Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Ciò che resta ci è invidiato da tutto il mondo

Fonte: La Nuova Sardegna
26 agosto 2008

MARTEDÌ, 26 AGOSTO 2008

Pagina 3 - Fatto del giorno

LA NECROPOLI






PIERO BARTOLONI*

--------------------------------------------------------------------------------


Non entro nel merito della diatriba amministrativa e legale che riguarda il colle cagliaritano di Tuvixeddu, poiché sono solamente uno studioso che per altro ha l’onore di ricoprire la cattedra di Archeologia fenicio-punica dell’ateneo turritano. Infatti, il mio intervento riguarda unicamente l’aspetto scientifico ed è rivolto verso un impianto che difficilmente trova paragoni sia in Sardegna che al di fuori dell’isola.
Le vicende della necropoli di Tuvixeddu sono note, ma gioverà un breve resumé, che narra una successione di sconfitte, se, con il termine di sconfitte, si possono intendere le progressive devastazioni degli antichi ipogei. Si tenga presente che gli unici danni che questa necropoli ha subito sono tutti collocati nell’ultimo cinquantennio.
Si è iniziato con l’opera devastante operata dal vecchio cementificio, che ha portato alla sparizione del cuore stesso dell’impianto cimiteriale punico: si può valutare per difetto la scomparsa di almeno un migliaio di ipogei. Segue poi lo sfondamento operato alla periferia settentrionale dell’area cimiteriale, quella, per intendersi, del versante di via Is Maglias: anche in questo caso sono spariti oltre duecento ipogei. L’elenco può essere parzialmente completato dalle numerosissime tombe devastate da tutte le costruzioni che hanno assediato il colle nel corso degli ultimi decenni.
Il lavoro degli archeologi, che si attivano non per il dubbio gusto di trovare cocci, ma unicamente per ricostruire la nostra storia, in circa centoventi anni di studi e di ricerche ha permesso di individuare circa milleduecento tra ipogei e semplici fosse. Ciò ha permesso di porre in luce e di documentare un patrimonio unico al mondo e che attualmente neppure la famosa Cartagine conserva. Si può citare a malapena la Madrepatria, la terra del Libano, ove sono conservate poche decine di tombe in una terra martoriata. Gli unici impianti cimiteriali che possano essere paragonati a quello cagliaritano sono visibili, uno a Sant’Antioco, nella nostra Sardegna e uno a Kerkouane, in Tunisia. L’area cimiteriale dell’antica Sulky comprendeva circa millecinquecento ipogei, ma, poiché l’attuale abitato insiste almeno in parte sulla necropoli punica, molti ipogei sono spariti o hanno subito un degrado irreversibile. La necropoli di Kerkouane è dipanata lungo le colline che affiancano la costa orientale del Capo Bon, in Tunisia. Ma si tratta di una necropoli che dista 120 km dall’area urbana di Tunisi.
In conclusione, con quel che resta della necropoli di Tuvixeddu siamo in presenza di un’area archeologica che è paragonabile a uno scrigno, a un libro di storia a cielo aperto, a un’area archeologica in pieno centro urbano, che come tale ci è invidiata da tutto il mondo civile.
*Professore ordinario di archeologia fenicio-punica all’università di Sassari