MARTEDÌ, 09 SETTEMBRE 2008
Pagina 2 - Fatto del giorno
MARIO GIRAU
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CAGLIARI. Chiesa, esci dalle sagrestie e diventa nuovamente protagonista della vita sociale e culturale. Seminario regionale e Facoltà teologica continuate così, perché state lavorando bene. Ridotti, in pillole, e semplificando al massimo, il Papa ha voluto lanciare anche questi messaggi ai vescovi, ai sacerdoti, ai seminaristi e alla comunità della Pontificia facoltà teologica dell’isola nei quattro discorsi di domenica. Riconoscimenti e linee di strategia pastorali dettati, dunque, da Benedetto XVI alla Chiesa sarda.
Tra i primi, la conferma della felice intuizione di Pio XI di unificare, nel 1927, i seminari diocesani maggiori in un solo istituto regionale, per preparare in un’unica sede e in una stessa Facoltà teologica, dipendente direttamente dalla Santa Sede, i futuri sacerdoti. Dopo 81 anni, un altro Papa, per di più insigne teologo, conferma l’attualità di quel progetto. Gli sforzi fatti alcuni anni fa dalla Cei, che ha finanziato con 5 miliardi di vecchie lire la nuova ala del seminario regionale, e dalle diocesi «che si sono dissanguate per completarlo», non sono stati vani. Un riconoscimento tradotto da Benedetto XVI nella visita al seminario e nella benedizione della cappella e di tutto il caseggiato di via monsignor Parraguez. La stretta di mano di Benedetto XVI al preside dell’Ateneo cattolico di via Sanjust, il gesuita Maurizio Teani, è il placet papale per l’opera educativa e culturale attuata da quel corpo docente.
Il papa teorico, abituato a volare alto su temi morali e teologici, apre il libro delle cose che clero e laici cristiani dovrebbero fare e le mette in fila con teutonica precisione: evangelizzazione delle famiglie e del mondo del lavoro; ricerca di «opportune strategie pastorali per far sì che Cristo sia incontrato dai giovani».
La preoccupazione per gli scricchiolii che l’istituto matrimoniale e la famiglia manifestano in Sardegna è generalizzata nella Chiesa isolana. Nelle relazioni della “visita ad limina” dell’anno scorso i vescovi l’hanno inserita tra i primi problemi. I dati fanno riflettere: nel 2005, su 6.789 nozze celebrate, 4524 sono state officiate secondo il rito religioso, 2265 con il civile. La durata media del matrimonio è di 18 anni; il 14,1% dei divorzi scatta dopo meno di 9, il 36,5% a 19 dalle nozze. Il tasso dei divorzi è del 2,3 per ogni mille coppie, quello di separazione pari a 4,9.
Secondo il Pontefice, dunque, le famiglie sono oggi «più che mai bisognose di fiducia e di sostegno sia sul piano spirituale» - la preparazione al matrimonio - «sia su quello sociale». Il riferimento è quindi a politiche di aiuto, soprattutto della donna perché riesca a conciliare lavoro e famiglia.
Le strategie pastorali per far sì che Cristo sia incontrato dai giovani richiedono fantasia, disponibilità, sacrificio, ma anche ritorno al passato. Dopo i 15 anni i ragazzi fuggono dalle parrocchie: questa è la vera realtà, e la Chiesa anche nell’isola spesso non sa come contenere quest’esodo in massa. C’è così nel clero chi pensa che potrebbero essere utili, fra l’altro, oratori moderni e attrezzati per aggiornate pedagogie alla don Bosco. Secondo altri i preti dovrebbe pensare a un’intensificazione dell’insegnamento della religione: se non a scuola, dove i sacerdoti incontrano tanti giovani tutti insieme? Evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia e della politica. Terreni abbandonati da intere organizzazioni cattoliche: per privilegiare, spesso, un intimismo religioso che si esaurisce in spettacolari manifestazioni, che a detta di molti osservatori all’interno del clero non sempre incidono e trasformano la realtà. È il tempo, sembra dire adessso Benedetto XVI, di una sana laicità cristiana che si misura sulle questioni concrete della vita nel nome e sulle orme della dottrina sociale della Chiesa.