Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Matematica, tra fede e ragione

Fonte: La Nuova Sardegna
1 giugno 2011



Breve cronistoria del rapporto tra la scienza dei numeri e la teologia



Il noto studioso aprirà domani la rassegna cagliaritana tenendo una lezione magistrale sul dibattito tra sapere e religione

PIERGIORGIO ODIFREDDI

Nella sua enciclica «Fides et ratio», Karol Wojtyla dichiara apertamente che fede e ragione non sono conflittuali, ma complementari: «È illusorio pensare che la fede, dinanzi a una ragione debole, abbia maggior incisività; essa, al contrario, cade nel grave pericolo di essere ridotta a mito o superstizione». La stessa cosa ha ripetuto spesso il suo amato successore, Benedetto XVI, a partire dal controverso discorso di Ratisbona.
Poichè nel mondo tecnologico la ragione si esprime sostanzialmente nel sapere scientifico, l’uomo occidentale contemporaneo deve dunque essere pronto a passare le proprie credenze religiose al vaglio di microscopi e telescopi, sia letterali che metaforici, purificandole dagli aspetti mitologici e superstiziosi che non sono più in sintonia con la nostra epoca.
Così come la teologia naturale cerca nel mondo esterno e nella natura le prove dell’esistenza di Dio e le sue manifestazioni nell’universo, la teologia razionale persegue lo stesso scopo guardando al pensiero puro e al mondo delle idee. E, così come oggi una teologia naturale non può che essere scientifica, una teologia razionale degna di questo nome non può che essere matematica.
Già Agostino propose, nella «Città di Dio», un argomento teologico di natura matematica: la creazione avvenne in sei giorni perchè 6 è un numero perfetto (uguale cioè alla somma dei suoi divisori propri, che nel caso di 6 sono 1,2 e 3).
Gregorio da Rimini riadattò invece uno dei paradossi di Zenone per argomentare, contro il rifiuto dell’infinito da parte degli scolastici, che Dio avrebbe potuto creare una pietra infinita, addirittura in una sola ora: bastava che facesse una pietra di un chilo in mezz’ora, e che vi aggiungesse un secondo chilo in un quarto d’ora, un terzo chilo in sette minuti e mezzo, e così via.
Il primo vero campione della teologia matematica fu però il cardinale Nicola Cusano. In due singolari opere, «La dotta ignoranza» e «Le congetture», egli fornì una girandola di argomenti aritmetici e geometrici a sostegno della fede: ad esempio, che Dio contiene tutte le creature, ma è anche interamente contenuto in ciascuna di esse, nello stesso modo in cui una retta contiene tutti i segmenti, ma ha lo stesso numero di punti di ciascuno di essi. Cusano propose anche la memorabile immagine di Dio come una sfera infinita il cui centro è dovunque, e la cui superficie non è in nessun luogo.
Pascal introdusse il calcolo delle probabilità non solo nella matematica, ma anche nella teologia. La sua famosa scommessa è un tentativo di spingere a credere per convenienza: se Dio non c’è e si crede, si spreca la vita terrena; ma se Dio c’è e non si crede, si perde la vita eterna. La sproporzione fra le possibili vincite e perdite mostra che conviene credere: un argomento debole, ma certo più convincente dei motivi per giocare al Superenalotto.
Leibniz si ispirò al classico cinese I Ching per inventare l’aritmetica binaria, che oggi è alla base dell’informatica. E, puntualmente, ne trasse conseguenze teologiche: nella rappresentazione di ogni numero intero nel sistema binario, come sequenza di 0 e 1, egli vide un’immagine della creazione di ogni cosa a partire dal nulla e da Dio.
In tempi più recenti, a fine Ottocento, la scoperta di Georg Cantor della teoria degli insiemi, con la sua profusione di infiniti, fu vista con sospetto dalle gerarchie ecclesiastiche: la presenza di più di un infinito rischiava infatti di aprire la via al politeismo.
La teoria di Cantor, dopo essere stata studiata dai domenicani, ricevette l’imprimatur dal Cardinal Franzelin con la seguente motivazione: gli infiniti di cui si parla in matematica non sono dei veri infiniti, ma solo dei transfiniti. Cioè, dei passi oltre il finito che permettono di avvicinare l’unico e vero Infinito Assoluto, ma non di raggiungerlo.
L’ultimo atto della nostria breve storia è recentissimo: del 1970, quando il massimo logico matematico, Kurt Gödel, produsse una versione formale della prova ontologica dell’esistenza di Dio, scoperta da Anselmo d’Aosta nel 1077.
Purtroppo, nella sua veste matematica la dimostrazione perde completamente ogni valore probatorio: per dirla con Hume, essa non ammette la minima confutazione, ma non produce la minima convinzione. Il che ci sembra essere il destino di tutta la teologia razionale, e con essa della speranza di costruire una fede che non sia «ridotta a mito o superstizione».

