Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

“Karel” a tutto rock

Fonte: L'Unione Sarda
13 giugno 2011

La club culture di Bertallot ha chiuso la tre giorni di live

La musica batte nel cuore di Cagliari
Dietro una consolle tecnologica sistemata sopra un palco nello spazio all'aperto del Ghetto degli Ebrei di Cagliari, Alessio Bertallot chiude sabato notte la tre giorni del Karel Music Expo curato da Vox Day. Un set all'insegna della club culture che ha per primo obiettivo quello di coinvolgere tutti attraverso un viaggio nel suono e nel ritmo dove ognuno può trovare la musica che più ama. Raffinato, colto e fantasioso, il famoso deejay-produttore-conduttore radiofonico e tante altre cose, traccia la rotta di un itinerario che incrocia funk e house, techno e breakbeat, drum'n'bass e downstep, traghettando verso calde mete che per un po' fanno dimenticare il forte maestrale della serata.
In un programma itinerante che come i giorni precedenti trascina musicisti e pubblico in un percorso a tappe e gare a cronometro (le esibizioni non vanno oltre i quaranta minuti), tra gli ospiti internazionali spicca il nome di Mick Harvey, per lungo tempo compagno di strada di Nick Cave, autore, in compagnia della contrabbassista Rosie Westbrook, di una prova che rimanda a suoni acustici e ribadisce con la sua intensa semplicità e poesia, una dignità di stile che la pone al riparo dalla volgarità e dal frastuono di tante proposte d'oggi.
Una proposta dalle atmosfere raccolte come quelle del duo anglo-americano Rue Royale, che non vuole né sorprendere né strafare, ma solo preservare la propria identità di sensibili esploratori di storie e sentimenti. Sul fronte dei gruppi sardi, i Dorian Gray tengono banco con i brani dell'ultimo lavoro La pelle degli spiriti , pervaso da un rock ora vistosamente incalzante ora dall'energia sotterranea, da cui affiora una bella rilettura di You spin me rond dei Dead or alive, e a ricevere apprezzamenti sono anche gli ironici Punkillonis e il melting pot offerto dai Getsemani (un miscuglio di fusion, progressive, psichedelia e richiami alla nostra terra), entrambi di scena al bastione del Balice, dove la sera prima approdano i polacchi Indigo Tree con il loro raffinato elettro-rock e i britannici Broken Links dalle facili concessioni al gusto corrente.
Chi è cieco alle mode e sordo al richiamo delle sirene del marketing è invece Hugo Race (pure lui, come Harvey, in passato sodale di Cave), che gli appassionati ben conoscono anche per via dello stretto rapporto con la città, nato anni fa grazie a due album prodotti dalla Desvelos di Giuseppe Pionca. Affiancato dai solidi Antonio Gramentieri alla chitarra e Diego Sapignoli alla batteria, il cantante-chitarrista di Melbourne si immerge nei temi dell'ultimo album Fatalists , firmando la pagina più emozionante della rassegna con un rock ispirato, senza fronzoli, densamente introspettivo, che comunica e coinvolge. Schegge di psichedelia, colori folk, intime ballate, scorribande blues, improvvise impennate elettriche e una sofferta consapevolezza che lo porta a interrogarsi sulla fugacità dell'esistenza, rendono bellissimo un concerto a cui il pubblico tributa lunghi applausi. A mettere il sigillo sulla serata sono i Tre allegri ragazzi morti, che rendono omaggio a Pier Paolo Pasolini con una riuscita commistione tra arte grafica (gli ammalianti fumetti disegnati in presa diretta dal leader della band, Davide Toffolo), ricordi, vecchie canzoni e personali cavalli di battaglia.
Carlo Argiolas