Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Mereu normalizzato per la tv

Fonte: La Nuova Sardegna
15 settembre 2008

SABATO, 13 SETTEMBRE 2008

Pagina 44 - Inserto Estate


In anteprima nazionale «Sonetaula» per il piccolo schermo




GIANNI OLLA

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CAGLIARI. Nella cupa bottega di Anania Medas, barbiere di Orgiadas (in realtà la parte bassa di Orgosolo), si avventura il dodicenne Zuanne Malune in cerca del medico: la madre di Maddalena, sua giovane amica, sta male. Il barbiere è occupato con l’appuntato dei carabinieri e il medico si prepara ad accompagnare il ragazzo, quando improvvisamente proprio il barbiere, saputo il cognome di Zuanne, si accanisce contro di lui. Viene trattenuto dai due clienti; quindi colpito da una fucilata sparata dall’esterno, si accascia al suolo.
La scena che abbiamo sommariamente descritto è l’esordio del film televisivo «Sonetaula», che verrà presentato in anteprima domani, domenica, alle 21, al Teatro Civico di Castello, nell’ambito degli eventi speciali del Prix Italia.
La sequenza - testualmente molto vicina al romanzo di Giuseppe Fiori da cui è tratto il film - sostituisce interamente l’esordio del film per le sale (due ore e 20 minuti, con i dialoghi in larga parte recitati in sardo e sottotitoli) che si apriva con una sorta di «scena primaria» freudiana: il giovane protagonista sentiva i genitori fare all’amore prima della loro definitiva separazione. Il padre infatti, subito dopo, sarebbe partito per il soggiorno obbligato a Ustica come sospetto dell’uccisione del barbiere, e quindi, arruolato «volontario» nel 1940, allo scoppio della seconda guerra mondiale, morto durante la campagna d’Africa.
I due diversi incipit vanno letti in parallelo: il primo costruiva una simbologia psicologica - peraltro presente anche in questa versione - che il protagonista si portava appresso per tutto il film, finendo per scaricarla nella rabbia, nella vendetta e nel sentimento castrato (Maddalena, infatti, sposava Giuseppino); il secondo, invece, mette lo spettatore nella principale pista narrativa: il romanzo di formazione di Zuanne/Sonetaula si apre con il trauma dell’omicidio a cui ha assistito, quindi con una falsa accusa al genitore - che lo priverà per sempre dell’affetto familiare - e proseguirà per tappe rabbiose (l’uccisione del gregge degli amici che gli hanno ucciso una pecora), fino alla sua decisiva mutazione in bandito.
Chiaramente, vista anche la maggior durata (3 ore 10 minuti per due puntate televisive, doppiate in italiano), la narrazione diventa ad ampio respiro: le sequenze sono meno ellittiche e c’è spazio per altre scene e personaggi, nonchè un poco di ambientazione storica (nel romanzo era fondamentale) che non nuoce. La datazione infatti è abbastanza precisa: dal 1937 della guerra di Spagna al 1952 di «Cantando sotto la pioggia», il film citato nel prefinale.
Difficile scegliere tra le due versioni: la questione della lingua va vista al di là di ogni considerazione pseudo etnica o identitaria: il napoletano di «Gomorra» o il russo/ceceno di «Alexandra» di Sokurov, non sono meno importanti, per caratterizzare quei film, dei dialetti sardi e dell’italiano variegato che compaiono nella versione cinematografica di «Sonetaula»: un segno necessario di «realismo», la cui esclusione drastica rende il recente film di Marco Bechis («La terra degli uomini rossi») artificiale. Ma, naturalmente, le regole della prima serata Rai - a cui è destinato il film di Mereu - impongono il doppiaggio. E dunque, accettiamo pure l’artificio ricordandoci che anche oggi rivediamo, senza sorprenderci, «Banditi a Orgosolo» in versione italiana, senza purtroppo la possibilità di ritrovare la colonna sonora originale.
Quanto alle differenze testuali, se si somma il doppiaggio all’ampio respiro narrativo, si scopre che il film è stato in qualche modo normalizzato. La grande sfida di «Sonetaula» film poteva ricordare Bresson, in quel sottoporre l’intero racconto al filtro dell’individualità dei personaggi. Un filtro talmente forte - e sottolineato con i nomi che, come in «Rocco e i suoi fratelli», scandiscono la distruzione del vecchio mondo contadino e pastorale - da sacrificare molte chiarezze drammaturgiche e molti passaggi narrativi. Era insomma un film storico riletto come una tragedia greca. «Sonetaula» per la tv è invece un bellissimo cineromanzo che ricalca le tracce dell’immaginario regionale (letterario e cinematografico) più consueto: diciamo che, discretamente, fa slittare l’epos di Zuanne dal modernismo, non troppo pessimistico, di Giuseppe Fiori, alla più familiare ancestralità della Deledda. Il fantasma della scrittrice, peraltro, era già presente anche in quella trama romanzesca (di Fiori) che ribaltava la prospettiva protofemmninista di Marianna Sirca, facendo diventare protagonista il timido e innamorato Simone Sole/Zuanne Malune. E non a caso, si può ricordare che la simbologia cristologia del film - sicuramente impropria - appariva anche nel celebre sceneggiato Rai degli anni Sessanta girato da Guglielmo Morandi: il cadavere di Simone Sole inquadrato come il Cristo di Mantegna.
Eppure, ci si può ancora chiedere, come per molti altri film (tipico il caso di «Apocalypse now») quale sia la versione preferita dall’autore, cioè il final cut che avrebbe scelto senza esitazioni. Difatti, la versione cinematografica per l’estero (in uscita in Belgio e Francia) dura appena due ore (i sacrifici sono stati fatti sul versante «giallo» della storia, dunque con una concentrazione maggiore sui personaggi), mentre Mereu ha promesso di farci vedere il suo primo montaggio, ad ampio respiro, della durata di quattro ore.
Non resta che augurarci che possa uscire un dvd che contenga tutte queste versioni, opzionabili sia doppiate in italiano, sia in sardo con i sottotitoli. Il pubblico sceglierà il suo film.