I LAVORI Giù solo 13 baretti, alcuni restano in piedi. Il consorzio: viene demolito chi ha scelto la “legalità”
Una cosa è ormai certa. Tredici dei venti baretti del Poetto verranno abbattuti. Resta da capire, oltre a quando arriveranno le ruspe, anche che fine faranno gli altri sette e, soprattutto, i motivi per i quali a venti situazioni simili saranno applicate misure differenti. La delibera del comune approvata giovedì su proposta dell’assessore ai Lavori Pubblici Luisa Anna Marras, dispone la demolizione di tredici baretti dando seguito ad una ordinanza di demolizione datata 2009 che però riguardava tutti e venti i chioschi del litorale. La procura, nel maggio scorso, al termine della sua inchesta, ha notificato venti avvisi di garanzia per abuso edilizio ai titolari dei locali, tutti tranne quello dell’Otium café, per prescrizione, la cui vicenda sta seguendo un percorso differente rispetto agli altri. Dunque perché solo tredici vengono abbattuti subito?
POSIZIONI DIVERSE «Tredici sono coloro che hanno scelto un percorso di “legalità” e di collaborazione con l’amministra - zione», spiega Sergio Mascia del consorzio Poetto service, che riunisce nove dei titolari dei chioschi. La loro è una scelta dettatata in primo luogo dalla necessità di accorciare il più possibile i tempi, e di riuscire a mettersi in regola al più presto, possibilmente prima della prossima stagione, Pul permettendo. «Dopo la decisione della Giunta», continua Mascia, «abbiamo avuto un incontro con la commissione urbanistica del Comune. Noi nove del consorzio abbiamo presentato un piano per le demolizioni che non prevede esborso di denaro pubblico. Chiediamo però che venga istituito un tavolo di confronto tra tutti gli uffici interessati, perché si possa trovare subito una soluzione che metta al riparo la prossima stagione, i tempi sono più stretti di quanto possa sembrare. Ci accolleremo noi le spese della demolizione, vorremo iniziare al più presto con i cantieri». Un’ipotesi che potrebbe far risparmiare all’amminstrazione parte dei fondi stanziati con la delibera di giovedì che devono ancora essere trovati dalla ragioneria del Comune, tra le pieghe del bilancio. Gli altri, i titolari che rimangono fuori dal conto, sono coloro che hanno scelto un’altra strategia. Alcuni hanno presentato un ricorso al Tar, per vizi nelle procedure, e sono almeno quattro, altri invece semplicemente attendono di vedere come si evolverà la situazione. Per loro la demolizione è quantomeno rimandata. In realtà, almeno fino al trentuno ottobre, la delibera della giunta Floris, che ha consentito l’apertura durante l’estate, la cui legittimità è comunque sotto esame della procura, potrebbe fornire una copertura contro le demolizioni per tutti. Ma la scommessa potrebbe rivelarsi rischiosa: posto che in mancanza di un piano urbanistico del litorale (Pul che Cagliari aspetta da decenni) non ci sarebbero potute essere delle concessioni “regolari ”, tirare troppo per le lunghe con le demolizioni non potrà che allungare inevitabilmente i tempi per la ricostruzione. Per una soluzione risolutiva non si può prescindere dal piano per il litorale. «Entro fine mese presenteremo le linee guida per il Pul», spiega l’assessore all’Urbani - stica Paolo Frau. Anche se «è un processo lungo che deve passare per Provincia e Regione», dice Andrea Scano, consigliere comunale del Pd, presidente della commissione urbanistica, «e c’è il rischio che non si faccia in tempo: per la prossima stagione sono allo studio delle misure provvisorie». Che dovranno passare comunque dall’ufficio legale del Comune. Michele Salis
IL VERDETTO La Giunta di Zedda ha deciso la demolizione dei chioschi colpiti da un’ordinanza del 2009