Rassegna Stampa

Sardegna 24

Uncimitero per i musulmani

Fonte: Sardegna 24
28 settembre 2011

Molti cittadini di religione islamica sono costretti a spedire nei paesi d’origine le salme dei propri familiari defunti

 

Un cimitero separato, distinto da quello per i cattolici, un luogo destinato ad accogliere esclusivamente i propri defunti. Questo chiedono, da opposte prospettive, gli atei e i musulmani di Cagliari. Nel cimitero di San Michele esiste già uno spazio riservato genericamente alle sepolture dei “non cattolici”. «Noi vogliamo cimiteri islamici distinti da quelli cattolici», spiega Luca De Martini, cagliaritano convertitosi all’islam emembrodel direttivo dell’associazione El Hoda. «Molti musulmani attualmente sono costretti a rispedire nei paesi d’origine le salme dei propri defunti, affrontando alte spese di trasporto, che raggiungono anche i 4 mila euro». Lo stesso fanno molti cittadini italiani di fede islamica, che chiedono di essere sepolti in un paese arabo “adottivo”, rifiutando la tumulazione in un cimitero cristiano. Il Cimitero di San Michele a breve sarà interessato da lavori di ampliamento. I musulmani chiedono che nel nuovo progetto venga individuato uno spazio piùampio e soprattutto autonomoda dedicare ai propri defunti. «La nostra religione proibisce categoricamente la cremazione dei corpi – ricorda De Martini – inoltre, i resti devono essere sepolti nel terreno, non impilati nei loculi come in molti cimiteri cristiani». Lo spazio che reclamano i musulmani è quindi molto ampio, anche perché, nelle loro intenzioni, il cimitero di Cagliari dovrà accogliere le salme dei sempre più numerosi immigrati presenti in tutta l’isola, dei convertiti e dei familiari di coppie miste. In Italia esistono già alcuni cimiteri solo per musulmani. Il più famoso è quello storico di Anzio, dove sonosepolti i magrebini caduti durante la Secondaguerra mondiale. Partendo da altri presupposti, anche il circolo Uaar, Unionedegli Atei e degli Agnostici razionalisti chiede alComuneuno spazio dedicato per seppellire i propri morti. Il circolo raccoglie 80soci,«mamolti sono i simpatizzanti, le persone non credenti che, una volta defunte, vorrebbero essere sepolte in un terreno non consacrato, senza essere obbligate a seguire i vari riti religiosi », spiega il coordinatore cittadino, Stefano Incani. Dal punto di vista dell’Uaar, risolverebbe il problema semplificare le regole riguardo la cremazione dei corpi. Gli atei chiedono la libertà di spargere le ceneri del defunto nell’ambiente, in luoghi ben individuati dalComune, superando il problema di ricercare nuovi spazi per le tumulazioni. «Esiste una legge nazionale che disciplina la materia– protesta Incani – ma il regolamento di polizia mortuaria comunale è carente e prevede che solo in determinate circostanze le urne possono essere custodite in casa ». Le esigenze di atei e musulmani sembra abbiano trovato un interlocutore attento nell’assessore comunale alle Politiche sociali, Susanna Orrù, che si è detta disponibile a trovare nuovi spazi per i “non cattolici” all' interno del cimitero di S. Michele. Un’occasione di confronto fra le differenti confessioni presenti nel cagliaritano e le istituzioni è stata la riunione della Sottocommissione Integrazione sociale, Educazione e Comunicazione interculturale e Dialogo interreligioso. Istituita due anni fa, l’organo lavora all’interno del Consiglio territoriale per l'Immigrazione della prefettura. Nella riunione, tenutasi venerdì scorso presso l’assessorato alle Politiche sociali della Provincia, si è parlato, in particolare, dei luoghi di culto a disposizione delle diverse comunità religiose. Era presente la Chiesa ortodossa del Montenegro, che dispone di spazi messi a disposizionegenerosamente dalla Chiesa cattolica. Spazi che essendo spesso ridotti costringono i fedeli a celebrare le liturgie più solenni nelle case private. Migliore la situazione per la Chiesa cristiana evangelica battista, presente a Cagliari dal 1877. Ha a disposizione un luogo di culto in Piazza Costituzione, sorto su unterreno donato da privati. Dispone, inoltre, di una “Casa sociale” al Poetto, acquistata dalla Chiesa luterana, dove una volta al mese si svolge un incontro comunitario. Èormai nota la situazione della comunità musulmana.Nel cagliaritano si contano 3 mila credenti di fede islamica, mentre la piccola moschea della Marina ospita al massimo 100 persone. I fedeli hanno chiesto un posto che,non solo possa essere adibito a luogo di culto,mache possa fungere da centro culturale. Analoga richiesta da parte della Comunità islamica senegalese che, costituitasi nel 1991, da circa 10 anni si ritrova inunostabile di proprietà, in via dei Papaveri a Quartu Sant’Elena. Massima apertura al dialogo è stata espressa dalla Caritas diocesana e anche l’assessore Angela Quaquero, padrona di casa, ha sottolineatocome «ogni confessione religiosa abbia ormai maturato l'esigenza di autodeterminarsi ed autogestirsi»