Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Allevi, dal pianoforte al podio

Fonte: L'Unione Sarda
28 agosto 2008


Entra in scena facendo l'aeroplanino, correndo con le braccia larghe, t shirt e jeans e Converse nere, il casco di riccioli che ballonzola. Afferra il microfono a due mani, si bilancia ora su un piede ora all'altro in attesa che i cinquemila dell'Anfiteatro smettano di applaudire e poi, con un filo di voce, annuncia il primo brano: «L'ho scritto per tutti gli ansiosi come me, per respirare: si intitola Aria ». Comincia così il concerto di Giovanni Allevi all'anfiteatro romano di Cagliari, secondo “tutto esaurito” in città nel giro di tre mesi. Un concerto in tre tempi: il primo col pianista solo in scena, per un set di brani tratti dai suoi primi quattro dischi; il secondo lo vede sul podio, bacchetta in mano a dirigere gli impeccabili Virtuosi Italiani; il terzo di nuovo al piano, ma ancora con l'orchestra.
I brani per piano solo sono semplici, diretti. Presentati con un filo di voce e sempre con l'indicazione del dove, quando e perché sono stati scritti («A 28 anni ho lasciato la mia Ascoli Piceno per inseguire il mio sogno. Sono andato a vivere in un monolocale a Milano. All'inizio era durissima. Anche dopo, a dire il vero. Un giorno, però, alle 7,30 del mattino, nel monolocale è entrato un raggio di sole che mi ha riempito di entusiasmo», Monolocale 7.30 a. m. ), arrivano filati al centro delle emozioni del pubblico. Certo, si tratta essenzialmente di pop suonato al piano (non a caso il suo primo disco, undici anni fa, è stato pubblicato da Jovanotti), con echi di minimalismo e nessuno degli ostici cerebralismi che precludono al grande pubblico la cosiddetta musica colta, ma c'è da domandarsi se avrebbero avuto lo stesso successo, queste composizioni, se non le avesse scritte uno come Giovanni Allevi, che sembra un ragazzo ma in realtà ha 39 anni, e appare timido e impacciato e non lo nasconde: «La mia fragilità - dice - è la mia forza». Di lui si conosce la tendenza a subire attacchi di panico, si apprezza la modestia (secondo i detrattori, affettata), si ricorda il look da secchione picchiatello ma simpatico. Il concerto, così, diventa il racconto (con colonna sonora) di come il ragazzo visitato dalla musica sia riuscito a superare le difficoltà e a raggiungere il suo sogno di affermarsi come pianista e compositore: lo spettatore parteggia, si commuove, e quando lo vede salire sul podio a dirigere l'orchestra capisce di trovarsi al punto di svolta, quando l'eroe, dopo aver incassato botte e delusioni, si prende la sua rivincita.
Con la bacchetta, Allevi scandisce i cinque tempi della suite “L'angelo ribelle”. L'orchestrazione rende più complesso e articolato il discorso compositivo, il dialogo fra violini, violoncelli, contrabbassi, basso tuba, fiati, percussioni fitto e intricato. Il compositore spiega movimento per movimento le ragioni intime della sua creatura. Poi torna al piano, per il resto dei brani del suo recente Evolution : “Foglie di Beslan”, “Come sei veramente”, “Prendimi”, “300 anelli”. Pubblico in piedi ad applaudire orchestra e compositore, e ben tre bis per concludere una serata che Allevi è pronto a incorniciare: «È stato - giura - il concerto perfetto». E va via, facendo l'aeroplanino.
MARCO NOCE

28/08/2008