Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Zedda sposta il crocifisso, il sindaco di Quartucciu gliene regala un altro

Fonte: La Nuova Sardegna
18 agosto 2011






CAGLIARI. Alcuni giorni dopo l’elezione a sindaco di Cagliari, Massimo Zedda aveva spostato il crocifisso appeso alle spalle della scrivania nell’ufficio del primo cittadino, per posizionare meglio la foto del presidente della Repubblica, come previsto dal protocollo. Ieri Carlo Murru, il sindaco di Quartucciu, ha inviato un «piccolo grande pensiero», un crocifisso, al collega in segno di disapprovazione per il suo gesto. Zedda ha risposto precisando che l’icona della cristianità, regalo alla città di Paolo VI, «sarà esposta in una teca in modo che tutti possano vederla».
Il crocifisso è stato inviato da Murru a Zedda con l’accompagnamento di una lettera in cui si sottolinea come questo sia «simbolo di un sistema di valori, libertà, eguaglianza, dignità umana e tolleranza e quindi anche della laicità dello Stato, principi che innervano la Costituzione su cui entrambi abbiamo giurato». Murru ha poi ricordato la sentenza della Corte suprema di Strasburgo che, nel marzo scorso, «ha dato ragione al governo italiano nella querelle sull’esposizione negli uffici pubblici del crocifisso, capovolgendo la sentenza di primo grado e mettendo la parole fine sulla questione». E sottolinea che «è quindi definitivamente considerata lecita l’esposizione del crocifisso negli uffici pubblici». Poi Murru, eletto nel centrodestra, si lascia andare a una lezione-provocazione: «Il sindaco di una città - conclude - rappresenta nell’esercizio delle sue funzioni non se stesso, ma l’intera comunità, in gran parte legata a questo simbolo di fede e la rimozione dello stesso lede un loro diritto».
Da parte sua Zedda preferisce non accettare il guanto di sfida e pacatamente precisa come un reperto così importante «come il crocifisso donato da Paolo VI debba essere salvaguardato. Per questo il dono fatto dal Papa durante la sua visita in Sardegna, assieme a quello regalato dall’arcivescono Giuseppe Mani e anche all’omaggio fatto dal collega di Quartucciu, saranno esposti in un luogo da decidere e in modo che tutti possano vederli». Il primo cittadino del capoluogo dell’isola informa, tra le altre cose, che lui non sta più utilizzando l’ufficio storico e monumentale del sindaco, ma ha trasferito il suo studio al piano superiore.
Secondo il capo del governo di Quartucciu, inoltre, una «proclamazione astratta della libertà religiosa non è sufficiente... Altrimenti malgrado giuste affermazioni di principio, si rischia di commettere profonde ingiustizie verso i cittadini che desiderano professare e praticare la loro fede». Ora, però, sottolinea Zedda, «con la collaborazione della facoltà di Architettura, con cui l’amministrazione ha stipulato un protocollo d’intesa (per una collaborazione sugli assetti urbanistici della città), sarà studiato il modo migliore dove esporre questi «importanti e graditissimi regali», che fanno parte della storia del palazzo comunale. «E che quindi devono essere a disposizione dei cittadini con l’accompagnamento di apposite diciture che spieghino da chi sono stati donati e in che occasione». Infine il sindaco di Cagliari afferma che preferisce «dimostrare la difesa dei valori evangelici nella vita e nel lavoro quotidiano, che non nei simboli». E questo con una «profonda riconoscenza verso le istituzioni cattoliche locali, come la Caritas diocesana, che svolgono un ruolo sempre più importante. E che oggi, per via dei tagli ai trasferimenti dallo Stato aiutano a colmare i bisogni più urgenti dei cittadini».
Il mondo della Chiesa, che cosa dice? Don Mario Cugusi, già parroco di Sant’Eulalia, riconosciuto dai più come un punto di riferimento per l’impegno evangelico in città, premette che «si tratta di un dibattito molto scialbo». Posto che lui non ha «apprezzato l’atteggiamento del sindaco Zedda, che ha tolto il crocifisso, credo anche che abbia ragione quest’ultimo nel sottolineare che quel che conta è la testimonianza quotidiana che una persona fornisce dei valori del Vangelo». Poi una stoccata per l’arcivescovo Mani che, a suo tempo interpellato sulla rimozione del crocifisso, aveva afferamto che avrebbe pregato per il sindaco: «Penso che più che pregare per il primo cittadino il responsabile della Chiesa sarda dovrebbe occuparsi di più di mettere in riga i suoi preti». Mentre sull’«uscita del sindaco Murru», che che è anche componente del movimento degli “Apostoli di Maria”, «va detto che avrebbe fatto meglio a interessarsi di temi più importanti». Inoltre «e l’ho detto più volte, ritengo che questo movimento degli “Apostoli di Maria” sia teologicamente stupido».
In generale, però, don Cugusi sottolinea che le battaglie importanti «non siano queste ma ben altre. Ribadendo che non condivido l’atteggiamento di Massimo, polemizzare sul suo gesto di fronte ai problemi reali, gravi e pesanti, che tutti viviamo, sia proprio un segno di decadenza e fa tristezza».