LA CRISI DELL’ENTE REGIONALE
La recente assemblea degli azionisti ha scongiurato lo scioglimento ma i problemi restano
EX SINDACO DI NUORO
La recente assemblea degli azionisti di Abbanoa Spa ha prodotto almeno un risultato importante e tuttavia provvisorio: approvando pur soffertamente il bilancio si è evitato lo scioglimento avventuroso della società pubblica di gestione dell’acqua, in assenza per giunta di una soluzione politica e operativa di ricambio tale che dal giorno dopo l’acqua potesse comunque giungere al rubinetto dei sardi. L’assemblea non ha però risolto le questioni strutturali e strategiche che restano da affrontare per fugare l’estremo timore che il salvataggio sia stato nient’altro che un “accanimento terapeutico”. I problemi rimasti aperti hanno una densa concretezza e riguardano la necessità di definire un piano industriale adeguato, di trovare un punto di equilibrio fra le contrapposte esigenze di una gestione economica efficace e del riconoscimento della rilevanza della disponibilità idrica, in una visione di solidarietà orizzontale fra chi ha e chi riceve, fra grandi centri urbani e piccoli Comuni. E’ perciò cruciale il “clima” più o meno costruttivo in cui saranno affrontati i nodi della crisi di Abbanoa alla prossima assemblea straordinaria. Dove non si potrà prescindere dall’intesa fra il gruppo di “soci di riferimento” (Regione e i cinque Comuni maggiori azionisti), evitando però che questa sia percepita o, peggio, divenga uno “spadroneggiamento” verso i piccoli Comuni.
Abbanoa è civilisticamente una società di capitali, ma è imprescindibilmente una “comunità” di soggetti pubblici che deve gestire in modo solidaristico fra tutti i sardi un bene essenziale, e dei servizi cruciali per l’ambiente e l’igiene. Sul tavolo dell’assemblea stanno ora tutte le criticità: finanziarie, strutturali, di gestione e di rappresentanza. Sono chiare le conseguenze della mancanza di un piano industriale adeguato, di una ricapitalizzazione rapportata al piano, di una revisione radicale delle anagrafiche a beneficio di una reale ed equa fatturazione delle utenze e dei correlati flussi di liquidità, del minor indebitamento verso le banche e delle esposizioni verso i fornitori. Sono chiare anche le criticità gestionali, fra cui il ricorso sistematico alle esternalizzazioni che rende Abbanoa più simile a una grande “stazione appaltante” in perenne stato di emergenza che a un’azienda di servizi che segue cicli ordinati di organizzazione delle competenze interne attraverso la qualificazione e l’aggiornamento del personale e politiche di management basate sull’efficienza e i risultati.
Potenzialmente, si potrebbe giungere dunque alla fine delle “grida”, delle ipotesi fantasiose e della confusione generale, ormai alle stelle, tipica delle situazioni del “tutti contro tutti” quando si sente odore di bruciato e di chiamata alle responsabilità. Perchè è ormai chiaro che siamo di fronte a un problema complesso da affrontare con i metodi e gli strumenti adatti alla complessità: occorre attivare una sorta di “cantiere di lavoro” che metta assieme tutte le competenze tecniche, gestionali e decisionali per arrivare a sciogliere - secondo un ordine razionale di priorità - uno per uno i nodi del problema, in una visione di esclusivo interesse comune per i cittadini sardi. Deve anche chiudersi la penosa fase del silenzio della “politica alta”, del sistema dei partiti, che rimette alle sole istituzioni il compito di dire qualcosa di chiaro sulla gestione industriale dell’acqua pubblica in Sardegna: agitate le bandiere referendarie con l’esito ormai scontato della vittoria, le forze politiche sembrano tornare all’afasia di sempre nell’affrontare quello che è un problema esistente in nuce tutto intero fin dalla nascita di Abbanoa.
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