Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

L’alternativa all’anfiteatro c’era

Fonte: La Nuova Sardegna
27 giugno 2011



Un progetto a zero costi bocciato dal Comune, poi l’esposto-denuncia




MAURO LISSIA

CAGLIARI. E’ cronaca di ieri: per gli spettacoli estivi non c’è alternativa all’anfiteatro romano. Ora invece spuntano le carte che dimostrano il contrario: l’alternativa c’era, un’arena all’aperto da 4500 posti in regola con le norme di sicurezza, che un imprenditore veneto da dieci anni in città avrebbe montato nell’area del Poetto di fronte all’Ottagono e smontato a fine stagione. Uno spazio aperto a tutti gli operatori, che Andrea Caldart ha offerto invano per due anni all’amministrazione Floris e alla Regione incassando risposte vaghe o evasive. E’ una storia imbarazzante quella che emerge dai documenti, ora in parte depositati alla Procura della Repubblica. Una storia che si apre alla fine del 2009, quando Caldart - titolare delle società Make & Song e PeopleWay srl - presenta una richiesta scritta al governatore Ugo Cappellacci e all’assessore Gabriele Asunis per ottenere in concessione decennale l’area di 33 mila metri quadrati sul lungomare. Il progetto, chiamato Notti Mediterranee, è di allestire un teatro all’aperto per concerti e serate culturali, con punti di ristoro e attività commerciali. La risposta della Regione è legalmente ineccepibile: impossibile un’assegnazione diretta, serve una gara. Caldart ci riprova l’anno dopo, seguendo le indicazioni degli uffici: stavolta chiede l’area per tre mesi più tre, come fanno i circhi o i luna park. La risposta della Regione è un invito a partecipare alla selezione per l’affidamento del servizio di parcheggio, da organizzare proprio su quel terreno inutilizzato. Peccato che in base al piano urbanistico si tratti di una superficie classificata come GA1, destinata ad attività di servizio ma non a parcheggio. Caldart comunque non è interessato a custodire le automobili dei bagnanti e il carteggio con Regione e Comune prosegue. Da una parte l’imprenditore prova a partecipare a un’ipotetica gara per la concessione dell’anfiteatro romano, da sempre in capo a Sardegna Concerti senza alcuna selezione pubblica. Dall’altra cerca di superare gli ostacoli burocratici che impediscono di realizzare il progetto sul lungomare. Ostacoli a dir poco risibili, perchè la Regione - proprietaria dello spazio - l’ha ceduta al Comune per un euro, ma il Comune ha ritardato a esercitare il diritto di acquisto. Così, in questa sorta di limbo amministrativo, i soli a lavorare davanti all’Ottagono sono i parcheggiatori abusivi, mentre uno spicchio del terreno è occupato stabilmente dai Rom. Basterebbe un colpo di coda, un briciolo di volontà politica e in poche settimane Cagliari potrebbe contare su un’arena alternativa all’anfiteatro, di fronte al mare, perfettamente attrezzata e soprattutto senza spendere un centesimo. Ma la volontà politica non sempre coincide con le necessità e spesso neppure con la legalità. Infatti l’area resta uno spazio per la sosta abusiva.
Siamo al 14 giugno 2010. E’ qui che la vicenda si sposta sul fronte giudiziario perchè Caldart, dopo due anni passati a bussare su porte chiuse, ha perso la pazienza: alla Polizia tributaria trova due funzionari che ascoltano la sua denuncia e la verbalizzano. L’imprenditore spiega di aver chiesto con fax e telefonate un incontro con Gerolamo Solina, dirigente dell’assessorato alla cultura: «Volevo solo chiedere di esercitare il mio diritto a partecipare alla gara per l’arena romana». Sembrava addirittura che potesse farcela, perchè un fax del 24 maggio lo informa che l’amministrazione «sta predisponendo tutti gli atti necessari per stabilire modalità e termini di gestione dell’anfiteatro romano per la realizzazione della prossima stagione degli spettacoli». Prosegue il fax: «Sarà cura di questo servizio rendere noti tali termini e modalità mediante idonei mezzi». Chissà quali erano quegli «idonei mezzi». Forse i giornali, perchè è da quelli che Caldart apprende che la stagione 2010 all’arena romana era stata già interamente programmata, protagonista ancora una volta la famiglia Palmas con una nuova società: la Sardinia Enterteinment. Nessun avviso pubblico, nessuna selezione: malgrado la Procura s’apprestasse a incriminare dirigenti, funzionari e imprenditori privati per via di quella concessione arbitraria negli anni precedenti, il Comune ha continuato imperterrito a ignorare le norme sugli appalti. Caldart denuncia Solina, che ora non è più il dirigente della divisione cultura. La Procura indaga e la città, con l’estate in corso, è rimasta priva di uno spazio per gli spettacoli all’aperto.

 

Quell’arena è un bene dello Stato

Tre inchieste giudiziarie sulla gestione e sui danni arrecati al sito




CAGLIARI. Gli amministratori vecchi e nuovi fanno fatica a capirlo, ma l’anfiteatro romano non è una proprietà comunale: è un monumento protetto dalle norme della Costituzione. E’ stato infatti il sovrintendente archeologico Marco Minoja, dopo undici anni di inerzia da parte di chi l’ha preceduto, a imporre la chiusura agli spettacoli dell’arena dopo la verifica compiuta dagli ispettori dell’Istituto centrale del restauro e della conservazione dei monumenti. Di fronte a pareri così autorevoli chiunque avrebbe osservato un rispettoso silenzio. Invece si è scatenata la corsa a «soluzioni equilibrate» e ad altre formule rivolte a rinviare di un altro anno il ritorno del sito archeologico alle origini: a premere c’erano personaggi convinti che le note di qualche chitarrista e il proprio interesse possano prevalere sulla tutela della nostra cultura. Ma le cose stanno così: fallito il progetto delle opere all’aperto avviato nel 2000 dal Lirico, negli ultimi anni l’anfiteatro è stato concesso senza selezione pubblica alla famiglia Palmas nelle sue varie e articolate configurazioni societarie, malgrado altri imprenditori si siano fatti avanti. Se la concessione diretta e la gestione finanziaria che l’ha seguita siano legali o no lo stabilirà un processo penale che si apre il 1º luglio con l’udienza preliminare. A giudizio coi Palmas anche l’ex dirigente comunale Bruno Soriga e la funzionaria Luisa Lallai. Un’altra inchiesta è stata aperta dalla Procura per la gestione 2010 e ancora un’altra ipotizza il reato di danneggiamento per l’impalcatura delle tribune lignee, che ha trafitto le basi del monumento, chiuso «senza se e senza ma» per decisione dell’organo ministeriale competente. Il resto sono chiacchiere. (m.l)