Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

«Moschea a Cagliari? Certo Ma senza i soldi del Comune»

Fonte: Sardegna Quotidiano
15 settembre 2011

di Lorenzo Manunza redazione@ sardegnaquotidiano. it

ISLAMICI «UN LUOGO DI PREGHIERA» Lo scorso 30 agosto, i musulmani che vivono nell’area di Cagliari hanno festeggiato la fine del Ramadan in un padiglione della Fiera di viale Diaz messo a disposizione dal Comune. Adesso, la comunità islamica chiede che in città possa essere costruita una moschea dove pregare e insegnare l’arabo. Finora, i fedeli islamici si sono raccolti in preghiera in un piccolo locale nel quartiere della Marina.

ZEDDA SPOSTA IL CROCIFISSO CRITICHE DAL CENTRODESTRA Il sindaco Massimo Zedda, appena insediato, ha scelto di cambiare ufficio rispetto al predecessore, trasferendosi in una stanza del Municipio più piccola e appendendo alla parete non un crocifisso ma la foto del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. La scelta ha suscitato forti polemiche ed è stata attaccata soprattutto dai consiglieri comunali di centrodestra. Zedda, secondo i critici, avrebbe urtato la suscettibilità dei cattolici

LE PROTESTE CONTRO LA CASTA «LA CHIESA DEVE PAGARE L’ICI» Tra i cavalli di battaglia della protesta anti-Casta c’è anche la richiesta di far pagare alla Chiesa l’Ici sui beni immobili destinati non al culto ma a fini di lucro. Il Vaticano rigetta le accuse e attacca: «Siete disinformati». 

. L’INTERVISTA MONSIGNOR GIUSEPPE MANI 

SEMINARIO L’arcivescovo è intervenuto all’incontro dei catechisti che accompagna l’inizio dell’anno pastorale 

 L’arcivescovo non ha proprio voglia di fare polemiche. L’aula magna del Seminario è piena. Dentro, siedono e cantano cinquecento catechisti arrivati da tutta la diocesi di Cagliari per il tradizionale incontro d’inizio anno. «Novantotto famiglie su cento ci affidano i loro ragazzi. In 3mila seguiamo 30mila giovani dalla prima elementare alla terza media: non conosciamo crisi», sorride soddisfatto. La costruzione di una moschea in città, il dibattito sul crocifisso in Municipio, la questione dell’Ici sui beni ecclesiastici non lo scuotono. Qualche precisazione, però, Giuseppe Mani ci tiene a farla. Tanto per mettere le cose a posto. A cominciare dalla costruzione di un luogo di culto per i fedeli islamici. «Facciano pure, ci mancherebbe altro - esorta il monsignore la storia L’importante, però, è che la costruiscano da sé». Davvero la Chiesa non ha nulla in contrario? Ma figurarsi se possiamo anche solo pensare di dire no alla realizzazione di una moschea. Noi alla Marina, al Santo Sepolcro, già ospitiamo i cristiani di altre comunioni. Ben venga anche un luogo dove gli islamici possano raccogliersi in preghiera. I cattolici, però, le chiese le costruiscono con le loro risorse, non con quelle del Comune. Sarebbe strano che per altre fedi si facesse diversamente. Stesso discorso per la concessione del padiglione della Fiera per la fine del Ramadan? Quello è un fatto a parte. È normale che l’amministrazione metta a disposizione degli spazi per singole occasioni. Accade lo stesso con noi. Non vorrei che qualcuno pensasse che siamo preoccupati per le aperture alla realtà musulmana, peraltro molto piccola in città. Non vi ha dato fastidio neppure la polemica sul crocifisso sparito dall’ufficio del primo cittadino? A quanto ne so io, il crocifisso non è stato tolto da alcuna parete. È il sindaco che ha preferito trasferirsi in un ufficio più piccolo del Municipio. C’è chi ha scritto ai giornali lettere molto dure su quella scelta. Vede, a noi importa che i valori del crocifisso siano nel cuore e negli stili di vita della gente. A me Massimo Zedda ha fatto un’ottima impressione e quando è stato eletto gli ho scritto una bella lettera. Dobbiamo dialogare con tutti, proprio tutti, lasciando da parte la panna montata. È panna montata anche la campagna sulla Chiesa che non paga Ici? Anche su questo tema s’è fatta tanta disinformazione. C’è la crisi, la gente è arrabbiata e non sa più distinguere le cose giuste da quelle sbagliate. Il problema, comunque, non tocca in alcun modo la nostra diocesi: noi non abbiamo enti di profitto, è tutto aperto alla comunità. O qualcuno pensa davvero che con le parrocchie e il seminario ci si guadagni? Ma lo sa quanto costa prendersi cura di una sola opera d’arte della Cattedrale? E il college Sant’Efisio? Quello non è mica un seminario: è un luogo aperto a tutti i ragazzi che vogliono studiare in una delle facoltà dell’università di Cagliari. Per quest ’anno abbiamo già trenta richieste e contiamo di soddisfarle dopo il nulla osta dei vigili del fuoco. Il college è un progetto talmente valido che è stato condiviso e fatto proprio da giunte regionali di colore opposto, da Masala a Soru a Cappellacci. A proposito di ragazzi, quest’anno ha fatto il giro delle 133 parrocchie della diocesi: cosa ha trovato? Ho conosciuto situazioni diverse, alcune molto difficili, ma posso dire che la nostra situazione è invidiabile rispetto alla Penisola. La famiglia è più stabile: conviventi, non sposati in chiesa, divorziati e separati sono meno del dieci per cento. Certo, la crisi economica è dura e tanti si trovano in difficoltà. I sardi, però, spesso si salvano grazie a un valore che per me è il loro tratto essenziale: la sobrietà. Il suo mandato a Cagliari, intanto, prosegue. In ossequio alle regole, lo stesso giorno in cui ho compiuto 75 anni, ho rimesso il mio futuro nelle mani del Papa. Da allora non c’è stata nessuna novità e quindi resto, finché il successore di Pietro vorrà: è lui e solo lui che decide. Non ci sono limiti o scadenze prefissate. C’è un obiettivo che ancora vuole realizzare? C’è sempre tanto da fare, ma nei prossimi mesi voglio compiere il giro di tutte le associazioni laicali della diocesi: le confraternite, le associazioni, i movimenti. In diversi anni ancora non avevo affrontato questo capitolo. Eppure è un viaggio cruciale. Lei, insomma, sta bene dov’è. Potrei anche andare altrove, se il Papa lo decidesse. Ma io qui sto benissimo. C’è grande vivacità e buona volontà. Nell’ultimo anno abbiamo ordinato undici nuovi preti, quindici seminaristi studiano a Roma. Il resto mi creda non conta