Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Giunta Cappellacci e Pdl, il boomerang del «cagliaricentrismo»

Fonte: La Nuova Sardegna
20 maggio 2011






FILIPPO PERETTI

CAGLIARI. Se nel ballottaggio con Pisapia a Milano non rischia solo la Moratti ma in ballo c’è anche il governo Berlusconi, nel duello di Cagliari con Zedda a tremare assieme a Fantola c’è la giunta Cappellacci. Ironia della politica, la formula del «cagliaricentrismo», che nel voto s’è rivelata un flop per il presidente e per il Pdl, può entrare in crisi proprio nel capoluogo regionale.
Il test politico. I voti del primo turno delle elezioni amministrative sono eloquenti. Nelle sette città con più di 15 mila abitanti, il centrodestra ha perso a Olbia, Carbonia, Monserrato e Capoterra e va al ballottaggio a Cagliari, Sinnai e Iglesias (l’unica in cui è in vantaggio). Il dato politico più importante, forse addirittura decisivo, è quello di Cagliari, dove il centrosinistra non ha mai governato. Ed è fondamentale - per gli equilibri tra gli alleati della giunta regionale - anche l’appuntamento di Iglesias. Ma andiamo con ordine.
Numeri impietosi. Nelle sette città in cui si è votato domenica e lunedì il Pdl, rispetto alle elezioni regionali del 2009, ha perso il 39,34 per cento dei propri consensi, passando da 52.436 voti a 31.803. Crollo impressionante è quello di Cagliari, dove la perdita di elettori «azzurri» è stata del 46,21 per cento (da 25.768 a 13.862). Impressionante perché il Pdl, dopo le Regionali vinte dal cagliaritano Ugo Cappellacci, aveva puntato tutto sul capoluogo regionale: ben due assessori politici (Giorgio La Spisa e Antonello Liori) e sei tecnici (poi avvicendati e calati di numero), il coordinatore sardo del partito Mariano Delogu (che è senatore), un altro inquilino a Palazzo Madama (Piergiorgio Massidda), due deputati (Mauro Pili e Salvatore Cicu), un’infinità di dirigenti in Asl, Enti e Consorzi. Col risultato di perdere le elezioni provinciali (2010) e di rischiare ora di perdere il Comune.
Regge solo Iglesias. L’unica città in cui il centrodestra ha fatto meglio del centrosinistra è Iglesias, dove il candidato sindaco, Luigi Perseu, è dell’Udc. Nel centro minerario il Pdl ha tenuto sulle elezioni regionali, aumentando anzi di 52 voti. Le altre sconfitte sono in gran parte colpa del partito di Berlusconi, tranne Olbia. Dove il Pdl ha perso «solo» il 14,48 per cento dei propri elettori: nel capoluogo gallurese il crollo che ha portato Settimi Nizzi alla sconfitta e l’ex pidiellino Gianni Giovannelli a una straordinaria vittoria è stato provocato anche dagli alleati tradizionali.
La sfida dei ballottaggi. Il voto di domenica 29 e lunedì 30 a Cagliari, Iglesias e Sinnai è considerato decisivo per la stessa giunta regionale. Ma, a differenza di quanto successo a Milano, dove si sono mobilitati anche Berlusconi e Bossi per cercare di rimettere le cose a posto, in Sardegna i partiti hanno sinora preso tempo, lasciando soli i candidati. Non c’è, al momento, una strategia di rilancio per tentare un recupero di consensi.
Cagliari decisiva. Il risultato del capoluogo regionale è politicamente il più importante. In caso di sconfitta di Massimo Fantola, i Riformatori potrebbero rivalersi sul Pdl e su Cappellacci per difendere l’onore del loro leader: per ora non ci sono polemiche, ma i Riformatori sospettano che settori del Pdl non abbiano sostenuto Fantola. Un recupero al ballottaggio (Fantola al primo turno ha avuto il 44,71, Massimo Zedda il 45,15) rimetterebbe le cose a posto.
L’Udc pensa a Iglesias. E’ decisiva per la giunta Cappellacci anche la sfida nel centro minerario. Il centrodestra con Perseu al primo turno è andato vicinissimo alla vittoria, fermandosi a 49,9 per cento. Ma il ballottaggio è ad alto rischio, perché il centrosinistra della giovane vendoliana Marta Testa ha ottenuto un importante 46,07 per cento. I partiti della maggioranza di centrodestra sanno che c’è poco da scherzare perché il leader centrista Giorgio Oppi (che a Iglesias ha dominato anche queste elezioni) ha già avvertito che una sconfitta avrebbe inevitabili conseguenze politiche generali.
I giochi nel Pdl. A prescindere dai ballottaggi, che non vedono propri rappresentanti tra i candidati sindaci, il Pdl - rimasto del tutto all’asciutto nelle altre città sarde - è stato protagonista di feroci scontri interni. A farne le spese sono stati uomini vicini ai presidenti. Cappellacci aveva due amici e collaboratori tra gli aspiranti consiglieri di Cagliari, Massimiliano Tavolacci e Alessandro Serra (è il suo portavoce), che non sono stati eletti. La presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, ha visto precipitare il suo candidato sindaco a Carbonia, città dove il Pdl ha perso il 57 per cento degli elettori rispetto a due anni e mezzo fa. E si parla di sgambetti organizzati proprio per colpire i «capi». Insomma, se il centrodestra perderà i ballottaggi le ripercussioni coinvolgerebbero tutta la coalizione. Ma nel primo turno è già successo abbastanza per dire che il partito del presidente della Regione è già in crisi.