Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La mamma e il bimbo pendolare: «Che stress il traffico verso l'asilo»

Fonte: L'Unione Sarda
18 luglio 2011


Summit familiari per individuare percorsi più rapidi. Che non ci sono

«Non crescerò il mio bambino di cinque anni nel terrore di Momoti». Valeria Cabiddu ha ottimi propositi, ma non aveva pensato che espressioni come “viale Marconi” o “ingorgo”, ripetute all'infinito e con terrore, potessero sostituire in pieno i due personaggi immaginari degli incubi infantili. «A casa non si parla d'altro», sorride, «mio marito e io rischiamo di ossessionare il nostro piccolo Gerardo».
SUMMIT FAMILIARI Il fatto è che in quella casa nel tranquillissimo rione San Lussorio, a Selargius, dopo cena si organizzano lunghe riunioni strategiche su come tentare (invano) di sfuggire al traffico dell'indomani: di viale Marconi, ovviamente. Valeria Cabiddu, che ha 35 anni, lavora in un call center a Sestu, quindi potrebbe infischiarsene della strada degli ingorghi. Gli orari di suo marito Christian Palmas gli permettono di non farsi intrappolare all'ora di punta. Il problema è l'infante, cioè Gerardo, che ha la gravissima colpa di frequentare le scuole materne laddove i genitori l'hanno iscritto, a Cagliari. È per lui, che la mamma s'ingorga ogni mattina, dopo aver lasciato un posto di lavoro nel Capoluogo «per ragioni di traffico».
I PIANI Cinque le strategie messe sul tavolo dalla famiglia Palmas, nei confronti serali stile Pentagono: sono i piani A, B, C, D ed E. Il primo è percorrere viale Marconi portando pazienza: «Ma quale pazienza: impiego tra i 40 e i 45 minuti», sbuffa la giovane mamma. Ecco allora il piano B: raggiungere Monserrato, svoltare per Auchan e, dopo aver aggirato gli istituti professionali, sboccare in viale Marconi poco oltre gli studi di Videolina: «Dai 35 ai 40 minuti, risparmio di tempo irrisorio, aggravio dei costi di carburante della mia Ford Fusion». Si materializza il piano C: dopo Monserrato, superato Auchan, proseguire per via Vesalio e svoltare in via Castiglione. «Siiiiiii, domani: coda infinita al semaforo di via Vesalio e paralisi del traffico in via Castiglione: 45-50 minuti», sentenzia mamma Valeria. Il piano D è un parto della mente del marito: da via Vesalio non svoltare in via Castiglione, bensì proseguire diritto in via Biasi, poi in viale Ciusa e svoltare per l'Asse mediano, dove il traffico scorre. La moglie cronometrista: «Circa 35 minuti, non ne vale la pena, e poi resta lo stress del semaforo di via Vesalio».
RASSEGNAZIONE Valeria si schiera a resa: «Al caos di viale Marconi non si può sfuggire». Sì, d'accordo, ma non aveva elencato anche un piano E? «Certo, è quello che abbiamo scelto: è il piano A, cioè viale Marconi, arricchito dall'acquisto di un lettore dvd portatile, grazie al quale riesco a far rimanere il mio Gerardo in auto per 40 minuti senza che gli venga la claustrofobia da lamiera». Tutto è bene quel che finisce così così, insomma. «No», smentisce Valeria, «perché arrivati vicino al canale di Terramaini il mio bambino distoglie gli occhi dallo schermo del dvd: “ Mamma, che schifo questa puzza. Chiudi il finestrino” ».
I figli sono doni di Dio. A patto che si abiti in città.

 

Le aziende
Numerose attività produttive
lungo i bordi di un'arteria
che vanta un Pil invidiabile
Tre emittenti televisive (negli anni Ottanta addirittura quattro, ma poi Canale 60 fu chiusa) e una radiofonica. Non poteva esserci migliore omaggio a Guglielmo Marconi, che inventò le radiotrasmissioni: Videolina, Tcs, Sardegna 1 e Radiolina sono lì, lungo quel nastro d'asfalto che accoglie un contorno piuttosto variegato.
Per quanto riguarda le attività produttive, in principio viale Marconi era la patria soprattutto degli autosaloni, che hanno bisogno di grandi spazi, ed è stato individuato come punto strategico per i Vigili del fuoco: la caserma è quasi alle porte della città e, quando fu trasferita da via Sonnino, pochi minuti erano sufficienti per raggiungere via San Benedetto. Ora non è più così, ma - almeno - da Is Pontis Paris i pompieri partono avvantaggiati per gli interventi fuori città.
Col tempo, ai bordi della strada è arrivato di tutto: gli immancabili negozi cinesi, certo, ma anche ipermercati, hard discount, due centri commerciali (Le Vele e Millennium, in territorio di Quartucciu), un polo scolastico nella traversa che porta a via Vesalio. Sul versante quartese resistono piccoli negozi e una banca, ma non mancano un Policlinico (il “Sant'Elena”) e un autolavaggio. Poi, nelle piccole traverse, trovano spazio gli artigiani, tra cui carrozzieri, meccanici e gommisti.
Non solo traffico, insomma: sarebbe curioso se qualcuno si prendesse la briga di calcolare il Pil di viale Marconi.

 

LA “BRETELLA”. Da Cagliari alla provinciale per Sinnai, ma Monserrato si oppone
La tangenziale alternativa che fa litigare i Comuni
Una strada alternativa a viale Marconi ci sarebbe, sulla carta, almeno per selargini e monserratini. Il problema è che la via intercomunale, che da via Vesalio a Cagliari dovrebbe sfociare nella provinciale per Sinnai, oltre la 554, non mette d'accordo tutti.
Selargius propone e chiede i finanziamenti alla Regione, Sinnai, Settimo e Quartucciu concordano, Monserrato ripete il più tassativo dei no, già pronunciato dal Consiglio comunale. Perché, fanno sapere due diversi sindaci (prima Sini, ora Argiolas) 270 metri di quella strada dovrebbero scorrere sui terreni del Demanio regionale nella zona monserratina di Terramaini, cioè del parco comunale. L'opposizione al progetto è totale, espressa con toni duri, che non lasciano speranza.
Al netto delle polemiche che stanno contrapponendo lo stesso sindaco monserratino Argiolas e il suo collega di Selargius, Gian Franco Cappai, una soluzione bisognerà pur trovarla nell'interesse di tutti i pendolari: quelli del versante sinnaese (che comprende Settimo e Maracalagonis), quelli selargini e monserratini e perfino quelli quartesi, che con la nuova “bretella” alternativa non c'entrano nulla, ma grazie a essa potrebbero trovare viale Marconi assai meno intasato.
Ciascun sindaco è eletto dai residenti nel Comune che si candida ad amministrare, è vero, però i primi cittadini sono tutti terminali dello stesso Stato, e lo Stato siamo tutti, pendolari compresi: bisognerebbe ascoltare anche loro, al di là dei campanili.