Un'esposizione fotografica all'Exmà di Cagliari
Una mostra fotografica con una trentina di ritratti, tutte donne perfettamente a proprio agio nell'avamposto della Fisica nucleare. Sono ricercatrici italiane del Cern di Ginevra. Due le sarde, Caterina Deplano e Giulia Manca. Sono giovani, come quasi tutte le facce svelate dall'obiettivo del loro collega Mike Struik, che le ha immortalate a lavoro. In comune hanno l'eccezionale contributo fornito alla sfida di LHC (Large Hadron Collider), il più grande e potente acceleratore di particelle, nato per riprodurre le condizioni dell'Universo pochi istanti dopo il Big Bang e far luce su nuove frontiere della Fisica. In molti scatti sembrano calate in un immenso parco giochi. Per esempio in quello dove Atlas, il più imponente dei rivelatori di LHC, non cela l'imponenza. Settemila tonnellate a cento metri di profondità, un gioiello di peso.
A chi pensa che le scienziate in Italia abbiano i volti solo di Margherita Hack e Rita Levi Montalcino bisogna dirlo. O meglio mostrarlo. Perché, pur restando sconosciute ai più, sono parecchio illustri e preparate. E a mostrarle ci ha pensato la giornalista scientifica Elisabetta Durante, ideatrice della mostra “Donne alla guida della più grande macchina mai costruita dall'Uomo”. L'esibizione, patrocinata dal ministero dell'Istruzione, dal Cern, dall'Istituto nazionale di Fisica nucleare, giunge nell'Isola grazie a Ima Consulting, con la collaborazione dell'Ufficio della Consigliera di Parità e della Banca di Sassari, dopo aver girato anche all'estero. Da ieri è all'Exmà di Cagliari, liberamente fruibile sino al 7 dicembre.
Una visita interessante, dato che è la prima mostra positiva sulla donna ricercatrice. Non c'è spazio per piagnistei e fallimenti in rosa: si tratta di successi internazionale marchiati Italia. Ma la gente ignora la Little Italy della ricerca all'estero. E persino l'industria. «L'Accademia, spesso sotto l'assedio delle cattive pratiche, è incapace di raccontare ciò che produce dal punto di vista scientifico e tecnologico», spiega la divulgatrice, che chiede uno sforzo di comunicazione, specie nel dialogo con l'industria. «Avevamo asset formidabili, ma abbiamo abbandonato l'innovazione e ora il Paese non produce nulla che abbia un valore aggiunto reale», si rammarica.
Lei, che mastica divulgazione scientifica da oltre trent'anni, cerca il cambiamento culturale: «La comunicazione deve fare da traino alla scienza». Con idonee professionslità. Per parlare delle relazioni ricerca-imprese introdurrà domani (alle 10 all'Exmà) l'esperta di Trasferimento tecnologico Manjit Dosanji Saitta. Il primo di importanti appuntamenti a cui non mancheranno le sarde Manca e Deplano, il 24 novembre e il primo dicembre.
Manuela Vacca