Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Estate (di lavoro) da immigrato

Fonte: La Nuova Sardegna
21 agosto 2008

GIOVEDÌ, 21 AGOSTO 2008

Pagina 1 - Cagliari


In agosto gli impegni aumentano per tutti gli extracomunitari Per i venditori ambulanti è il periodo migliore, soprattutto al Poetto



Gli anziani sono spesso lasciati soli dai parenti e solo le badanti pensano a loro

ROBERTO PARACCHINI

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CAGLIARI. Come giocano i bambini del sud del mondo? «Bastano alcune bottiglie di plastica vuote o qualche tappo di alluminio per realizzare un pupazzo o qualcosa con cui divertirsi: coi rifiuti si possono fare tante cose». E queste animazioni, al posto delle ferie, fa anche in questi giorni Augustine Namatsi Okubo, immigrato dal Kenia, da otto anni in Sardegna. Come per tanti altri giovani africani, per lui, l’estate è un periodo di lavoro. Augustine vive collaborando con gli enti locali e le scuole.
Quest’anno la crisi annunciata e quella precedente mai cessata, ha spinto molti cagliaritani a restare in città. E assieme a loro vi sono gli immigrati che, nella stragrande maggioranza, alle ferie non pensano proprio. Al massimo sperano di poter, ogni tanto, andare a trovare i loro cari, rimasti nel Paese d’origine.
Non vi sono dati certi, ma secondo alcune stime, la presenza degli extracomunitari in città e hinterland si aggira attorno alle cinquemila unità. Cagliari è la città col più alto tasso di anzianità d’Italia. E questo aiuta a capire perchè, a fronte di un 23,4 per cento nazionale di persone non regolarizzate provenienti dall’Ucraina, in città la percentuale salga al 46,4 (come riportato in una recente inchiesta da Il Sole 24 ore). La maggior parte delle badanti proviene, infatti, dall’Ucraina e nel capoluogo dell’isola l’assistenza alle persone della terza età è diventata un fatto centrale nella vita di tante famiglie. Nello stesso tempo va rilevato che l’indice di clandestinità è in città uno dei più bassi d’Italia (3,6 ogni mille abitanti).
«Ma per noi l’estate non è un momento di vacanza - spiega Olga Musienko, operatrice del centro russofono “Rodnoe Slovo” - la maggior parte di noi sono badanti e in estate i familiari degli anziani, spesso vanno in vacanza, quindi la nostra presenza diventa ancora più necessaria». Ma vi sono anche coloro che «per esigenze familiari riescono a spostarsi. Ma sono sempre meno perchè bisogna trovare un’altra che ti sostituisca e, con le nuove norme sull’immigrazione, chi è regolare ha un lavoro continuo». Le immigrate russofone hanno tra i 35 e i 50 anni, molte sono le laureate, tutte con una famiglia alle spalle e la voglia di lavorare per far studiare i figli e le figlie. «Quando si rientra a casa, lo si fa in casi particolari, come un matrimonio o, quando ci si riesce, non nei mesi estivi.
Una delle prime comunità cagliaritane è stata la cinese: inizialmente con una serie di attività di ristorazione, poi ampliate al commercio, al dettaglio e all’ingrosso. Una presenza ampia, silenziosa e operosa, studiata anche da ricerche specifiche per la loro coesione interna. «Fare vacanze? - si domanda Zhan Yundian, rappresentante di una delle comunità cinesi presenti in città - dipende dall’attività che si svolge. Per chi è impegnato nella ristorazione, questo è un periodo di lavoro. Partire? Chi può sceglie il capodanno cinese, che si svolge tra gennaio e febbraio. Periodo più calmo pure per il lavoro».
Anche per i venditori ambulanti l’estate in città e al mare è una tradizione. «In genere in agosto si lavora di più che negli altri mesi - spiega Dioagne Usmar, del Senegal - l’inverno è più duro. In estate, per gli ambulanti, è un periodo che permette di guadagnare di più. Spesso ci si sposta al mare, dove c’è più affollamento e le persone sono più disponibili ad acquistare qualcosa». Usmar ha fondato un gruppo culturale, Dego, «che significa “intesa” - precisa - l’obiettivo è infatti quello di “fare insieme”. Il futuro sarà nello scambio con l’altro, multietnico. Con Dego cerchiamo di contribuire a un vivere e partecipare assieme». Usmar lavora come animatore culturale nel parco giochi di Assemini e allena una squadra di calcio di bambini. «In vacanza? Chi può, tra i senegalesi sceglie novembre o dicembre per fare un salto a trovare i suoi familiari. Nella maggior parte dei casi, però, tornare a casa non è facile». Ma l’obiettivo, anche d’estate, è la creazione di uno spazio di convivenza. Anche il kenyiota Augustine Namatsi Okubo ha scelto la strada della creatività e le sue animazioni con le scuole partono «dalla mia infanzia, in cui come per tutti gli altri bambini del mio Paese, non era possibile avere alcun gioco. Allora li facevano con quello che trovevamo. E così, oggi, mostro che niente va sprecato e che dagli scarti si può ricavare un pupazzo, aiutando così anche l’ambiente. Io vacanze? Un bimbo mi ha detto il tuo lavoro sembra un hobby. Forse ha ragione: io non vado mai in vacanza».