Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Aiuto, l'ente non regge»

Fonte: L'Unione Sarda
26 agosto 2011

 


L'appello di Cadau, presidente di Abbanoa: ci servono capitali,


intervenga la Regione. Le tariffe? Quelle dei Comuni erano basse
«Mi creda: il grande miracolo è che Abbanoa sia ancora viva, nonostante la classe politica, destra e sinistra, non si stia occupando del servizio idrico». Pietro Cadau, presidente dell'ente gestore delle acque, è un signore gentile e schietto, seduto da due anni su una poltrona scomodissima. Molti gli riconoscono abnegazione e competenza, ma l'azienda continua a essere il parafulmine delle lamentele di tutta l'Isola. «Per superare i problemi - riflette Cadau - servono investimenti. Prenda il nodo delle reti idriche urbane: perdono una quantità d'acqua enorme».
Quanta, in percentuale?
«Più o meno il 50% di quella immessa in rete».
E le ditte degli appalti non fanno più le riparazioni, perché voi non le pagate.
«Siamo in ritardo, è vero. Di fatto i fornitori hanno agito per noi come banche, lavorando senza compenso. Finché non hanno deciso di sospendere gli interventi».
E voi avete persino chiesto ai Comuni che ci pensassero loro: una resa?
«No, era solo per l'emergenza, e nel caso straordinario che non riuscissimo a intervenire noi. Ora abbiamo concordato con le imprese un piano per ridurre gli arretrati, paghiamo 3 milioni di euro al mese».
Bastano?
«No. Nel 2010 solo per le riparazioni abbiamo speso 47 milioni, circa un quarto del fatturato. Con questo trend l'ente non regge».
Come si risolve la carenza di liquidità?
«Solo ricapitalizzando. Ci aspettiamo che i soci, specie la Regione, si rendano conto della situazione. Il piano d'ambito del 2002 prevedeva un capitale di 116 milioni, portato a 180 nel 2010. Ma siamo sempre a 34».
Il Consiglio regionale ne ha stanziati 50.
«Sì, ma ancora non abbiamo visto la delibera che dividerà le risorse tra fondo di garanzia per le banche e ricapitalizzazione».
Negli ultimi anni le tariffe, che non stabilite voi ma l'Autorità d'ambito, sono cresciute notevolmente. Si continuerà così?
«È vero che le tariffe sono cresciute, ma tenga conto che la nuova gestione è subentrata ai Comuni che, per ragioni di consenso politico, tenevano basse le tariffe e scaricavano i costi sulla fiscalità generale».
Quindi eravamo abituati a pagare troppo poco?
«Beh, veda lei: il giorno in cui è nata, Abbanoa ha ereditato 156 milioni di debiti».
Oggi l'indebitamento è quasi a 700 milioni di euro.
«In termini reali è di circa 250 milioni. Ci sono anche crediti per oltre mezzo miliardo. Certo, non tutti saranno esigibili. C'è una morosità impressionante».
Ma è impressionante anche la quantità di bollette con importi spropositati. Possibile che commettiate tanti errori?
«Sicuramente facciamo errori. A volte dalle cosiddette bollette pazze detraiamo la depurazione, quando non dovuta, e così abbattiamo il totale di un buon 20%. Se vediamo che ci sono ulteriori conteggi sbagliati, esoneriamo dal pagamento. Ma siamo un ente soggetto al controllo della Corte dei conti, non possiamo strappare fatture a cuor leggero. E poi a volte i nostri errori non c'entrano».
Colpa di perdite occulte?
«Non solo. Alcuni Comuni non ci hanno dato le anagrafi, e abbiamo dovuto censire le utenze. Quindi per anni la gente non ha pagato. E quando non li si fa pagare, alcuni utenti tendono a non frenare i consumi. Ora stiamo concludendo il censimento di Quartu: ci avevano segnalato 18mila utenze, in realtà sono 42mila».
Molti dicono che un solo ambito territoriale, in Sardegna, è antieconomico.
«C'è un aspetto politico del dibattito, su cui non intervengo. Segnalo che l'analisi dei costi e ricavi dei singoli distretti dimostra che solo quello di Cagliari è in attivo. Forse si reggerebbero da soli anche Sassari e Olbia, che sono quasi pari. Ma tutti gli altri sono in perdita».
Magari raggruppandoli diversamente le cose cambierebbero.
«No, non credo alla filosofia del “piccolo è bello”. In Toscana hanno più ambiti e stanno pensando di ridurli. Il fatto è che la Sardegna è poco popolata, e da qualche parte gli effetti antieconomici della bassa densità si ripercuoteranno comunque».