Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Acqua, lo spreco del depuratore

Fonte: La Nuova Sardegna
12 settembre 2011

Ogni anno circa quaranta milioni di metri cubi finiscono in mare




ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. L’acqua costa e il “buco” pieno di debiti di Abbanoa non fa sperare niente di buono. Per questo sapere che ogni anno il depuratore di Is Arenas butta a mare, in senso letterale, dai trenta ai quaranta milioni di metri cubi d’acqua - la capienza di una piccola diga - crea sconcerto. Un fatto che va anche oltre l’oltraggio fatto a Molentargius, dove il depuratore è stato costruito e funziona dai primi anni Novanta del secolo scorso. Nato per gli scarichi fognari delle cittadine della zona e per eliminare l’inquinamento da liquami prodotto sino a metà degli anni Ottanta (le saline vennero chiuse nel 1984 e il disinquinamento dell’area è costato 120 miliardi di vecchie lire), oggi non è più possibile che l’acqua depurata finisca in mare. Del problema si è parlato durante il recente colloquio tra il sindaco Massimo Zedda e Ugo Cappellacci in cui si è ripreso in mano il protocollo d’intesa firmato a maggio, a fine consiliatura, dall’allora sindaco Emilio Floris e dal governatore della Sardegna. Tra i vari punti c’è anche la possibilità di un finanziamento di quattro milioni di euro per permettere il riutilizzo di queste acque a fini non potabili (verde pubblico, orti urbani, fontane, agricoltura). Ora la manovra finanziaria nazionale stringerà tutti i rubinetti, ma - questo è il patto - dall’incontro Zedda-Cappellacci si passerà presto a un tavolo operativo che, in primo luogo, avrà il compito di porre le priorità per gli interventi ipotizzati.
«Il non utilizzo di queste acque è legato innanzi tutto all’alto tasso di cloruri che contiene - spiega l’assessore comunale Pierluigi Leo, Servizi tecnologici - un livello tre volte superiore a quello che ne permetterebbe l’uso. Per questo occorre un impianto di affinamento e questo verrebbe a costare da un milione a un milione e mezzo. Poi c’è un problema legato alla rete, per fare in modo che la nuova risorsa idrica possa essere utilizzata da Cagliari, ma anche dai centri più vicini dell’hinterland e, visto che la quantità disponibile sarebbe molta, anche in funzione degli usi e delle necessità agricole di tutta l’area».
A questo punto se la Regione trasferisse questi fondi, di cui già dispone, «l’amministrazione comunale - prosegue l’assessore Leo - potrebbe verificare la possiblità di aggiungere il restante». Oltre al fatto che potrebbe esservi il concorso delle altre cittadine dell’hinterland interessate. Con una simile risorsa d’acqua Cagliari, ad esempio, potrebbe rispolverare il vecchio progetto del verde con percorsi alberati ricchi di orti per la città, recuperando così a una funzione pubblica quei tanti fazzoletti di terra tutt’ora abbandonati. Più il benessere che ne trarrebbero le colture del Medio Campidano.