Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Massidda e la crisi del Pdl: «Tornare allo spirito del '94»

Fonte: L'Unione Sarda
1 giugno 2011

«Abbiamo sbagliato il metodo di scelta, non il candidato»

 Vedi la foto «Il candidato andava scelto dentro la coalizione, e così è stato. Abbiamo sbagliato il metodo, non la persona».
Per Piergiorgio Massidda è il momento delle riflessioni e dell'analisi. Nel centrodestra sardo il voto choc di Cagliari apre la caccia ai responsabili della disfatta. Ma il senatore del Pdl non cerca un capro espiatorio a tutti i costi. «Mi sono battuto a lungo per le primarie. Credevo fosse necessario coinvolgere tutto il popolo del centrodestra per l'indicazione del candidato sindaco di Cagliari e delle priorità del programma. Oggi sono ancora più convinto che quella fosse la strada giusta, che andrà percorsa per il futuro: cioè rendere gli elettori protagonisti e non solo delle comparse».
Come si spiega le sconfitte di Cagliari e Olbia?
«In tutte le democrazie occidentali chi governa, di destra o di sinistra, ha subito pesanti sconfitte elettorali, pagando la gravosa crisi economica. In questo abbiamo dimostrato di non essere un'isola e di subire il vento della protesta».
Il campanello d'allarme si era acceso con la debacle alle provinciali dell'anno scorso, dove lei è stato uno dei protagonisti insieme a Farris di una doppia candidatura per un centrodestra spaccato. Non è così?
«La mia protesta era un disperato appello al partito e agli alleati del centrodestra per una maggiore condivisione di scelte e percorsi. Denunciavo un pesante scollamento tra base e dirigenti e speravo di ottenere un maggior coinvolgimento dei cittadini, con l'individuazione di percorsi di partecipazione democratica di tutti i nostri sostenitori».
Nel Pdl sardo esiste un problema di leadership?
«Una vera e propria leadership nel centrodestra sardo non c'è mai stata, se si escludono figure con un grande carisma personale che comunque hanno sempre lavorato. E, pur provenendo da percorsi e storie politiche diverse, hanno creato una classe dirigente, unita in un lavoro di squadra e che ha ottenuto grandi vittorie».
Ma anche grandi sconfitte, come quella di Cagliari. Oggi il Pdl sardo appare diviso e litigioso. Come si rilancia il partito?
«Riportandolo allo spirito che nel '94 ha spinto tanti di noi a scendere in campo, pensando a cosa possiamo dare alla nostra Sardegna e non cosa possiamo ottenere da essa. Quando si lavora duramente per il bene comune non c'è il tempo di dividersi e litigare».
Crede sia necessaria anche una verifica dell'azione della Giunta?
«È un problema che analizzerà con i partiti alleati il presidente della Regione Cappellacci, a freddo e con nervi saldi».
La macchina organizzativa del Pdl si è inceppata anche a livello nazionale. Perché?
«La macchina non si è inceppata: a Olbia il Pdl, pur perdendo, ha preso il 30 per cento. A Cagliari c'è stato un risultato discreto, se teniamo conto della lista ufficiale e della presenza nelle liste civiche di iscritti e sostenitori del mio partito».
Cosa pensa di un coordinamento unico con la regia di Alfano?
«Sicuramente deve finire l'epoca del triumvirato e delle quote An-FI. Non so se sarà Alfano, che è una persona meravigliosa. Il nuovo coordinatore dovrà ragionare nell'ottica di un partito più organizzato e, soprattutto, più attento e vicino ai problemi quotidiani della gente».
Lo scacchiere politico vira a sinistra: Milano, Napoli, e Cagliari lo dimostrano. Quale scenario si apre ora per il Pdl?
«Il centrodestra ha saputo superare momenti più difficili, con la forza delle idee e con la volontà di rappresentare le speranze della gente, dando concrete risposte alle necessità quotidiane degli italiani».
Il berlusconismo è davvero sulla via del tramonto?
«È dal '94 che sento parlare di tramonto di Berlusconi. Per ora ho visto solo il tramonto di quelli che lo auspicavano o lo davano per certo».
Roberta Floris