Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Affonda la nautica da diporto

Fonte: L'Unione Sarda
18 agosto 2011

IL CASO. Il problema maggiore è l'aumento del prezzo della benzina, ma c'è altro

Costi troppo alti, i proprietari lasciano le barche ferme
Recessione, aumento del costo della benzina e manutenzione cara. Sono questi i fattori alla base della crisi dei diportisti, che sempre di meno escono con la loro barca per piccole escursioni marittime lungo la costa cagliaritana.
Siamo in pieno agosto, e la mattina nei porticcioli di Cagliari i natanti sono quasi tutti all'ormeggio. Un segnale preoccupante.
I PROPRIETARI Certo, negli anni passati sono stati tanti gli impiegati che hanno comprato una barca pur non avendo uno stipendio esorbitante. Uno status symbol che, facendo qualche sacrificio, si potevano permettere. «Ma ora ci vogliono più soldi», spiega Lello Secci, la cui imbarcazione è ormeggiata nel porticciolo della Lega navale italiana. «Per mantenere un 7-8 metri uno stipendio o una pensione di 1500 euro al mese non bastano più. La mia barca consuma poco, ma capisco chi non è più disposto a muoversi».
Eppure c'è chi, nonostante la crisi, ha trovato il modo per non spendere troppo. L'imprenditore Andrea Rossetti ha uno yacht di 23 metri a Marina Piccola, di sicuro non se la passa male dal punto di vista economico, ma fa di tutto per non buttare via i soldi: «Da poco sono stato in mare una settimana, girando vari posti, e ho speso in tutto 450 euro», spiega. «Il segreto? Andare piano».
CATTIVE ABITUDINI In Italia, secondo l'imprenditore, c'è una mentalità sbagliata: «Si va a 20 nodi o più, quando con la metà della velocità si spende meno, ci si gode il paesaggio e si evita di danneggiare la gente che sul bagnasciuga si prende le onde causate dalle barche che vanno troppo veloci».
Sergio Mura, velista di lunga esperienza che ha un'imbarcazione di dieci metri a Marina Piccola, ammette che i costi rispetto a qualche anno fa sono aumentati: «Ma va detto che il prezzo di qualsiasi cosa è salito. Io comunque cerco di uscire ogni giorno, anche se percorro distanze brevi perché non ho più voglia di fare tragitti lunghi».
GLI ESPERTI «Vedo barche ferme da un anno e mezzo», sottolinea Walter Coculo, che si occupa di molti natanti a Marina Piccola. «È facile capire il perché, basta riflettere sul fatto che solo per la manutenzione ordinaria si spendono due-tremila euro all'anno».
Sergio Carrucciu segue una barca da ormai 24 anni, si occupa di tutto quello che serve al natante per far sì che rimanga in buone condizioni: «Consideriamo anche il fatto che dai 12 metri in su bisogna avere una persona esperta a bordo, e quindi le spese aumentano. La benzina è un altro fattore fondamentale: negli ultimi cinque anni è aumentata del 30 %. Alcune barche grosse qua (al porticciolo della Lega navale italiana) sono ferme da tempo».
POSITIVO Antonello Montis, responsabile del porticciolo Marina del Sole, dà la colpa alla crisi: «Le barche di Cagliari escono meno, è vero. Ma adesso i giovani hanno altri problemi, un tempo si era disposti a fare qualche sacrificio, ora non si trova lavoro e bisogna pensare a cose più importanti».
Piercarlo Cicero

 

L'opinione
Onorato:
la gente
è insicura
e spende poco
A Marina Piccola è difficile trovare un posto libero, ma allo stesso tempo sono poche le barche che lasciano il porticciolo per spostarsi da qualche parte. Ci sono natanti fermi da un anno e mezzo, e basta vedere le carene per individuare quelli che non si muovono e quelli che invece vengono utilizzati periodicamente.
Un problema che Gianni Onorato, numero uno della Motomar e padrone di casa a Marina Piccola, conosce bene: «E bisogna considerare che chi vuole sbarazzarsi di una barca ora come ora trova molte difficoltà - spiega - cedere un'imbarcazione che qualche anno fa è costata 200 mila euro richiede grande fatica. Bisogna cercare un acquirente e mettersi in testa che non si riavrà indietro neanche la metà di ciò che si era speso».
Il motivo principale di questa situazione, per Onorato, è soprattutto la crisi: «La gente è spaesata e riduce qualsiasi tipo di consumo, a iniziare dalla barca che non è un bene di primaria importanza - conclude - l'aumento dei costi ha senza dubbio inciso, e secondo me alla fine anche il turismo in transito è stato danneggiato». (p.c.c.)