Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«La ferrovia in porto non serve»

Fonte: La Nuova Sardegna
21 novembre 2011

Gli spedizionieri sardi smontano la tesi ora allo studio della Regione




ALESSANDRA SALLEMI

CAGLIARI. La zona franca del porto canale è preziosa perché in Europa non ne verranno autorizzate altre, gli spedizionieri sardi chiedono che venga avviata e messa sul mercato internazionale prima possibile. Gli spedizionieri chiedono anche un’altra cosa: di poter aprire il dialogo su come riorganizzare il trasporto delle merci perché il tema ferrovia, secondo loro, è impercorribile.
Per capire cosa vogliono dire gli spedizionieri (gli agenti che fanno girare le merci) basta rispondere a una domanda: le aziende sarde sono tutte raggiunte da una ferrovia e quindi possono caricare direttamente sul treno la produzione? No. Stabilito questo, gli spedizionieri sardi spiegano che valgono gli studi condotti sul via vai di merci in Europa che dimostra come, sotto i 300 chilometri, conviene far viaggiare la merce su camion, rimorchi, tir, insomma gomme, e non su un treno. La confusione che non bisogna fare riguarda il grande tema della convenienza ambientale e della sicurezza stradale: in Sardegna economicamente non conviene usare il treno per trasportare le merci, conviene invece aumentare le navi merci nel porto di Cagliari per evitare che anche la produzione del capo di sotto debba prendere la via di Olbia e Portotorres evitando quindi di far muovere sulla 131 camion e autorimorchi che inquinano e sono concausa di tanti incidenti. Attraverso il loro segretario regionale, Salvatore Plaisant, gli spedizionieri sardi hanno parlato al convegno che si è tenuto venerdì scorso sulla «Sardegna-piattaforma logistica del Mediterraneo» e parleranno in comitato portuale quando si aprirà il dibattito sull’ipotesi lanciata dall’assessore regionale e in corso di valutazione da parte del nuovo presidente dell’autorità portuale, Piergiorgio Massidda. Riassumendo, la risposta giusta ai problemi del trasporto merci in Sardegna e da questa per la Penisola, secondo gli agenti marittimi è il mix di camion e container. Il porto canale, pur in un tempo di crisi imponente, ha fatto crescere le esportazioni sarde (spiega sempre Assospedizionieri) perché è davvero una struttura che mette l’isola in comunicazione con tutto il mondo. «Basta» portare i prodotti a Cagliari e da qui si arriva dritti in Canada, in Cina, in Sud America. Il punto sta proprio nel «come» far giungere le merci fino a Cagliari. Oppure, dal capoluogo, farle circolare all’interno dell’isola. La proposta degli spedizionieri si concentra su questo tassello e comprende anche le merci destinate al Continente. «Una nave Cagliari-Genova tutto merci, cioè senza autista a bordo (s’imbarca solo il cassone con i prodotti, non avere l’autista imbarcato significa eliminare una voce di costo) - spiega il segretario regionale dell’associazione - risponde alla necessità di creare un’alternativa al trasporto su strada. I tempi un po’ più lunghi in questo caso non tolgono convenienza. Il carro ferroviario come lo abbiamo conosciuto aveva senso quando la Sardegna produceva grandi masse di minerali. Ora si produce e si spedisce, lo stoccaggio non si fa più, soprattutto devono essere ridotti al minimo i tempi di resa della merce: con trasporto su camion e container la merce arriva alla sua destinazione esatta senza troppi cambi di mezzo di trasporto. Noi spedizionieri abbiamo la necessità di fare risparmiare tempo e denaro ai clienti. Nelle tratte sotto i 300 chilometri la ferrovia sarebbe più valida come sistema di trasporto solo a una condizione: se fosse capillare, se ogni azienda avesse un proprio terminale ferroviario. Non è così quasi in nessuna parte d’Europa».
Infine, sulla zona franca. «Il terminal di Cagliari ha grandi spazi che altrove non ci sono - dice l’Assospedizionieri -, la nostra zona franca è utile per le produzioni con materie extracomunitarie da vendere fuori Europa. Bisogna però badare al tipo di produzione: non quelle con tanta manodopera, perché non reggiamo la concorrenza di zone come Tangeri, ma quelle con poco personale e molta tecnologia. Il porto canale rende attraente la zona franca: bene perciò continuare con gli sconti sulle tasse d’ancoraggio, ci siamo tenuti compagnie che altrimenti sarebbero fuggite a Malta».