 

 

La rassegna si apre domani nell’antico quartiere di Castello: spettacoli teatrali, concerti musicali e incontri con scrittori e uomini di cultura

Cartografie e radici, ecco una bussola per navigare verso il futuro



Domani incontri con Campetti, Scego, Mereu e Barovero

WALTER PORCEDDA

La terza edizione di «Leggendo metropolitano», festival rivolto al mondo delle idee e della letteratura è dedicato al tema delle radici con il significativo titolo di «Cartografie del futuro», quasi a indicare possibili rotte del pensiero di domani. Per destinazioni ancora ignote ma con punti di partenza precisi: quelli disegnati dall’esperienza e dallo studio scientifico come dalla Storia degli uomini. La rassegna allestita da Prohairesis - al via da domani fino a domenica nei luoghi storici del rione di Castello, tra Sala delle Mura, Chiostro e Bastione di Santa Croce - con la direzione di Saverio Gaeta in collaborazione con Cnr e Università, ospita in incontri e dibattiti personalità di primo piano del mondo della cultura, performance e spettacoli. Piergiorgio Oddifreddi è la star di domani protagonista della lectio magistralis alle 19 «Tra fede e ragione scelgo la ragione». La giornata si apre invece alle 10,30 (Sala delle Mura di via Santa Croce) con la tavola rotonda «Lavoro, memoria e radici» con Loris Campetti, Andrea Deffenu e Maria Letizia Pruna coordinata da Vito Biolchini. A margine l’attrice Lia Careddu interpreta «Dei costumi degli italiani» di Giacomo Leopardi, primo di quattro reading dedicati ai 150 anni d’Italia (gli altri saranno interpretati nei giorni successivi da Elio Arthemalle, Gisella Vacca e Senio Dattena). Si chiude alle 21,30 con il dibattito su «Immagini, suono, parola: i linguaggi delle radici». Intervengono il regista Salvatore Mereu, il musicista Fabio Barovero e la scrittrice Igiaba Scego. Conduce Davide Ruffinengo.
Venerdì si parlerà di migrazioni (alle 10,30) con Corrado Bonifazi, Sergio Benvenutop e Mariangela Sedda, mentre alle 17 per il dibattito «Con le radici nella natura» sono previsti Silvie Coyaud, Antonio Navarra e Andrea Possenti. Un’ora dopo al Chiostro per «Le radici davanti» intervengono Gian Luca Favetto, Fabio Barovero e Saba Anglana. Alle 21,30 si prosegue con «I libri che ci hanno fatto» con Romana Petri, Antonio Franchini e Paolo Mauri. Chiude alle 23 il set di Francesca Corrias e i Sunflowers.
Sabato alle 10,30 per «Si salvi chi può» di scena Marco Rovelli, Marco Zurru e Mario Gregu. Alle 19,30 da segnalare l’incontro con lo scrittore Zetrem Metref con Alice Zeniter e Saba Anglana chiude alle 23,30 il concerto dei Jakarè, featuring Krakowski. Domenica invece star della giornata sarà Moni Ovadia alle 20, intervistato da Michele De Mieri e infine alle 21,30 la chiusura conm il Theatre en vol in «B.A.U. Brigata di armonizzazione urbana». Anteprima al Civico oggi (21,30) con lo spettacolo teatrale «Nel mare ci sono i coccodrilli» con l’attore Paolo Briguglia.