Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sfilano le miss su quattro ruote

Fonte: L'Unione Sarda
27 giugno 2011



Quella foto pubblicata da L'Unione Sarda è stata la sua fortuna. «Non mi volevano dare l'iscrizione all'Asi perché sostenevano che gli interni non erano originali. Ho mostrato loro la foto pubblicata, a novembre 2003, da “Come eravamo”. Sono stati costretti a darmi ragione». Quella di Giovanni Tamponi, insegnante in pensione ed ex consigliere regionale, e della sua Fiat 510 Torpedo del 1922, è una delle tantissime storie che possono raccontare le auto d'epoca in mostra ieri ai Giardini pubblici.
Storie di auto che, guidate da un destino pazzo, hanno viaggiato da una parte all'altra del mondo. Storie di proprietari che hanno coltivato la loro passione spendendo tempo e denaro. «E hanno fatto un lavoro splendido», afferma soddisfatto Alessandro Casciu, tesoriere dell'associazione Automoto d'epoca Sardegna. «Quando le auto si sono schierate per la sfilata non riuscivamo a credere di aver messo insieme tanti gioielli». Opere d'arte che meriterebbero di essere viste da tutti. «Questa manifestazione», dice Sergio Caccia, delegato artistico dell'associazione, «serve anche a sensibilizzare le amministrazioni: se avessimo uno spazio, potremmo creare, a nostre spese, una sorta di museo permanente».

Sarebbe bello poter ammirare sempre queste auto. E conoscere le loro storie. «La mia auto», riprende Tamponi (che possiede anche una Fiat 509 targata “SS 2”), «era l'ammiraglia della Fiat, usata dai regnanti. È arrivata a Cagliari come auto di rappresentanza della Satas, l'attuale Arst. Chissà come, è finita in una discarica. L'ho recuperata e ho cominciato il lavoro di restauro. Ci ho messo 20 anni perché ho ricostruito con le mie mani tutti i pezzi che mancavano». Compresa quella tappezzeria che non piaceva all'Asi (l'associazione delle auto storiche). «Ma la foto dell'Unione ha tagliato la testa al toro».
Gioielli della tecnologia spettacolari. In certi casi, pezzi unici. Come la Fiat 1100 Tv Primtemps. «I siti specializzati», dice con orgoglio il proprietario Agostino Ballero, «sostengono che questa sia l'ultima rimasta in circolazione». Porta con sé una cartella piena di immagini d'epoca e attestazioni. «Nel 2006, sono stato inviato a Villa d'Este dove c'erano quello che vengono considerate le venti più belle auto del mondo». Per lui una passione e una missione. «Sono opere d'arte, non possiamo farci depredare, come stava accadendo, da collezionisti stranieri».
In realtà, gli italiani non si limitano solo a vendere. «Per 30 anni», dice Olindo Figus, proprietario di una Fiat 519 Torpedo, «ho lavorato su quest'auto, acquistando pezzi da tutto il mondo». Facile per lui: ora è pensionato, prima girava per il globo. «Ero autista del ministero degli Esteri», spiega mentre mostra foto con politici del passato e il diploma di “autista perfetto”, rilasciato dallo stesso ministero. «E pensare che quando ho visto la prima auto d'epoca, una Ford T, in Argentina mi è stato detto che non avevo i soldi per comprarla». È arrivata la rivincita. E ora siede nel suo gioiello, indossando un frac (d'epoca, è ovvio).
Storie incredibili. Come quella di Giorgio Serreli che sfoggia un'auto unica, una Lancia Aprilia convertibile. La sua specificità? «Nel 1938, si potevano ordinare auto su misura. Questa, realizzata dall'officina Farina, rappresenta, dunque, un modello unico». Il prezzo? «Non lo so e non mi interessa: quest'auto non ha prezzo. Qui ci sono tutti i sabati e le domeniche di dieci anni della mia vita».
Una galleria che sembra una macchina del passato. C'è l'auto targata “CA 130” (una Salmson Al 3 del 1922). E c'è anche l'autocarro Fiat 514 del 1930. «Era», racconta Carlo Usai, «l'auto della mia famiglia dal '37. Nel '48, è stata trasformata in furgone perché non c'erano più camion a disposizione. È rimasta 45 anni chiusa in un garage. Era un rudere: ci ho messo un anno per rimetterla a posto».
Marcello Cocco