Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Il meno berlusconiano del centrodestra

Fonte: La Nuova Sardegna
6 giugno 2011

L’OPINIONE






MARIO SEGNI

Ho fatto con convinzione la campagna per Massimo Fantola candidato a sindaco di Cagliari. A parte l’amicizia fraterna ho sempre visto in Fantola una straordinaria coerenza tra l’impostazione politica e la azione concreta, fatto raro in politica soprattutto quando comporta sacrifici personali (e voglio ricordare la non candidatura dopo il terzo mandato in linea con la sua lunga campagna istituzionale). Gli elettori avrebbero avuto la totale certezza di una serietà e di una affidabilità dimostrate con i fatti. Hanno scelto diversamente, e la loro scelta va rispettata.
Ma c’è un problema politico che va oltre i meriti e le valutazioni personali. Fantola e il suo partito, quello dei Riformatori, hanno rappresentato uno dei pochi casi di un movimento liberale, riformista, bipolare, che ha rifiutato la integrazione con Berlusconi e il suo partito. L’impostazione liberale non permetteva di
confluire in un partito costruito come una organizzazione aziendale e una proprietà privata, e caratterizzato da una palese violazione della legalità attraverso le leggi ad personam. Ma la linea bipolare e maggioritaria, che è nel Dna dei Riformatori, non permetteva né alleanze a sinistra né fughe centriste. Tutto questo ha consentito ai Riformatori una visione strategica nitida e chiara, ma li ha obbligati a scelte tattiche difficilissime, perché vincolati alla convivenza con Berlusconi e il suo partito, una convivenza complessa per le profonde differenze, e per lo squilibrio di forze. Ma pur in un difficilissimo equilibrio i Riformatori hanno costruito qualcosa che offriva una casa e un riparo politico a quel pezzo di mondo moderato che si sentiva diverso sia da Berlusconi che dalla sinistra. E’ la strada che ho perseguito per lunghi anni anch’io a livello nazionale, che nel 99 mi ha portato alla alleanza con Fini nell’Elefantino, una alleanza che, se Fini la avesse perseguita, avrebbe avuto più opportunità e più spazi del tentativo che lui ha fatto nei mesi scorsi. Non ho avuto successo, e anche questo dimostra la difficoltà dell’impresa. Ma il fatto che sia difficile non toglie nulla al fatto che sia necessaria. Che altro è questo se non la ricerca di quella “destra diversa” invocata da tanti, e soprattutto da tante personalità della sinistra?
Per uno strano paradosso Fantola ha perso proprio nel momento in cui il mito berlusconiano si è incrinato, e in cui la crisi di quel modello avrebbe dovuto rafforzare la ricerca di un centro destra diverso. L’unico candidato non berlusconiano in tutto il centro destra italiano, come hanno sottolineato parecchi giornali nazionali, ha perso proprio per una travolgente reazione di opinione contro Berlusconi.
La politica (come la vita) spesso è illogica e ingiusta. Proprio nel momento in cui diventa necessaria quella strategia registra una battuta d’arresto. Ma il fatto che sia ancora più difficile non toglie che, sia in Sardegna che in Italia, sia più che mai indispensabile. Con la crisi irreversibile del centro destra attuale, una nuova forza liberale, riformista e moderna è la sola cosa che può riempire un vuoto che sarebbe drammatico.