Rassegna Stampa

Sardegna 24

don Mario Cugusi e l'associazione Cresia,

Fonte: Sardegna 24
28 settembre 2011

 LETTERE

 

Caro direttore

, ho ovviamente letto il tuo editoriale di oggi, come faccio ogni giorno, per piacere e per dovere. E siccome si parla di me ti rispondo. Sulla vicenda della chiesetta aragonese, che mai nella sua storia si è guadagnata tanti titoli, le cose stanno così: don Mario Cugusi e l'associazione Cresia, ai quali sono affettivamente legato non da ieri, mi hanno rappresentato il problema di un luogo dove don Mario potesse celebrare messa e tenere incontri di fede.Non disponendo di altri spazi che non siano casa miama ricordandomi bene che l'associazione I Sardi, che ho fondato nel 2001 e della quale non mi occupo dal 2003, ha in concessione la chiesetta di via Leo, ho pensato di metterli in contatto con il presidente dell'associazione, Alessandro Coco. Punto e basta. Ci sono contenziosi tra I Sardi e il Comune? Non mi risulta e se fosse o se sarà non posso farci niente. I Sardi perderanno la chiesetta o la restituiranno al Comunecontestando la sua inutilizzabilità rispetto al capitolato di gara? Non mi interessa particolarmente. Chiedi all' assessore alla Cultura, Enrica Puggioni, o a chi vuoi se ho mai mossoundito per favorire Cresia, I Sardioqualcunaltro.Tuparli dell'elasticità delle regole, che sonoun po'comela pelle del gomito, tirabili a sinistra e a destra. Ecco, vorrei solo farti sapere che questa non è una storia di regole violate o facilmente interpretate. E' una storia dove c'è un prete non proprio comodo alla attuale gerarchia ecclesiastica di Cagliari che non ha una chiesa dove fare messa. E da li bisogna partire: è giusto che don Mario abbia un altare dove celebrare? E' compito del Comune trovarglielo o il Comune non deve interferire dentro la Chiesa? E' giusto che due associazioni culturali simettanod'accordo e consentanocheunpiccolo spazio pubblico, abbandonato per tanto tempo, diventi luogo di celebrazione religiosa e di animazione cattolica? Alle tredomandeio rispondo sì, da cittadino e da rappresentante pubblico eletto dai cagliaritani. Emi batterò perché don Mario e i suoi fedeli abbiano, nel rispetto delle regole, uno spazio per questo. Saluti cari. CLAUDIO CUGUSI

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 RISPOSTA  La sua lettera conferma integralmente il dubbio espresso nell'editoriale. L'associazione “I Sardi” (della quale lei non si occupa dal 2003, però continua a quanto pare a dire la sua sulla destinazione dei beni) aveva sottoscritto una convenzione col Comune. Questa convenzione prevedeva tra l'altro che la chiesetta restasse aperta per quattro ore al giorno, in modoche i cittadini potessero fruirne. Ma, ai controlli, è risultato che questo impegno non è stato rispettato. Quindi il Comune ha avviato una contestazione ed è stato a quel punto che “I Sardi” - che non avevano rispettato l'impegno ad aprire la chiesetta ai cittadini - l'hanno aperta a don Cugusi. Mettendolo in imbarazzo. Infatti, nell'intervista che abbiamo pubblicato ieri, l'ex parroco si rammarica per il fatto di non essere stato proprioda lei informato del contenzioso.Ed’altra parte,quaaccanto, il presidente di “Cresia” Paolo Fadda conferma (in una lettera molto gentile nei suoi confronti) che fu proprio lei a indirizzare “Cresia” verso l’associazione “i Sardi”. E allora il contenzioso col comune era già aperto. Tutto questo evidentemente non c'entra niente col diritto di don Cugusi, di “Cresia” e di chiunque abbia i titoli, di avere un luogo d'incontro. Magari la stessa chiesetta aragonese. Ma dopo una regolare assegnazione comunale e non attraverso una 'sub-assegnazione' realizzata da chi, come “i Sardi”, ha dato prova di non utilizzare in modo virtuoso un bene pubblico