Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Studiare e laurearsi: il vero ascensore sociale

Fonte: La Nuova Sardegna
18 aprile 2011

La conferenza stampa del rettore Giovanni Melis all’inaugurazione delle Giornate dell’Orientamento alla Cittadella di Monserrato


Fino al 20 aprile 10.500 studenti di tutta l’isola visiteranno gli stand delle diverse facoltà




ALESSANDRA SALLEMI

CAGLIARI. Coi fondi regionali Por, l’ateneo di Cagliari fino al 20 aprile accoglierà 10.500 studenti delle scuole superiori provenienti da tutta l’isola per mostrare cosa si fa negli 85 corsi di laurea e quali sbocchi di lavoro possono offrire. Sono infatti le Giornate dell’Orientamento.
Mentre arrivavano i pullman con gli studenti che scendevano alla cittadella universitaria di Monserrato e si dirigevano in compagnia dei loro professori nei vari ambienti allestiti dall’ufficio diretto da Giuseppa Locci, responsabile del servizio Orientamento, il rettore Giuseppe Melis teneva una conferenza stampa per illustrare il senso delle Giornate dell’Orientamento. Da un lato per informare gli studenti di quali opportunità si aprano scegliendo una facoltà universitaria, ma anche attraverso quali strumenti trovare il meglio per assecondare le proprie inclinazioni. E soprattutto, per invitare i giovani sardi a iscriversi all’università. L’ateneo cagliaritano prepara bene i suoi studenti se è vero che Cagliari è al ventunesimo posto (su 54) in Italia per la capacità di formare, è al ventottesimo posto (su 61) per qualità di ricerca e didattica (sempre in Italia), è fra le prime 600 università del mondo, rientra fra gli atenei virtuosi col risultato di poter bandire concorsi per ricercatori (presto se ne faranno per 43 posti) mentre 16 università italiane non possono più farlo. Melis ha lanciato un appello ai giovani a favore dell’iscrizione all’università offrendo una forte motivazione: possibilità nettamente migliori di trovare lavoro a un anno e a tre anni dalla laurea rispetto ai coetanei che non raggiungono questo titolo di studio. «Vale la pena di mettercela tutta - esortava Melis - vale la pena di entrare nel mercato del lavoro con una laurea, e possibilmente a 23 anni e non a 33». La rapidità degli studi può essere ostacolata da problemi di adattamento, dalla pendolarità, dalle lacune eventualmente portate dalla scuola: l’università sta lavorando su questi aspetti da tempo e in ogni facoltà c’è il manager dell’Orientamento per aiutare i ragazzi a scegliere al meglio ma anche il tutor nel primo anno per trovare un dialogo permamente sui molti problemi di una matricola. «Ragazzi studiate» è l’invito del rettore, perché lo studio è un «ascensore sociale» che sale grazie al merito, alle forze che un giovane può dispiegare. Il reddito familiare, soprattutto in tempi di padri e madri disoccupati, può essere un ostacolo, il rettore ne è consapevole: l’università di Cagliari, diceva ieri Melis, ha le tasse più basse d’Italia, 5 mila studenti godono dell’esonero totale, la Regione eroga numerosi contributi per merito, ma senza dubbio non basta. Si torna al tema mense-alloggi e all’assurdo di una città universitaria che snobba la parte più vitale della sua popolazione.
 

 

TEMPI DI ATTESA

Quasi subito il lavoro




CAGLIARI. A un anno dalla laurea trova lavoro il 44 per cento dei giovani, a tre anni l’88. Con Medicina a tre anni dalla laurea si raggiunge il 100 per cento dell’occupazione, segna il passo invece Giurisprudenza perché tempo fa ha registrato un boom di iscrizioni. La gran parte dei laureati sardi trova lavoro in Sardegna.

 

DATI DEL PIL

I Paesi colti crescono più della nostra Italia




CAGLIARI. In Italia la popolazione laureata è il 10 per cento, in Sardegna l’8. Tra i 25 e i 34 anni i laureati sono il 19 per cento, in Svezia e Gran Bretagna il 40 per cento. Studi di economia dimostrano che i paesi col maggior numero di laureati crescono di più: il Pil di Svezia e Gran Bretagna in questi ultimi dieci anni è cresciuto del 2,5 per cento, l’Italia ha camminato all’1,5 per cento. Il rettore Giovanni Melis ieri spiegava che i dati come sempre confermano che rafforzare l’università e investire in didattica e ricerca è un investimento sul futuro. Cagliari sta puntando al miglioramento continuo e un risultato non irrilevante si è già notato: nel 2009 l’ateneo era al ventiquattresimo posto per la capacità di fare didattica e ricerca, ora è al 21.

 

LA DENUNCIA

Servono case e mense per i 20mila fuorisede




CAGLIARI. E’ difficile la vita degli universitari di Cagliari, soprattutto per il 90 per cento degli iscritti che non è residente e che dovrebbe poter usufruire dei servizi messi a disposizione da Ersu e Comune. «L’università di Cagliari è regionale e su 34 mila iscritti i cagliaritani rappresentano il 10%, mentre gli altri vengono da fuori. L’Ersu - ha argomentato Melis - da 10 anni non costruisce una casa degli studenti o una mensa, offre circa 5.600 borse di studio, ma abbiamo 20 mila studenti fuori sede. Si va fuori corso perchè studiare da pendolari è molto più difficile». A proposito della residenzialità studentesca, il rettore non ha risparmiato critiche all’amministrazione cittadina che aveva un jolly importante da giocare e invece ha fermato tutto. «E’ assurdo che ci sia la disponibilità dei terreni e i progetti per il campus universitario ma non si riesca a risolvere i problemi - ha detto - sappiamo che il Comune sta portando avanti un’attività di residence nel centro storico, ma ci aspettiamo che la nuova giunta ci coinvolga un pò di più». La storia del campus è nota: faceva parte di un accordo di programma Regione di Soru-Comune di Floris che comprendeva anche il museo Bétile, ma la maggioranza bocciò il suo sindaco.