Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Tuvixeddu, intervenga Galan

Fonte: La Nuova Sardegna
29 agosto 2011

Cagliari, Legambiente ha scritto una lettera al ministro dei Beni culturali



Troppo degrado nella più importante necropoli punica




CAGLIARI Il sito archeologico di Tuvixeddu è ancora fonte di polemiche. Questa volta è Legambiente che scrive al ministro dei Beni Culturali Giancarlo Galan. Motivo della lettera? Legambiente vuole segnalare la situazione «di degrado e abbandono delle tombe romane nel versante del colle di Tuvixeddu sovrastante la via Sant’Avendrace».
L’associazione ambientalista vuole chiedere pertanto al ministro un intervento «tempestivo e autorevole» finalizzato a operare la messa in sicurezza della zona archeologica comprendente il costone di Sant’ Avendrace e un progetto di salvaguardia e recupero specifico della Tomba di Caius Clytius Rubellius». Argomenta Legambiente: «Nel corso di un recente sopralluogo svolto dai nostri tecnici nel costone sopra vico II Sant’Avendrace e oltre, si è constatato lo stato di abbandono di tutta l’area e in particolare della zona circostante la Tomba romana di Caius Clytius Rubellius interamente scavata nel costone roccioso».
«Trattasi- dice la lettera- di un monumento di notevole importanza che conserva ancora una iscrizione sopra l’architrave. Miracolosamente conservata per duemila anni, è esposta alle intemperie e a ogni tipo di possibile vandalismo. Episodi di aggressione che hanno interessato nel corso dei decenni l’interno del monumento (in cui attualmente sono presenti tracce di recenti bivacchi) soprattutto sulle pareti».
Da qui il richiamo al monumento, «tra quelli di maggior pregio facenti parte di un esteso sistema di centinaia di sepolture romane. Pur essendo all’interno di un’area inserita nel vincolo archeologico e paesaggistico, non sono di fatto preservate in alcun modo, nè tanto meno valorizzate per la fruizione pubblica, nonostante le citazioni di illustri studiosi. Invece la Tomba di Atilia Pomptilla (Grotta della Vipera), restaurata e protetta, è oggetto di una fruizione controllata». Legambiente si fa interprete, spiega l’associazione ambientalista, «della volontà delle migliaia di persone che hanno partecipato alle numerose iniziative per favorire la conoscenza di un’area il cui grande pregio è ormai noto in Sardegna, in l’Italia e all’estero». E conclude ricordando alcuni riconoscimenti che hanno riguardato nell’ultimo anno il compendio: l’appello degli studiosi partecipanti al XX Convegno internazionale di studi «L’Africa romana» tenutosi a Sassari nel dicembre 2010, per promuovere un grande parco archeologico ambientale per Tuvixeddu - Tuvumannu.

 

L’opinione. La Regione e la tutela Unesco per i monumenti sardi più noti al mondo

Nuraghi e cultura non si imboscano




MARCELLO MADAU*

Forse ci sono cose di grande valore che possono aspettare, come la più grande necropoli punica al mondo, Tuvixeddu, e altre - come le sue aree edificabili e il Piano casa - che godono di ben altri ritmi e considerazione. La Regione può darsi che ignori la pratica Unesco ma non le autorizzazioni per costruire. Quel brindisi fra Cappellacci e i cementificatori di Tuvixeddu, all’indomani della vittoria elettorale di Silvio Berlusconi in Sardegna, fu perfetto capolavoro di efficacia semantica.
Naturalmente ci auguriamo che non risponda a verità che la pratica per l’inserimento di Tuvixeddu nel ‘patrimonio mondiale dell’umanità’ sia stata, come si dice in gergo, ‘imboscata’ in qualche ufficio regionale.
Nella 35a riunione (19-29 giugno scorsi) del World Heritage Committee Unesco sono state proposte magnifiche realtà da tutto il mondo, anche dall’Italia: sette fortezze, chiese e monasteri che raccontano la storia longobarda. E’ un dato positivo perché il mosaico ci compone e la sua coscienza rende tutti migliori. Quello negativo non è solo l’assenza dei monumenti isolani, ma il governo di una classe politica sarda poco competente. Schiava di una visione primitiva dell’economia, seppure per alcuni non priva di efficacia.
Sicuramente un errore, perché l’economia della cultura e del paesaggio crea lavoro e circolazione di ricchezza. Tangibile e complessa, non misurabile semplicemente con logiche di mercato approssimative: crea, soprattutto, valore che “non ha prezzo”. La capacità di istruirsi attraversando e sostando nel territorio, di cogliere il senso del pubblico, dell’ambiente, del tanto evocato bene comune è accrescimento insostituibile.
Un territorio con un patrimonio paesaggistico come quello sardo ha molto da raccontare al mondo: ma perché possa trasmettere la sua storia, segmento e radice importante di quella di tutti, ha bisogno di preparazione, cura, amore, non di falsi autonomisti e falsi sovranisti pronti a irrigidire qualche vena del collo contro i colonialisti, mentre sottoscrivono speculazioni e piano-casa. D’altronde, è la commissione del paesaggio di questa Regione sarda a non aver trovato nulla di irregolare nel complesso di Villa Certosa. Si è anche parlato di tutti i nuraghi nella ‘lista mondiale’: forse non è pensabile rendere tutti i nuraghi patrimonio dell’umanità: le prescrizioni Unesco sono severe, e il riconoscimento può essere tolto per mancanza di tutela. Ma non pochi nuraghi potrebbero esserci, fare rete con ‘Su Nuraxi’ di Barumini.
Questo è il punto: per gli speculatori e le loro rappresentanze politiche anche un pezzetto di Sardegna patrimonio dell’umanità è, per i vincoli che richiede, troppo impegnativa per essere seguita. Che fine hanno fatto, intanto, le candidature Unesco dell’Isola dell’Asinara («Tentative list» Unesco, 1ºgiugno 2006, Ref. 5002) o dell’arcipelago della Maddalena («Tentative list» Unesco, 1ºgiugno 2006, Ref. 2028)? Candidature difficilmente digeribili a destra come a sinistra.
Eppure, in questo mondo che il potere vuole ancora ad una dimensione, tanto da cercare l’inserimento nelle Carte costituzionali europee del credo liberista del debito pubblico, la vittoria referendaria ha mostrato generazioni e comunità non allineate disposte a impegnarsi per il patrimonio del nostro territorio. Risiedono in esse le uniche possibilità che cultura e paesaggio non vengano ‘imboscati’ in un cassetto.

*archeologo