Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

I sindaci: «Ridateci la gestione dell’acqua»

Fonte: La Nuova Sardegna
22 giugno 2011

Oristano, temono il crac della società che ha 380 milioni di debiti




ORISTANO. Fossero stati a Pontida, l’avrebbero definita una chiamata alle armi. Più pacificamente, si è trattato del primo appuntamento post referendum sull’acqua organizzato dall’Anci, l’associazione che raggruppa i comuni, che ha radunato 200 sindaci al teatro Garau di Oristano. Location perfetta per mandare in scena l’ultimo atto di una commedia che sta volgendo in dramma. Per i costi, per i disservizi, per il malcontento tra gli utenti e tra gli amministratori locali che di Abbanoa, l’idromostro, il gigante dai piedi d’argilla, il burosauro, non ne vogliono più sapere.
«Partiamo da un dato di fatto: il problema acqua-Abbanoa è totalmente fuori dal controllo. Deficit da 12 milioni, esposizione verso le banche di 200 milioni di cui 70 immediatamente esigibili, 180 milioni con i fornitori. Abbanoa è de-cot-ta». Il sindaco di Sassari Gianfranco Ganau scandisce forte e chiaro le sillabe del requiem sul gestore unico del servizio idrico integrato; «perché la ricapitalizzazione prevista di 120 milioni di euro non è stata fatta, perché forse si sono sovrastimate le entrate e sottostimate le uscite», continua lui, e continuano i sindaci chiamati a far fronte comune davanti a quella che Umberto Oppus, sindaco di Mandas e direttore generale dell’Anci, definisce una «disfatta che si ripercuote sui bilanci dei Comuni, delle famiglie, con aumenti tariffari (il 13 per cento in più dal dicembre scorso ndr) decisi senza alcun coinvolgimento delle autonomie locali». Senza che peraltro questi aumenti abbiano una qualche capacità di incidere nel colmare il baratro che, come un grande buco nero, sta ingoiandosi Abbanoa. Mentre su tutto incombe l’altra questione, ossia il commissariamento dell’Autorità d’ambito: un atto di forza della Regione «che ne deve stare fuori, revocarlo immediatamente, e restituire il governo dell’acqua ai Comuni», dicono altri sindaci. Una delle rivendicazioni da presentare al tavolo regionale, in questo momento traballante persino rispetto al disegno di legge che comunque prevede la cancellazione dell’assemblea dei soci, l’insediamento di un comitato di gestione ristretto a sei componenti, tre sindaci e tre assessori. Tradotto: fuori tutti i comuni azionisti, scettro del comando ancora saldamente in mano alla Regione. Ma quando mai.
E se il primo cittadino di Nuoro Sandro Bianchi dice senza mezzi termini che «il piano industriale di Abbanoa è una carta di intenti senza più valore», ecco le proposte dell’assemblea dei sindaci per uscire da un empasse non più accettabile. Tanto più che lo sfascio è anche strutturale, oltre che finanziario: prova ne sia che Abbanoa non riesce nemmeno a far fronte all’ordinaria manutenzione, ha ridotto al lumicino (il 30 per cento del budget mensile) gli interventi sulla rete e spesso sono i Comuni a dover mandare gli operai delle Manutenzioni. Quando c’è da tappare una falla, riparare una condotta.
«Oltre che la revoca del commissariamento dell’Autorità d’ambito, chiediamo che venga ritirato il disegno di legge che consegna i poteri alla giunta regionale, e un impegno finanziario della Regione che ripiani il debito e alleggerisca il deficit di bilancio di Abbanoa in una rinnovata e qualificata gestione del sistema idrico integrato sardo», scrivono i sindaci nel documento di sintesi dell’incontro.
Il ripiano significa tirare fuori innanzitutto 70 milioni di euro per far fronte ai debiti più urgenti, ma programmarne almeno altri 200 per rimettere i conti in sesto. La proposta è un incontro tra quello che viene definito comitato ristretto di sindaci, saranno una trentina, che andrà a trattare con la Regione e che sembra di fatto una specie di Autorità d’ambito-ombra. Un gruppo di sindaci che, per le loro competenze, cercheranno anche di entrare nel merito delle questioni, per esempio del piano industriale per ridare vita al gestore. Visto che il referendum sull’acqua ha spazzato la possibilità dell’apertura ai privati della società, nella misura del 40 per cento, attraverso un’operazione di capitalizzazione. In sintesi: tempi strettissimi per un incontro con la Regione. Rimettere a posto Abbanoa non può prescindere dall’affrontare le «questioni relative agli assetti istituzionali che riguardano il sistema idrico, a partire dal ripristino della sovranità degli Enti locali nel governo dell’acqua». Regione go home, il tempo della pazienza è finito.