Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Niente tassa, i “graziati” dell’Ici: dalla Chiesa ai centri balneari

Fonte: La Nuova Sardegna
29 agosto 2011

Salvi la maggior parte dei siti ecclesiastici e degli stabilimenti sul mare






CAGLIARI. Ici per gli edifici ecclesistici, per le costruzioni realizzate sul demanio e per i terreni edificabili. In città molte di queste strutture non la pagano. Ad esempio a Cagliari sono diverse decine gli immobili della chiesa che non sono luoghi di culto: due pagine e mezzo di elenco secndo gli uffici comunali. E fin qui tutto normale. Solo che sulla maggior parte di questi immobili i responsabili ecclesiastici non cedono. E in una situazione di riduzioni continue da parte dei trasferimenti dello Stato centrale e della Regione, si tratta di perdite che pesano.
In pratica la chiesa ha esteso il non pagamento dell’Ici relativo ai luoghi di culto, anche agli altri edifici. E ha giustificato questo comportamento col fatto che si tratta di immobili, spesso funzionali alle opere di culto. E a volte lo sono, anche a opere di assistenza. Ma non sempre. Facciamo il caso dell’edificio del Sacro Cuore, per anni in affitto al Comune, che lo ha utilizzato come caseggiato scolastico in vista della fine dei lavori della scuola Riva (in ristrutturazione ormai da tanti anni). Bene, l’amministrazione municipale ha pagato ogni anno quasi sessantamila euro d’affitto. Il che significa che si è ricavato un reddito, ma su questo immobile la tassa Ici non è stata pagata.
Si tratta di un problema vecchio. Sin dalle passate consiliature da parte degli uffici comunali, c’erano stati dei solleciti per cercare di ottenere i pagamenti dell’Ici, ma senza risultati concreti. Diverse delle strutture di cui si compone la chiesa (intesa come ente secolare) hanno anche fatto ricorso: otto alla commissione tributaria provinciale e cinque a quella regionale. La Congregazione delle figlie di San Giuseppe, ad esempio, nel 2002 si è opposta alla richiesta del Comune di un pagamento-Ici per ventottomila euro. Tra gli altri la Congregazione missionaria delle figlie di Gesù Cristo, l’Istituto dell’infanzia del Bambin Gesù e quello missionario Don Bosco. Mentre vi sono altre città dove risulta che le varie strutture ecclesiastiche paghino l’Ici, come Assisi (in città invece la maggior parte non la pagano). Il problema del non corrispondere questo tipo di tassa, però, riguarda anche tipologie diverse, come le costruzioni che insistono sulle aree demaniali: non versano quasi tutti gli stabilimenti balneari, salvo rare eccezioni. Prima la giustificazione era che i gestori, formalmente, non ne erano i proprietari. Poi, dopo la Finanziaria del 2001, anche queste strutture sono state inserite tra coloro che devono assolvere all’Ici. Ma molte di queste non sono state ancora accatastate e quindi i parametri non sono validi. Mentre per gli stabilimenti balneari militari, si dice che hanno un ruolo istituzionale (formazione e scopi terapici), ma si tratta di giustificazioni risibili. Poi ci sono le aree edificabili, su cui l’amministrazione ha già adottato una serie di atti sin dalla passata consiliatura (pur in grande ritardo), ma la mancanza dei piani di zona impedisce ancora una quantificazione corretta dell’Ici.