Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Tutta la zona era la miniera della pietra di Cagliari

Fonte: La Nuova Sardegna
22 aprile 2011

L’ateneo fece il primo studio sul dilavamento sotterraneo e suggerì anche di impermeabilizzare vie e giardini






CAGLIARI. I primi a studiare il problema drammaticamente apparso nella notte dell’8 agosto in via Castelfidardo e via Peschiera furono i docenti della contigua facoltà di Ingegneria. Gaetano Ranieri docente di Geofisica applicata ricevette subito l’incarico di spiegare e lo fece in tempi rapidi usando una metodica che rivela in tre dimensioni i vuoti e i pieni del sottosuolo. Saltò fuori una sorta di mappa del pericolo ad uso della protezione civile comunale. Il Comune decise poi di andare avanti con gli accertamenti diretti: gli scavi del terreno. Ma intanto il grosso delle informazioni era già circolato. D’altronde, gli esperti spiegano che basta guardare viale Merello: il vialone appare un grande scivolo tortuoso con i salti. Spiega il professor Ranieri: «Sotto via Marengo, la facoltà di Ingegneria, viale Merello, c’è una vecchia miniera, sfruttata nei secoli, anche nel Novecento, tutto il materiale che veniva cavato nella parte alta di via Bainsizza, in piazza D’Armi, a Tuvixeddu, arrivava alla cementeria di via Po anche attraverso gallerie sotterraneo, l’accesso si vede ancora nella zona della Grotta della Vipera in viale Sant’Avendrace. In tempi recenti quella pietra serviva per fare cemento, nel passato la lavoravano in blocchi e tutta la vecchia Cagliari è stata costruita così. Un’attività che ha lasciato vuoti importanti e a più livelli, la collina di Tuvumannu è quasi scomparsa. La caratteristica di questa pietra è che è molto resistente ma anche igroscopica, con l’acqua si sbriciola. Basta osservare alcuni palazzi non ristrutturati davanti a palazzo Viceregio, le facciate sono mangiucchiate». I consigli per l’immediatezza furono di limitare il passaggio dei mezzi pesanti, ma anche di impermeabilizzare strade e soprattutto giardini in modo che l’acqua piovana non continuasse a dilavare sotto strade e case. Quest’ultima necessaria opera l’hanno fatta? No. (a.s.)