Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

CITTÀ METROPOLITANA TRA FIABE E PROMESSE

Fonte: Sardegna Quotidiano
3 novembre 2011

CITTÀ METROPOLITANA TRA FIABE E PROMESSE

di Fulvio Dettori

Nel dibattito ferragostano sui minacciosi interventi governativi per la riforma di Comuni e Province, la Cisl ha sollevato il problema dell’area metropolitana di Cagliari, sollecitando l’istituzione della “Città metropolitana” a governo di un' « un’area di quasi 500mila abitanti, omogenea e fortemente urbanizzata ». Nonostante la disattenzione che ha accolto la proposta del sindacato, la trasformazione di Cagliari e dei Comuni che la circondano in Città metropolitana tornerà nel taccuino delle forze politiche non appena Regione, Provincia, Comune capoluogo e Comuni limitrofi dovranno decidere unitariamente su funzioni (si pensi, per esempio, al traffico ed al sistema dei trasporti pubblici) che attengono al governo complessivo ed alla pianificazione dell’area vasta, per le quali è necessario compiere scelte strategiche e avere una visione coordinata di politiche “m e t ro p o l itane”. Introdotte nel 1990 le Città metropolitane sono rimaste sulla carta, frenate da non disinteressate resistenze dei soggetti istituzionali coinvolti a difesa dei propri tradizionali assetti e delle proprie competenze. A distanza di oltre 10 anni, la riforma del titolo V della Costituzione ha ribadito l’importanza delle Città metropolitane ed ha assegnato loro valore costituzionale con previsioni rimaste ancora senza risposta. Peraltro, la riforma del La nascita del nuovo ente comporta un ridimensionamento della Provincia e delle competenze dei vari Comuni 2001 ha anche introdotto nel nostro sistema di governo i principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, la cui applicazione porterebbe ad “una vera e propria rivoluzione amministrativa, in un Paese per lunga tradizione retto dall’opposto principio di uniformità” e dove ancora oggi – scrive Luciano Vandelli - “le leggi conferiscono al comune italiano più grande (2.770.000 abitanti) i medesimi poteri attribuiti al comune più piccolo (che di abitanti ne ha 28)”. L’istituzione della Città metropolitana può avvenire solo attraverso una legge che, grazie alla potestà della Regione sull’ “ordinamento degli enti locali”, può superare le norme della legge delega sul federalismo fiscale che non hanno incluso Cagliari (e le grandi città della Sicilia) fra i nove Comuni italiani nei quali istituire le Città metropolitane. La legge regionale dovrebbe essere la più leggera possibile, limitandosi a disciplinare le procedure istitutive, il sistema elettorale, le funzioni fondamentali, gli organi di governo della Città metropolitana e, allo stesso tempo, definendo le modifiche degli assetti istituzionali preesistenti. La nascita del nuovo ente comporta un ridimensionamento (se non addirittura la cancellazione) della Provincia ed una modifica radicale delle competenze (e non solo) di tutti i Comuni interessati, che cederebbero parte dei poteri agli organi di governo dell’autorità d’area metropolitana. Le forme istituzionali e gli strumenti per affrontare in termini aggregati le questioni che accomunano il Capoluogo e i Comuni limitrofi possono essere vari: si può pensare ad una Associazione o ad altra forma associativa tra enti locali, a partire da una forma di Unione metropolitana, da modulare secondo le concrete esigenze cui si intende dare risposta. L’iniziativa spetta ai Comuni interessati, primo fra tutti Cagliari, che debbono sollecitare gli organi di governo della Regione ad inserire l’istituzione della Città metropolitana nella riforma del sistema di governo locale tante volte promessa e mai realizzata.

Docente di diritto regionale e degli enti locali, già direttore generale della Presidenza della Regione