Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Dal terrore all'accoglienza

Fonte: L'Unione Sarda
27 giugno 2011

Celebrazioni


«È vivere ogni istante nel terrore. È la paura che arrivi una bomba in casa mentre i tuoi figli stanno dormendo. È sentire il freddo di una pistola in faccia mentre cammini per strada perché chiunque può ucciderti in ogni momento». Questa è la guerra secondo Halima Sheikh Hassan che a Mogadiscio ha lasciato i suoi tre bambini e che, dopo 24 ore in acqua sino a Lampedusa, è arrivata a Cagliari in cerca d'aiuto. E l'ha trovato. Merito di una rete tra istituzioni e organismi in grado di gestire lo tsunami umano che a ondate porta rifugiati in fuga dalle zone di guerra. Settecentouno un mese fa, sessanta fra pochi giorni. Ma soprattutto è merito di persone. Perché un letto e un pasto non bastano. C'è una squadra silenziosa di operatori e volontari che offrono quel di più di umanità necessario ad alimentare la speranza. Come Stella Deiana, responsabile del progetto SPRAR (Sistema Nazionale di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) “Emilio Lussu” e come Ettore Cannavera, della cooperativa La Collina di Serdiana, che venerdì alla Vetreria di Pirri hanno celebrato la Giornata mondiale del rifugiato. Con loro, 250 tra operatori, immigrati, rappresentanti delle istituzioni, associazioni e cooperative sociali. Una festa colorata che ha coinciso con i 60 anni della Convenzione di Ginevra, il primo accordo internazionale in materia di rifugiati, e col sessantesimo anniversario dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Un incontro che è stato uno scambio di esperienze e che, con la presentazione di un libro e una pièce, ha celebrato il concetto di protezione internazionale.
Il libro, presentato da Angela Quaquero, assessore alle politiche sociali della provincia di Cagliari, e dal giornalista Vito Biolchini, si intitola “Cinque anni a fianco dei rifugiati”, è edito dalla Collina e spiega il sistema di protezione dei rifugiati, ma anche il progetto SPRAR sposato da Collina e Provincia. Schede tecniche descrivono i Paesi della fuga. Un viaggio del terrore in 20 Stati dall'Afghanistan al Venezuela. Un terrore che si può leggere nero su bianco, ma anche negli occhi degli immigrati presenti. Come Ruken Bakrak che il suo nome curdo lo sussurra come una parola proibita. E come suo figlio Ahmet che, recitando le parole della poetessa Hevi Dilara, ci ricorda che il dolore di dover vivere lontani dalla propria terra «non posso dirlo con parole» perché «le parole non saltano leggere come la gazzella che ho lasciato». In Sardegna, a inseguire un sogno di normalità affrontando la procedura per l'asilo politico, sono 384. Il Prefetto Giovanni Balsamo, il direttore del Servizio protezione civile Giorgio Onorato Cicalò, il direttore generale dell'ANCI Umberto Oppus e il sindaco Massimo Zedda hanno raccontato di un efficace sistema di gestione di accoglienza. Ai cittadini non resta che accogliere gli immigrati come una ricchezza. Idea ribadita anche in “Marea. La vita in ogni respiro”, lo spettacolo prodotto da Cada die teatro, Time in Jazz e Ambria Jazz Festival con gli attori-autori Giancarlo Biffi e Pierpaolo Piludu dove i clandestini, anziché dire il loro nome, dichiarano di essere semplicemente uomini e alla domanda “e che significa?” rispondono “che siamo come te”.
Cristina Muntoni