Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Idee on the road al Cafè Noir '11

Fonte: L'Unione Sarda
12 settembre 2011

Il festival


Sono le strade il tema di questa nona edizione di Marina Cafè Noir, il decano dei festival letterari sardi che da giovedì 15 a domenica 18 si riprenderà le vie e le piazzette cagliaritane della Marina.
“Strade” per rimarcare, appunto, l'indentità minima, di quartiere, che ha sempre connotato questo appuntamento così intrecciato al cuore storico della città che lo ha visto nascere e svilupparsi. Ma anche strade verso idee lontane, esperienze e atmosfere altre ed esotiche. Insomma, tutto piuttosto glocal, con un cartellone che coerentemente con la Grande Crisi che segna i nostri giorni avrà fra i protagonisti Serge Latouche, l'intellettuale francese teorico della decrescita conviviale e felice. In sostanza: lo sviluppo economico da promuovere sempre e comunque si è rivelata più una nevrosi devastante che un'idea forte, rinunciamo a consumare il mondo e cominciamo a godercelo.
E d'oltralpe arriva un altro cervello stimolante, Thierry Fabre, strano caso di occidentale così attento al meticciato della cultura mediterranea da sentirsi ancora in debito verso l'arabo Averroè. Ma non di sola Francia si nutre il programma di questo festival (pardon: di questa festa, come puntualizzano le donne e gli uomini del Chourmo, da sempre alla guida di questa avventura nata e cresciuta nel nome di Jean-Claude Izzo).


Tra i nomi italiani ce ne sono di spicco come Loriano Macchiavelli, scrittore di gialli e di pièces teatrali, creatore del commissario Sarti Antonio, fondatore del Gruppo 13 insieme a Carlo Lucarelli e al sempre meno noirista e sempre più poeta Marcello Fois che incontrerà fra i protagonisti del Cafè. E oltre al romanziere nuorese, un'altra presenza sarda da segnalare è Michela Murgia: l'autrice di “Ave Mary” converserà con Loredana Lipperini su pregiudizi e stereotipi di cui sono vittime le donne.
E poi cento altri nomi, senza seguire necessariamente il criterio della sarditas e nemmeno il filo dell'inchiostro, visto che il Café Noir è aperto a esperienze artistiche le più varie. Sarà Gian Maria Testa, ad esempio a chiudere con un suo concerto in solitaria la giornata di venerdì 16. Davide Dutto, presentato da Walter Porcedda, illustrerà il suo “Gambero Nero”: le ricette dei carcerati, e la loro creatività nel ricavare tra i divieti e le restrizioni della vita in cella l'equipaggiamento per una gastronomia dignitosa e creativa. Dai fornelli allo scalpello, alla tromba e alla penna, sempre venerdì Pinuccio Sciola sarà sul palco con Paolo Fresu e Marcello Fois per una conversazione sulle strade della cultura coordinata da Ottavio Olita, mentre altre strade, quelle del reportage, saranno al centro dell'incontro di sabato con Uliano Lucas, Mario Dondero, Ziyah Gafic e Marco Mathieu. Lucas e Dondero, poco prima, affronteranno le strade ferrate - nel nome di Lawrence - con Lea Gramsdorff, Rosi Giua e Luciano Marrocu.
E più che delle strade, saranno delle piste - quelle dell'indagine e quelle dell'inchiesta giornalistica - a condurre l'incontro di domenica pomeriggio con Maddalena Brunetti e Carlo Porcedda per discutere di “Lo sa il vento - Il male invisibile della Sardegna”, un libro sulla sindrome di Quirra e sugli altri fantasmi che vivono in mezzo a noi.
Ma facendo un passo indietro dall'attualità più tossica al respiro del sempre attuale, sarà il più illustre dei sardi a segnare la giornata di apertura del festival: giovedì, prima del concerto di Antonello Salis, la vita e il pensiero di Antonio Gramsci riecheggeranno in piazza San Sepolcro con “Di ferro e di fuoco”, l'omaggio al pensatore martire dell'antifascismo che Giacomo Casti e De Grinpipol hanno pensato in forma di letture e concerto.
Sono solo alcuni dei circa sessanta appuntamenti che scandiranno questa quattro giorni internazionale di quartiere, con un budget che si attesta attorno ai centomila euro tra contributi pubblici e privati e l'obiettivo di un'affluenza che si confermi sui livelli degli scorsi anni, più che crescere: la dimensione ideale per una buona festa più o meno è quella, con quelle circa seimila presenza giornaliere stimate nel 2010. D'altronde per chi invita il teorico della decrescita felice, puntare all'espansione geometrica sarebbe un paradosso.
Fermo restando che chiunque sia attratto dai laboratori di musica, fotografia, recupero dei materiali e illustrazione, dalle mostre, dai reading e dai concerti, un posto si troverà. Sarà anche internazionale, ma è pur sempre un festival sardo, e quindi ospitale.
Celestino Tabasso