diffide, ricorsi, denunce, esposti - per ora solo minacciati - richieste di chiarimenti, delibere e opposizioni ai regolamenti, ormai abbiamo perso il conto. I protagonisti di questa vicenda hanno dimostrato di voler andare avanti comunque: la società rossoblù, gli uffici di viale Trento e il municipio guidato da Valter Piscedda da una parte, l'Ente nazionale per l'aviazione civile dall'altra. Muro contro muro. E così il percorso per la realizzazione dello stadio (procedura complessa, fatta di varianti urbanistiche, passaggi in Consiglio comunale e nulla osta vari) è andato avanti a passi veloci nonostante dall'Enac arrivassero segnali tutt'altro che positivi: perché fino allo scorso 20 ottobre, nulla vietava espressamente al presidente Massimo Cellino di costruire la Karalis Arena vicino all'aeroporto. Poi è successo qualcosa. Quel vincolo è arrivato a partita iniziata e ha il sapore del provvedimento ad hoc, cucito su misura per lo scalo cagliaritano, intorno al quale la Sogaer - è noto - ha altre intenzioni. È lecito chiedersi se il comportamento dell'Enac sia regolare (lo fa, ad esempio, il senatore Mariano Delogu) quantomeno per una questione di tempi.
In tutto questo chi ci perde sono soprattutto i tifosi, che anche ieri sera hanno dovuto fare i conti con tribune vecchie e senza coperture, che hanno superato da tempo l'età della pensione. Il timore è che debbano sopportare questo Sant'Elia ancora per molto, visto che l'Enac sembra intenzionato a percorrere quel vicolo cieco che porta in tribunale.