Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

I sindaci non si ribellano e Abbanoa è salva

Fonte: La Nuova Sardegna
18 luglio 2011



Approvato il bilancio: «Scelta responsabile, l’azienda non poteva finire in liquidazione»




UMBERTO AIME

CAGLIARI. Abbanoa non è salva, sta persino peggio di avant’ieri, ma il suo consiglio d’amministrazione è sopravvissuto. La spallata non c’è stata. I sindaci-azionisti del centrosinistra non hanno gettato a mare il cda nominato a suo tempo dal centrodestra. Avevano i numeri per farlo, i sindaci di Cagliari, Sassari, Olbia, Nuoro e Carbonia, non l’hanno fatto. È prevalsa la «scelta di responsabilità», ha ammesso il sassarese Gianfranco Ganau, capopopolo di quella che doveva essere baraonda e tumulto, ma è stato soltanto un immenso e neppure allegro festival del cerchiobottismo. Certo, se ieri il bilancio del 2010, chiuso con altri 12 milioni e mezzo di perdite, non fosse stato approvato, invece l’hanno licenziato a larghissima maggioranza, Abbanoa sarebbe finita dritta dritta in tribunale, insieme ai libri contabili. Nulla da obbiettare sulla giustificazione («Sarebbe un suicidio collettivo far finire l’azienda in liquidazione», ha detto il cagliaritano Massimo Zedda), ma quello che è accaduto prima e durante l’assemblea dei soci rischia di trasformarsi in un inutile accanimento terapeutico. Lo ha comunicato persino il revisore dei conti, Michele Cardia, dopo aver «sospeso ogni giudizio sul bilancio dell’azienda a causa dell’incertezza finanziaria che pesa sul suo stesso futuro». L’inaspettato siluro amico ha lasciato senza parole il consiglio d’amministrazione, ma è la sacrosanta verità. Così com’è, Abbanoa è moribonda e lo sanno tutti, dalla Regione ai piccoli comuni. È anche un dinosauro destinato a morte sicura, pure questo arcinoto, se l’acqua e la sua gestione continueranno a essere partite di giro per la politica. C’è persino di peggio. Non per colpa dell’ultimo consiglio d’amministrazione, ma Abbanoa è odiata, ben oltre i suoi demeriti, anche dalla gente. Che contesta la scarsa qualità nel servizio, le bollette-choc, i suoi debiti mostruosi, trecento milioni, e soprattutto non riesce ancora a capire perché sei anni fa è stata confezionata una scatola vuota e vuota l’hanno lasciata. E allora? Serviva la scossa, che non ci sarà almeno fino a settembre, scadenza dell’armistizio.
Chi poteva dar fuoco alle polveri si è accontentato delle promesse. Del consiglio di amministrazione: «Non siamo attaccati alle poltrone col vinavil. Se ci chiedete di andar via, lo faremo», ha detto il presidente Pietro Cadau, ipotizzato in caduta libera, additato come una sicura vittima sacrificale e invece rimasto in sella con orgoglio: è stata la sua rivincita personale.
Oppure della Regione: «Siamo disponibili a ricapitalizzare, metteremo i soldi che servono», annunciato dall’assessore ai Lavori pubblici, Sebastiano Sannitu, finito in minoranza dopo la sconfitta del centrodestra nelle comunali cagliaritani, e ieri generoso nell’assicurare «allargheremo i cordoni della borsa» pur di conquistare nuovi alleati. O ancora della stessa Regione quando - sempre con Sannitu - ha giurato: «Il nuovo commissario dell’Autorità d’ambito potrebbe essere un sindaco». È vero, sarà Mauro Contini, che ieri si è persino autopromosso. È di Quartu ed è del Pdl, perché il centrodestra potrà sborsare anche 200 milioni per rianimare Abbanoa, ma alle poltrone non ci rinuncia. Per questo l’assemblea degli azionisti è stato un festival, ma forse anche una trappola per il centrosinistra ritornato a essere maggioranza dopo l’exploit elettorale. Prima di partecipare anche lui al sì bulgaro, un altro sindaco del Pd, Alessandro Bianchi, Nuoro, ha avuto il sospetto del buonismo in offerta speciale e ha attaccato: «Sia chiaro, sui Comuni non può essere scaricato il peso della ricapitalizzazione». Dalle prime file, riservate alla giunta regionale, dove a un certo punto si è seduto anche l’assessore all’Ambiente Giorgio Oppi, apparso all’improvviso, gli hanno fatto sì con la testa. Senza però confessare che alcuni di loro non sono d’accordo col maxi-esborso (La Spisa al Bilancio?) e tanto meno lo è un Consiglio che appena può - da destra e da sinistra - spara ad alzo zero su Abbanoa. C’è dunque il rischio che da qui a settembre cambierà poco o nulla, nonostante le promesse, i giuramenti e gli atti di responsabilità. Salvo che a cancellare il profondo rosso, oltre ai soldi straordinari della Regione, non siano i prossimi aumenti delle tariffe, annunciati del 5 per cento, ma allora qualcuno dovrà spiegare alla gente, abbattuta dall’ennesima mazzata, perché ieri non c’è stato l’auspicato azzeramento di Abbanoa. Almeno di quella che è adesso, per poi provare a voltare pagina. Come preteso dal sindaco di un Comune piccolo piccolo, Giovanni Orrù da Busachi: «È il sistema che dobbiamo cambiare. Al comando ci vogliono persone nuove. Gli elettori ce lo hanno detto con i referendum: l’acqua deve restare pubblica. È questo può essere l’unico nostro credo». Da settembre in poi, non ieri.

