Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Imprese affondate dalla politica»

Fonte: La Nuova Sardegna
18 luglio 2011



Burocrazia e ceto politico ostacolo più che motore dello sviluppo



Ancora possibile decidere in tempi rapidi su tre questioni in grado di risollevare il sistema produttivo

CAGLIARI. La politica sarda ha una visione “antimprenditoriale”, capace solo di distruggere ciò che con fatica il sistema delle imprese riesce a mettere in piedi. La capitale dell’isola non può vivere di solo turismo, ma deve sviluppare una vocazione manifatturiera che accompagnata all’agroindustria e al commercio sia in grado di attirare capitali e imprenditori da oltreTirreno. Senza questi fattori non ha senso parlare di sviluppo.
Alberto Scanu, riconfermato alla guida dell’associazione della Sardegna Meridionale la scorsa settimana, parte da un piccolo, personale, fallimento. «A dicembre avevo scommesso che sarebbe stato possibile realizzare quattro iniziative fattibili per lo sviluppo della città entro l’estate. Ero sicuro che sindaco uscente, Regione, Provincia e Autorità Portuale, tutti favorevoli a parole, potessero passare dalle enunciazioni di principio ai fatti: dipendeva solo da loro. Sono stato troppo ottimista». A luglio inoltrato campus universitario, accordo per la mobilità, stadio, ammodernamento dell’area aeroportuale sono ancora da venire, e la delusione di Scanu è palese.
«Burocrazia e ceto politico sono un ostacolo allo sviluppo, la qualità media del nostro sistema normativo è a dir poco indecente. Con queste premesse, l’area più bella del Mediterraneo, il cagliaritano non attira capitali e capitani, semmai li respinge». Scanu sogna una «buona politica, con una forte cultura delle istituzioni, oltre i singoli, che pensi al futuro e non all’immediatezza». Parole al vento. Al deserto di proposte, «da anni le istituzioni producono slogan e frasi a effetto, ma nessun fatto», si accompagna una continua invadenza del pubblico. «Anche quando non può e non deve intervenire, la Regione, per rimanere nel nostro ambito, come un Moloch, pretende di regolare, e invece blocca, tutte le iniziative possibili. Il risultato è un neo statalismo che ha effetti dirompenti sul sistema delle imprese, che non solo non le aiuta a crescere ma rischia di affondarle, soprattutto perché alla base di questo atteggiamento, che non è di un singolo ma di un sistema, c’è una profonda, radicata ed estesa visione antimprenditoriale». Scanu può raccontare di tante imprese, decise e pronte a “sbarcare” a Cagliari, che hanno cambiato idea al primo contatto col mondo politico-amministrativo sardo. «Ma non per manifesta malafede dell’interlocutore - ammette quasi scusandosi - ma per sua profonda incapacità a relazionarsi con il mondo della produzione». Forse è anche peggio.
Se non altro per ragioni anagrafico-temporali, il sindaco Massimo Zedda è ancora immune da queste critiche. «Con lui l’interlocuzione è franca e aperta, sin dalla campagna elettorale. La sensazione è positiva, vediamo che vuole introdurre profondi cambiamenti nella macchina comunale. Certo, se riuscisse a prosciugare il pantano nel quale stanno affondando le politiche dell’urbanistica e dell’edilizia privata, avrebbe compiuto un miracolo e mezzo». Ma Scanu sa che da solo anche il miglior sindaco possibile, se non trova l’intesa con i primi cittadini dei comuni dell’area metropolitiana, non può andare lontano. «La nostra è una area metropolitana sui generis, è una media città con otto sindaci, anziché uno, e spesso in competizione feroce tra loro. Governarla così è impossibile». Ci sarebbero gli enti sovracomunali di governo e controllo, ma per Scanu questi non sono la soluzione del problema, bensì sono essi stessi il problema. «Il Cacip? Da abolire prima possibile, per il bene di tutti. L’autorità portuale? Timida e remissiva».
Riscrivendo il libro dei desideri, Scanu vede tre capitoli affrontabili, «e risolvibili», entro l’anno. «Lo stadio, le aree del porto e l’urbanistica. Se proprio dovessi scegliere riterrei più logico realizzare il tunnel sotto via Roma proprio sul lato mare, lasciando intatta l’attuale sede stradale e aumentando i parcheggi nelle aree demaniali, ma non devono essere gli industriali a indicare nel dettaglio la soluzione dei problemi, deve essere la politica. Dalla quale, a tutti i livelli, mi aspetto azioni forti e dirompenti su questioni da anni lasciate incancrenire». Le azioni forti e dirompenti, per Scanu, passano per il recupero della centralità dell’industria manifatturiera, anche nel sud-Sardegna, anche nell’area vasta cagliaritana. «È il vero motore di crescita, genera guadagni di produttività, crea posti di lavoro meglio qualificati e remunerati, stimola la ricerca e l’innovazione, genera tre quarti delle esportazioni, produce dieci volte, su scala nazionale, il pil del turismo». Però i campioni del manifatturiero a Cagliari e provincia non ci sono. Devono arrivare dal mare, «e invece di accoglierli a braccia aperte li fanno scappare, definendoli, quando va bene, colonizzatori». Scanu, sulla tolda di comando dell’Associazione per un altro biennio, non è rassegnato, ma sa che la sua battaglia contro il Moloch è difficile. Avere alle spalle la forza politica degli industriali del sud dell’isola può aiutare, ma non basta.(g.cen.)