Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Crozza, due ore ad Italialand

Fonte: L'Unione Sarda
29 luglio 2011


A Cagliari gag su Berlusconi,
Bersani e la battuta su Zedda

«Cagliari, quant'è bella Cagliari. Riesce a far convivere la Saras con i fenicotteri. Un po' come far convivere Borghezio con i kebab». Ha “studiato” Maurizio Crozza per portare nel capoluogo sardo il suo one man show “Fenomeni”. Sa che gli spettatori aspettano che con la sua satira travolga i bersagli preferiti (Berlusconi e Bersani, su tutti). Ma, prima di pronunciare il nome del premier, passano venti minuti. Normale, d'altronde, che un artista cerchi la captatio benevolentiae del pubblico. Così, si parte proprio con Cagliari. Con la citazione (che suscita un applauso) del nuovo sindaco. «Zedda. Ma non quello del mirto. Al massimo, quello del mojito», scherza citando i “veleni” della recente campagna elettorale. E, per fare un po' di satira locale, aggiunge: «Bella Cagliari: vedi il Poetto e dici: “dove c...o è il Poetto?”». Ma la permanenza nell'Isola dura poco. Crozza porta gli spettatori nel suo paese immaginario (ma davvero immaginario), Italialand. «Dove si vedono cose impossibile. Come Alfano che dice di volere il partito degli onesti». Ci passa la giunta regionale abruzzese che abbatte un bosco dove si appartano le prostitute per combattere il fenomeno della vendita del sesso. Bisogna aspettare venti minuti per sentire il nome di Berlusconi. «Uno che ha amici come Lele e Fede mi fa tenerezza». Magari, ipotizza Crozza, gli italiani sono le cavie di un esperimento di sopportazione. E resistono a tutto, dalla corruzione al bunga bunga. In fondo, lo spazio dedicato al presidente del Consiglio è poco. Anche perché il comico è convinto che il berlusconismo sia ormai alla fine. Molto meglio concentrarsi su altri personaggi. Su La Russa («Un essere mitologico, metà uomo e metà citofono, per via della voce»), su Daniela Santanché («Dice che si rifà alla vecchia ideologia fascista. In realtà, si rifà e basta»), su Giovanardi e la sua ossessione contro i gay e su Scajola, quello della casa acquistata a sua insaputa. Bersani? Finisce nel tritacarne anche lui. «Mi devo scusare per aver creato un mostro. Ma la metafora sullo smacchiare i giaguari l'ho inventata io. E ora la cita anche nel Corriere della Sera». E via una serie di metafore bersaniane («Non stiamo qui ad aprire le noci a Cip e Ciop»). E, dopo la citazione del “giovane” sindaco di Firenze Matteo Renzi. («Ha l'auto blu della Chicco»), una galleria di personaggi, da Napolitano, al Papa, passando per Marchionne e Giacobbo («Una domanda: tra fede, speranza e carità, chi portava le zoccole ad Arcore?»). Nel bis, nonostante il freddo, altri due personaggi, l'architetto Massimiliano “Fufas” e Zichichi.
Marcello Cocco