Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

I «racchettoni» diventano sport

Fonte: La Nuova Sardegna
26 aprile 2011

Bandane, bermuda e tanta grinta: anche la Sardegna scopre il beach tennis




MARIO FRONGIA
CAGLIARI. Bandane e bermuda. Creme abbronzanti e tatuaggi. Qualche bicipite ben scolpito ma anche un filo di pancetta. E tanta grinta: il beach tennis non fa sconti. E’ nato al Lido, storico stabilimento balneare, a metà degli anni ’90. Si è dato un’organizzazione con i primi campionati sardi del 2001 a Torre Grande. Ha fatto proseliti. Ma chi pensa dia una mano a rimorchiare, deve rifare i conti. Sulla sabbia si schiuma di fatica. Piedi nudi, racchettoni in kevlar, alla ricerca dello smash vincente, sotto il sole. Visto dall’alto, il Poetto è una sequela di campi con la rete a 1.70 e le fettucce rosse con i paletti ben affondati a segnare un rettangolo 8x16. Match tirati, rabbiosi, con insospettabili rimonte. Conditi da urla e incitamenti. E un terzo tempo quanto meno singolare: il «birretta time». La 0,20 «bionda» segue spesso i cambi di campo. Ma solo quando si gioca per divertirsi: «Se sgarri nella gestione psicofisica, ti fai a pezzi da solo» spiega Beppe Martinez, docente di educazione fisica e calciatore con trascorsi in C. Dunque, frutta e integratori. Ma anche gelato e tintarella per chi vuole provarci. D’altronde, il Poetto, unica spiaggia metropolitana del Mediterraneo si presta a meraviglia nel coniugare sport, tempo libero e aggregazione. E regala un punto interrogativo enorme: come mai enti e amministrazioni pubbliche non agevolano la fruizione, e l’indotto economico che ne deriva, in maniera programmata e proficua? «Curare la Beach tennis cup-Internazionali di Cagliari è stata dura. Lo scenario del Poetto meriterebbe grandi attenzioni con vantaggi per tutti» aggiunge Martinez. Insomma, una vecchia solfa. La ricetta per dare lustro alle bellezze naturalistiche è sotto il naso. Ma la si ignora. Intanto, il mondo del beach tennis avanza. In spiaggia si respira un po’ di aria brasiliana. Sorrisi e buonumore. Dai chioschetti la musica va a palla. Le ragazze sfoggiano top e due pezzi. Mangiano toast e tramezzini. Ma la verità è un’altra: per macinare tornei servono occhi di tigre. «Devi crederci, avere un fisico integro e divertirti a stare a lungo al mare» taglia corto Paolo Tronci. Ex B di tennis, col beach tennis ha vinto i tornei di Porto e Aruba (Antille olandesi). Terzo a Rio de Janeiro, è giunto in finale a Miami con Maurizio Di Cori. Nel ranking mondiale, Tronci, informatore scientifico, con Chirico (Ravenna) e Ludovici (Roma), forma il trio italico dei migliori over 45. Gente che vuole ancora vincere. Anche perché i montepremi sono interessanti. Da Fregene a Cesenatico, Ibiza, Maui e Stoccarda: «Lì, si gioca nella struttura al coperto della Porsche» dice Stefano Cocco, istruttore e presidente della Asd Beach tribù. La finestra si apre sugli sponsor. Quattro milioni di praticanti, quattromila campi nei circoli di tennis, cinquemila negli stabilimenti balneari: in Italia, le griffe fiutano il business. «Racchettoni avanzati, completini dai colori spaziali, accessori e quel che ruota in spiaggia quando si fa sport» precisa Alessandra Russo, 40 anni, ex pallavolista, arredatrice d’interni, numero 25 al mondo.
Il beach tennis vola. Senza confini. E si scopre che gli ex calciatori vincono più degli ex tennisti. Una casistica da studiare. «Serve tecnica, reattività e talento. Il trucco? Dandoci sotto, in tre anni si può diventare competitivi» aggiunge Mauro Pompei, geologo, ex C di tennis e ora campione italiano over 40 e delegato nazionale. L’incarico fa capo alla Fit e, oltre confine, all’Itf, la federazione internazionale della racchetta. Ma guai a definirli cuginetti del tennis, figli di un dio minore. «Il movimento lievita e guadagna in autorevolezza» spiega Donatella Matta, delegata regionale beach tennis. In più, c’è l’aspetto modaiolo. Ma è un dettaglio.
Il Poetto con i ragazzi dei racchettoni, è in vetrina. Con uno spettacolo che valorizza e rende «vivo» l’arenile. Intanto, i praticanti aumentano. «L’anno scorso eravamo un centinaio di soci. Siamo cresciuti fino a raddoppiare» segnala Stefano Cocco. Il maestro ha il volto segnato dal sole. La sabbia è calda. Pronta per i palleggiatori internazionali del primo maggio.