 

I CONTI

Gli utenti peggiori? Le pubbliche amministrazioni


 


Debiti e debitori. Chi da oggi in poi dirà ancora «i sardi non vogliono pagare l’acqua», sappia che sulla lista nera ci sono soprattutto enti pubblici, comuni e ministeri. Abbanoa ha un contenzioso di 50 milioni con varie amministrazioni pubbliche. Ebbene sì, è da quelle parti che stanno i peggiori utenti. Un’altro è l’ex l’Istituto per le case popolari, colpevole di costruire colonne montanti in cui il contatore è uno soltanto e quindi per il gestore unico è poi impossibile calcolare i consumi di ciascun condomino. Da questi pasticci e dai 154 milioni ereditati al momento della costituzione, sei anni fa, ha origine la voragine rossa su cui Abbanoa balla da sempre.
Profondo rosso. L’esposizione di Abbanoa con le banche è intorno ai 133 milioni, quella coni fornitori ha superato quota 213. La situazione contabile, aggravata dalla perdita del 2010, dodici milioni di cui saranno coperti soltanto dieci, è destinata a peggiorare. Sono due gli esempi illuminanti. Soltanto in una provincia su otto, Cagliari, Abbanoa guadagna qualcosa dal servizio e in appena tre comuni sui dieci in testa alla classifica dei maggiori consumi, Arzachena, Cagliari e Sassari, i ricavi superano le spese. Senza i soldi della Regione, non è possibile andare avanti. E neanche l’aumento delle tariffe potrebbe bastare a raggiungere l’auspicato pareggio.
Ricapitalizzazione. È urgente e indispensabile, ha detto il presidente di Abbanoa. C’è già un’ipotesi su quanto dovrà ammontare il salvataggio: 180 milioni. Escluso dal referendum l’ingresso di un partner privato, la zeppa sarà tutta sulle spalle degli azionisti pubblici. Ma i Comuni hanno fatto sapere che le loro casse sono vuote. Prima di Abbanoa, c’è un welfare da assicurare nelle città. Dunque, i quasi 200 milioni di ricapitalizzazione saranno tutti a carico della Regione. Alcuni assessori hanno posto una condizione: in cambio del contributo vogliamo avere la maggioranza. Dai municipi la replica è stata secca: «Mai. Dovete ripianare i debiti e basta». (ua)