Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

(Pdl) «Progetto e alleanza deboli, adesso ritroviamo la spinta»

Fonte: L'Unione Sarda
6 giugno 2011

L'analisi del voto dell'assessore Giorgio La Spisa

 Vedi la foto Non è mai stato un candidato ufficiale, ma si è fatto da parte senza scossoni quando gli è stato chiesto di convergere su Massimo Fantola. È rimasto al fianco di Ugo Cappellacci, senza giocarsi una scommessa cagliaritana per la quale - è opinione comune - aveva le credenziali giuste. Giorgio La Spisa, vice presidente dell'esecutivo regionale e assessore al Bilancio, è sicuro: «Abbiamo perso le elezioni per la debolezza della proposta politica e dell'immagine della coalizione, ripartiamo cercando di ritrovare quella spinta emotiva che oggi si è affievolita».
La Spisa, cosa è successo a Cagliari?
«Siamo scesi in piazza per dare un appoggio totale a Massimo Fantola, con la mia squadra lo abbiamo sostenuto con energia, coinvolgendo tantissimi ragazzi. Quello che è successo non è ascrivibile a responsabilità precise, né tantomeno del candidato sindaco, che stimo moltissimo. Le responsabilità sono ampie, condividiamole. Ci ha investito un vento che non è partito certo da Cagliari, ma che ha soffiato in molte città d'Italia».
Perché la coalizione ha perso?
«La sconfitta è frutto della debolezza di tutta la coalizione e complessivamente della proposta politica. Forza Italia nel 1994 e il Pdl nel 2008 e 2009, a Roma come in Sardegna, vinsero per la freschezza della proposta, attorno a cui si aggregò anche una quantità enorme di giovani. Avevamo messo al centro della proposta la persona, il valore della famiglia, la spinta all'impresa, la forza della scuola e della società in antitesi a uno statalismo che stava inghiottendo il Paese. Poi, anni di governo hanno appannato questa immagine, questa capacità propositiva, anche perché abbiamo fronteggiato crisi ripetute, come l'ultima, che sta sconvolgendo tutto il sistema economico. Il tasso di disoccupazione cresce e l'elettorato esprime giustamente un disagio».
La “proposta debole” è l'unico errore, o il voto è stato anche un segnale a chi governa la Sardegna?
«Giunta e Consiglio inseguono le emergenze, accettando di sottostare alle convulsioni della piazza, spesso pressati dalle spinte corporative, dall'agricoltura all'industria e i servizi. Abbiamo fronteggiato la crisi ma non possiamo perdere di vista il progetto, quello che ci ha permesso di riconquistare la Regione».
Come deve ripartire la coalizione di centrodestra?
«Il nostro elettorato non si è più identificato nella spinta ideale ed emotiva, gran parte ha perfino votato a sinistra. Ma ritengo che i nostri elettori ci seguiranno di nuovo se sapremo dare segnali concreti di movimento. Si riparte non certo con un ritocco alla carrozzeria, ma mettendo a punto il motore. Dobbiamo migliorare e caratterizzare l'azione di governo, ma anche dare un'organizzazione al partito, finalmente».
Nel Pdl c'è la corsa a dimettersi o ad accusare il vicino di banco.
«Un errore da non commettere è quello di fare il mea culpa battendo il petto dell'altro. Dobbiamo ritrovare le ragioni dell'alleanza, riscoprendo le tre componenti della nostra coalizione: cattolica, laica e sociale. Tre punti che hanno radici solide e che fronteggiano una deriva della sinistra caratterizzata dall'assenza di valori positivi».
Lei, che riempie le sale con i forum sulla città e sui grandi temi di governo, saprà certamente chi non vi ha votato.
«C'è un mondo cattolico e laico che ci ha guardato sempre con grande simpatia, e quella simpatia oggi si è appannata».
Forse il progetto di Massimo Zedda ha convinto di più.
«Zedda? Non ho visto una grande proposta. Ho visto magari un'immagine ben costruita. Noi possiamo proporre qualcosa di più solido. Una delle condizioni, tuttavia, è che ci sia una maggiore e reale democrazia all'interno del partito».
Enrico Pilia